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Che emozione Fabio, quando nella prima tappa con arrivo in salita di questo tour, hai sfidato quel 20% di pendenza e, alzandoti sui pedali, hai danzato sino all’arrivo di Planche des Belles Filles. Un trionfo in solitaria e per distacco, indossando la maglia tricolore come Vincenzo Nibali nel 2014.
Che emozione Fabio, quando in quell’ultimo e interminabile rettilineo in salita di Peyragudes, prendesti il coraggio in mano e sfidasti tutti. 350 metri di pura sofferenza, te lo si leggeva in faccia. Uno sprint al cadiopalma che ci ha tenuti con il fiato sospeso. Arrivasti secondo, ma fu il trionfo.
Che emozione Fabio, quando hai indossato quella maglia. Come Nibali, come Pantani. Quel colore che intonava perfettamente con il tuo sorriso. Eri lì, in alto, dove mai nessun altro sardo era stato. C’eri tu, ma è come se ci fossimo stati tutti noi.
Poi arrivarono le Alpi. Tanti chilometri sulle gambe e una squadra decimata da cadute e ritiri. Sei spesso rimasto solo a combattere contro corridori ben più attrezzati. E nel vederti combattere sino alla fine, devastato dalla stanchezza ma senza mai arrenderti, non fu solo emozione, fu soprattutto orgoglio.
Coraggio Fabio, fai tesoro di questo quinto posto, perché noi lo sappiamo, prima o poi, come la Vuelta, anche il Giro e il Tour saranno tuoi. E noi, come sempre, saremo lì a fare il tifo per te.
Ius soli, vaccini, ballottaggi...Vorrei capire se il dibattito pubblico, una volta risolte queste urgenze impellenti, inizierà a incentrarsi seriamente sul problema che più di ogni altro tormenta la maggioranza degli italiani: ossia, il lavoro che non c'è, quello sottopagato, le nuove schiavitù, lo sfruttamento dei più deboli, l'emigrazione giovanile. È il tema dei temi, come mai viene ignorato? C'è un intero popolo dimenticato nei discorsi di chi dovrebbe rappresentarlo: ed è composto dall'esercito dei disoccupati, dagli operai chiamati a lavorare giorno per giorno; da laureati ridotti ad arrangiarsi facendo pulizie per qualche ora.