Si nasce ritornando.
Una frase.
Una frase che ritorna, come un sussurro. Che ripercorre la storia della sua autrice, Maria Lai, e ci riporta ai banchi di scuola, dove lo scrittore e suo maestro Salvatore Cambosu fu il primo a credere nelle potenzialità della grande artista contemporanea.
Banchi di scuola, ancora, ma di Orotelli, quella di Cambosu, appunto. E foto in bianco e nero, sfocate, profumi e ricordi di bambino, genitori, nonni e ricordi.
Si nasce ritornando. Lo sguardo si solleva e riguarda la copertina.
Quello che stiamo leggendo è un diario, un racconto, una finestra nei luoghi dell’anima di un pellegrino, un avvocato, un professore, un uomo che rinasce nel ritorno.
È “Il ritorno. A piedi da Milano a Bonaria”, l’ultimo libro di Antonello Menne, avvocato, scrittore e pellegrino le cui tappe hanno spesso popolato le nostre pagine e la nostra pagina Instagram che la scorsa estate ha seguito il diario del nuovo cammino.
Un ritorno a casa, in Sardegna, nei luoghi del cuore e dello spirito, che da Milano attraversa l’Italia del Nord, sino a Genova, per poi toccare la Corsica.
Arriva a San Simplicio, Olbia, tra profumi di casa che fanno capolino e risvegliano quel nostro senso di disterru, nel toccare di nuovo terra, la terra sarda.
Padru, Bitti, Lula, Nuoro, Orotelli, Fordongianus, Sini e Sanluri, sono tra le tappe di questo cammino commovente e collettivo che porta fino alla chiesa di Nostra Signora di Bonaria, a Cagliari.
Milano-Cagliari.
Dalla Madonnina alla Madonna della buona aria, che idealmente unisce la Sardegna a Buenos Aires.
A piedi.
Ma non è questo aspetto a sorprenderci. Conoscendo l’autore, sappiamo che non è nuovo a imprese di questo tipo: è pellegrino e grande conoscitore dei cammini di Santiago, della Francigena e di Gerusalemme, per citare i più noti.
A sorprendere è la capacità di rendere i suoi pensieri di viaggio, pagine di un diario intimo, sentimento comune.
Il viaggio di uno diventa, così, viaggio di tanti.
Compagni di viaggio sono dapprima i figli Luca e Chiara, anime belle che stimolano riflessioni alte, profonde. Poi, in Sardegna, Zigo e Arcangelo, camminatori esperti, dal pensiero veloce che va ad aprire mille mondi, anche dove sembra che non ce ne siano mai stati. E, ancora, Giuseppe, Tore, Luca, Giovannangelo e altre amiche e amici che hanno chiesto di condividere un pezzo di cammino.
In quel 2020 che ci ha travolto e cambiato, Antonello Menne si concentra sull’aspetto più importante: la necessità di riscoprirsi come persone, di guardarsi dentro preoccupandosi di curare le radici.
Ecco, in questo cammino sardo, lento e contemplativo, riemergere pensieri e riflessioni che vogliono conservare e preservare una memoria comune, diffusa.
Una memoria che ha a che fare con la fede e con il desiderio di ritrovarsi, con uno sguardo nuovo sul territorio e sui luoghi della Sardegna e, soprattutto, con un’idea che diventa realtà, progetto.
L’entusiasmo intorno a questo cammino è infatti andato ben oltre la pubblicazione.
La voglia di replicare il percorso di fede di Antonello in terra sarda, di percorrere un tragitto che unisce spiritualità e scoperta del territorio, ha portato alla nascita dell’associazione “Il Cammino di Bonaria” che sta lavorando attivamente per rendere il cammino una realtà, su ispirazione di Santiago e della Via Francigena.
Un obiettivo alto, altissimo, che richiede un lavoro attento e condiviso costantemente con i territori. Serve, infatti, un nuovo approccio all’ospitalità, capace di guardare all’esistente con gli occhi dei pellegrini. Una sfida e, insieme, un’opportunità per i centri coinvolti.
I lavori sono iniziati: lo scorso agosto, come abbiamo raccontato anche sulle nostre pagine social, la carovana ha replicato il percorso, con l’intento di perfezionare le tappe, individuare difficoltà nella percorrenza e relative soluzioni.
Il 15 di settembre a San Simplicio è stata posizionata la prima pietra d’inciampo.
Il 10 dicembre sarà la volta di Cagliari, a Bonaria. Inizio e fine sono presenti.
E sono chiari, colmi del desiderio dell’attesa. Lo slancio per il perfezionamento delle tappe intermedie viene, manco a dirlo, proprio dal cammino: la bisaccia del pellegrino, recentemente ritrovata a Bitti, nel famoso sito Su Romanzesu, luogo di culto dell’età nuragica, collega passato e presente e richiama quel senso di cammino che, da sempre, fa parte del popolo sardo.