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DI MATTEO PORRU
Quando le dicono che è un maschietto, Anna Maria Frau sorride. Non ha una mano da stringere, una bocca da baciare, un uomo da guardare che il neonato, un domani, chiamerà papà. Il nome lo deve scegliere da sola. Anzi, l’ha già scelto. Si chiamerà Angelino. Lo sente piangere, lo vede sorridere, gli conta le dita aprendogli i pugni, pensa alla vita che lo aspetta, che darà il meglio per lui. Ma non riuscirà, Anna Maria, a vederlo grande: la morte la porta via senza rumore e lo fa veloce, due anni più tardi. Le dà solo il tempo di sistemare il bambino, di darlo a una coppia di paese, di Bortigali. Ne avranno cura.
Parlare di Sardegna trasversalmente tramite la narrazione della giovane protagonista, Alma Doria, che proviene dal Brasile, di padre originario di Castelsardo, è il leit motiv delle due pubblicazioni di Paola Tola, sarda trapiantata a Roma, dove si è laureata in Filosofia e in Scienza della Formazione, è insegnante di lettere.
*DI MATTEO PORRU
Scano di Montiferro non arriva a duemila anime. Una di queste non è mai morta. No, non è un miracolo e nemmeno magia nera. È una storia che continua a esistere, è un ricordo che dà forma a un fantasma. Un uomo senza nome, non uno certo almeno, e senza una data di nascita o di morte. Della sua vita non si sa nulla, dei suoi avi ancora meno.
*Di Matteo Porru
L’anziano con la lunga barba bianca che passeggia per Pattada si chiama Giovanni Maria, ma in paese si chiama Juànne. Chissà da quanto si sente chiamare così. Risulta con nomi e cognomi soltanto come consigliere e assessore comunale, e come Limbudu nelle poesie che la poesia, quella sarda, l’hanno stravolta. Ma Juànne è il nome che, per quelle strade del centro, si sente dire da anni, tanti. Ed è quello che gli appartiene.