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La trafila è sempre la stessa: succede un fatto di sangue in Barbagia e finalmente la stampa nazionale si ricorda della Barbagia. I caporedattori dei più importanti quotidiani nazionali setacciano le proprie agende alla ricerca di qualche amico sardo, meglio se scrittore, meglio se scrittore con una certa visibilità, perché spieghi a tutti secondo quale secolare meccanismo avvengono degli omicidi in Barbagia. La risposta più ovvia sarebbe chiarire che gli omicidi barbaricini non sono in nulla diversi dagli omicidi in generale, ma questa risposta non viene considerata abbastanza giornalistica. Da un agguato barbaricino, infatti, ancora oggi, ci si aspetta il sapore ferroso dell'odio millenario, lo sguardo sghimbescio della vendetta a freddo, il respiro trattenuto dell'appostamento dietro al muretto a secco.
-Irene Bosu*-
-Natascia Talloru*-
Quando scelgo una meta turistica mi chiedo quanto mi costerà, non in termini di danari, ma di tempo. Andare a Budapest, trovare le coincidenze giuste ha significato una levataccia alle due di notte, spostarsi per 200 km in macchina, partire alle 6 e 30 per Bergamo, quindi alle 14, 30 per Budapest. In casi come questi per sopravvivere all’idea della devastazione bisogna solo rimuoverla fino al giorno della partenza.
La domanda è: la Sardegna è in Italia? la seconda: siamo galeotti o uomini liberi? liberi, ovvero, di muoverci, nel 2015, almeno in Europa a un costo sostenibile? La domanda successiva è: c’è, l’Europa, nella testa dei nostri politici: regionali e nazionali, nonostante quel che giurano e spergiurano perennemente sul tema? O per Europa si possono ben intendere gli esclusivi confini di un’isola?