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Quando ho avuto l’idea di realizzare questa intervista ero solo al principio di un’esperienza di cui solo oggi posso delinearne chiaramente i contenuti. Il mese di maggio appena trascorso passerà alla storia personale non come un maggio qualunque. C’è qualcuno di voi che crede nel destino? Io si. Perlomeno, oggi si. Non sono mai stata pienamente convinta su questo fatto. Per eccesso di razionalità permettevo si formasse quel punto di domanda di incertezza sopra la testa, che raccoglieva tutti gli interrogativi più importanti dell’esistenza, come il concetto stesso del destino. Avevo sposato la causa, come tanti, dei “finché non vedo non credo”. Scettica a vita, o forse solamente cieca.
La “mal aria”, così definita in seguito a una vecchia credenza secondo cui venne trasmessa dall’aria malsana, è una malattia endemica che ancora oggi rappresenta, assieme alla tubercolosi e all’AIDS, una delle principali emergenze sanitarie del pianeta. E’ causata da un piccolo protozoo del genere Plasmodium di cui ben quattro specie sono responsabili della malattia nell’uomo: il P. Falciparum; il P. Vivax; il P. Malariae e P. ovale (ultimamente anche il P. Knowlesi che era tipico nelle scimmie ma che è stato evidenziato in alcune regioni del Sud-Est asiatico). Le specie più comuni sono il P. Vivax e P. Falciparum, di cui quest’ultimo mortale.
Dopo un’estate come quella appena trascorsa dove il caldo e il sole l’hanno fatta da padroni, può capitare di sentirsi un po’ sottotono, complici anche le prime nuvole che da qualche giorno hanno ridotto il cielo a uno schermo grigio, preannunciando l’arrivo della stagione autunnale. E’ bene ricordare che per ritrovare il benessere psico-fisico non è sempre necessario emigrare ai tropici o evadere completamente dalla routine per un attimo fugace, duraturo quanto l’illusione del “vivere in vacanza da una vita”, ma è altrettanto importante recuperare del tempo durante la giornata o alla sera, di rientro dal lavoro, per occuparci di noi stessi.