Ci sono storie che meritano un lieto fine. Lo meritano soprattutto quando intorno a noi le storie, le nostre, quelle di tutti i giorni, ci indeboliscono con il loro peso e le loro complicazioni, sopratutto oggi, in questo strano nuovo tempo di mezzo.
Ed ecco perché abbiamo bisogno di belle storie e di recuperare i finali, di concederci il piacere di riscriverli, quei finali, qualora non siano la risposta a un momento in cui serve un lieto fine.
E abbiamo bisogno, anche, di circondarci di quei piccoli piaceri densi di bellezza, in grado di sorprenderci, a ogni età.
Angelo Mereu, fotografo e orafo, di storie ne ha raccontate e ascoltate tante, in questi anni. Dorgalese nel midollo, l’accento stretto quasi in contrasto con il clima milanese in cui lavora, nella bottega a due passi dalla redazione del Corriere della Sera. 74 anni, 50 dei quali trascorsi a Milano a creare gioielli, Angelo è un ricercatore della bellezza nelle piccole cose, nei dettagli. Che sia nella metropoli o nei paesi della Sardegna e, anche, nelle storie che scrive e realizza in libri grandi poco più di un’unghia della mano.
Accade che lo scorso anno, una normalità fa, mentre sta leggendo le ultime pagine del Piccolo Principe al nipotino Tobia, lui gli chieda: “Nonno, non mi va che il Piccolo Principe scompaia dopo il morso del serpente... non lo puoi far rivivere?”.
Detto, fatto.
Nasce così un ciclo di storie, dedicate all’amato personaggio di Antoine de Saint-Exupéry, ambientate nei luoghi del cuore di Angelo. E con una particolarità: sono tutte in miniatura, 3 cm al massimo, in minuscoli libri rilegati, dietro la cui creazione non ci sono lenti o strumenti particolari ma solo mano ferma, pazienza e un pennarellino a inchiostro di china, lo 0,1, quello che si usa negli studi di architettura. “E sono tutte a lieto fine – sottolinea Angelo- perchè, visto il momento terribile che stiamo vivendo, c’è bisogno di pensare a belle notizie”. Durante i mesi del lockdown, dove la produzione si è intensificata “per non perdere la mano e per tenere la mente impegnata su cose che mi fanno stare bene”, nasce una nuova avventura del Piccolo Principe che lo vede alle prese con l’epidemia e si chiude con una scoperta importantissima, quella del vaccino, che vale al protagonista il Nobel per la medicina.
Nel frattempo, il personaggio di Saint-Exupéry, ricordando proprio la permanenza dell’autore ad Alghero nel 1944 (a lui è dedicato il MASE, a Porto Conte), grazie all’artista dorgalese fa un tour della Sardegna – sempre condensata nelle pagine di un libricino di 2 cm - che, partendo da Capo Caccia passa dalle rocce rosse di Arbatax e le casette colorate di Bosa, fa un passo a Tharros e uno al Nuraghe Losa, fotografa un tramonto davanti a Pan di zucchero e, prima di andar via, si gode un tuffo a Cala Goloritze.
Ma non solo Piccolo Principe: tra le oltre 300 miniature realizzate ad oggi da Angelo ci sono anche i disegni di Salvatore Fancello, grande artista dorgalese e le opere di Costantino Nivola.
C’è, poi, la storia di Bovoreddu, un delicato racconto pastorale ambientato a Dorgali, ai tempi in cui nelle prime sale cinematografie della cittadina si andava “cun sas pettoras prenas di fave, noci, nocciole per pagare il biglietto”. Figlio di un capraro, Bovoreddu, che ha appena compiuto dieci anni, un giorno decide di non entrare a scuola per seguire il padre all’ovile. I due rimangono bloccati per una settimana in campagna, a seguito di una intensa nevicata ed è lì che Bovoreddu, dopo aver imparato a fare il formaggio e la ricotta al lume di una lampada al carburo, decide che seguirà le orme paterne costruendo, una volta ritornati a Dorgali, la sua frundula personale. “Anche questa - prosegue Angelo - è una storia minoredda perché altrimenti non riesco a scrivere nulla, così come non riesco a immaginare le storie se non disegnate con quello stile un po’ bambinesco, più adatto a questi racconti per tutte le età”.
Le storie in miniatura di Angelo hanno attirato l’attenzione delle pagine delle principali testate nazionali e alcune di loro sono diventati gioielli in edizione limitata.
Nel frattempo, il fotorafo dorgalese continua a produrre, ispirandosi alla nuova quotidianità di Milano e ai luoghi, le tradizioni e la memoria della sua Sardegna, “perché di belle notizie, belle storie e soprattutto bei finali – conclude Angelo - in questo periodo, ne abbiamo bisogno un po’ tutti”.
Mariella Cortès
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