Nulla dies sine linea. Così ci si riferiva al pittore Apelle che non lasciava passar giorno senza tratteggiare con il pennello qualche linea. E nessuno come Antonio Marras, genio artistico di sangue algherese, potrebbe meglio interpretare questa frase. Una vita, quella di Marras, di continue suggestioni e stimoli, di creazioni espresse e desiderate, di idee e tributi. Impossibile o quasi raccontarne le sfumature. In quel quasi c'è una mostra. Monumentale, densa, ricca di sfumature e sorprese che ha giocato, tra lo scorso autunno e questo inverno (ne abbiamo parlato qui, ndr), negli spazi della Triennale di Milano per accogliere, in un percorso sensoriale, opere, disegni e appunti del Marras che non ti aspetti.
Lo stesso Antonio Marras, "uomo irrequieto", racconterà la mostra "Nulla dies sine linea. Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto" il 26 maggio, alle 20.00 nel Teatro Civico di Alghero in occasione della presentazione del catalogo dell'esposizione.
Quella algherese sarà una occasione particolare dove il mondo visionario di Antonio Marras sarà narrato a più voci da importanti personalità dell'arte e della cultura che hanno vissuto, in prima persona insieme all'artista, l'esposizione milanese.
Saranno infatti presenti insieme allo stilista, Francesca Alfano Miglietti critica d'arte, curatrice della mostra e del catalogo, l'attrice e conduttrice Geppi Cucciari e la fotografa Daniela Zedda, autrice del corredo fotografico del volume e del filmato, inedito, sul making of di "Nulla dies sine linea. Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto" che sarà proiettato durante la serata.
"Il più intellettuale degli stilisti italiani", come viene definito Antonio Marras, viene raccontato a più voci anche all'interno del catalogo che raccoglie oltre al testo critico di Francesca Alfano Miglietti, considerazioni di personalità di spicco della cultura e dell'arte che attraverso le loro parole intrecciano i fili delle idee e di un mondo artistico in continuo divenire.
E in tale percezione, ecco perché l'immaginario artistico, onirico e a tratti surreale, complesso e visionario del creativo algherese, raccontato nella mostra allestita nella Triennale di Milano, non poteva essere racchiuso né concludersi con il termine dell'esposizione. La monografia ne rappresenta un ulteriore passaggio e proiezione, una nuova linea da tratteggiare per continuare a scoprire, analizzare e dipingere la nostra realtà con lo sguardo di un artista che con maestria ne fa emergere l'aspetto più profondo.