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"Una commedia "etnica" completamente imbevuta di quella "sardità" con cui Gavino deve confrontarsi", MYmovies.it descrive così "L'uomo che comprò la luna". Alla regia c'è Paolo Zucca, al suo secondo lungometraggio dopo L'arbitro (già corto pluripremiato); alla sceneggiatura ci sono Geppi Cucciari e Barbara Alberti. Una coppia di agenti segreti italiani riceve una soffiata dagli Stati Uniti: pare che qualcuno, in Sardegna, sia diventato proprietario della Luna. I due agenti reclutano un soldato che, dietro il falso nome di Kevin Pirelli (Jacopo Cullin) e un marcato accento milanese, nasconde la propria identità sarda: si chiama infatti Gavino Zoccheddu e la Sardegna ce l'ha dentro anche se non lo sa. Per trasformarlo in un vero sardo viene ingaggiato un formatore culturale sui generis Badore (Benito Urgu).
“Davvero ho vinto io”?
"Est una notte ‘e luna,
de cuddas lunas de atonzu giaras,
chi cando tue t’acciaras
a la ‘ider’andare,
isperas novamente in sa fortuna"
Così scriveva Montanaru, poeta di luoghi intoccabili dalla velocità ostile della modernità, guardando la luna risplendere nel cielo dopo una lunga tempesta. In quel suo riemergere dalle nuvole c’è il desiderio di rivalsa, la volontà di proseguire un sogno, quello di far rimanere intatti degli ideali. E chissà, allora, se Antioco Casula, dal balcone della sua casa, nel rione di Ovolaccio, a Desulo, avrebbe mai pensato, osservando e scrivendo di quella luna eterea che lasciava intravedere un buon destino, che i suoi versi avrebbero goduto dell’immortalità e che, a distanza di vent’anni dai primi gorgheggi e vocalizzi fatti da un coro polifonico in formazione, che decideva di portare il suo nome, quelle parole sarebbero state portavoce proprio di quel futuro promesso nella sua poesia.