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Antico calendario che riporta l’elenco dei martiri venerati nelle diverse località del mondo cristiano, sia in Oriente che in Occidente. Erroneamente attribuito a S. Gerolamo, dal quale ha preso il nome, si tratta in realtà di una compilazione anonima redatta, nella versione originaria, in Italia settentrionale nel secondo quarto del V secolo.
Sebbene abbia un carattere assai scarno, il testo contiene le indicazioni essenziali per la celebrazione dei diversi martiri (le cosiddette “coordinate agiografiche”); per ogni giorno dell’anno registra, infatti, il nome di tutti i martiri festeggiati in quella data -si tratta, in genere, della data della morte, che i cristiani consideravano, tuttavia, il dies natalis- preceduto, ciascuno, dall’indicazione del luogo in cui ricorre la celebrazione, luogo che corrisponde, di norma, alla regione o alla città che custodisce l’oggetto che ha ingenerato il culto, ossia il sepolcro del martire.
Dio romano, affine al greco Ares. Figlio di Giunone (l’Era degli Elleni) nel mondo romano era la divinità che presiedeva alla guerra. Era anche una divinità della primavera (perché il periodo della guerra iniziava con la fine dell’inverno) e della giovinezza (la guerra è soprattutto attività destinata ai giovani). Secondo la tradizione M. era il padre di Romolo e Remo generati dall’unione con la Rea Silivia; avrebbe egli stesso inviato ai figli esposti sul Palatino una lupa perché li allattasse. Oltre ai Romani anche alcune genti italiche ritenevano di discendere da Marte, da cui trassero il nome (i Marsi, i Marrucini, i Mamertini). Il culto di M. in Sardegna non ha lasciato tracce evidenti.
Nome di origine etnica di una popolazione rurale, noto attraverso un’iscrizione (E.E. VIII, 919), rinvenuta nell’agro di Sanluri e ritenuta dal primo editore un cippo di confine. I Maltamonenses, secondo le più recenti ipotesi (M. Bonello Lai), erano dei lavoratori della terra di condizione servile (come suggerirebbe il genitivo di appartenenza che nel testo accompagna l’etnico, Maltamonenses Cens(ori) Secundini), che prestavano la propria opera all’interno dei latifondi del senatore (vir clarissimus) Cens(orius ?) o Cens(or?) Secundinus, un latifondista (possessor) ritenuto di probabile origine italica (P. Meloni).