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Il percorso formativo di Sara Bachmann comincia in Danimarca, sua terra d’origine, con una formazione artistica accademica perfezionata poi a Firenze, dove ha concluso gli studi con uno studio sul rapporto tra la moda e l’arte contemporanea. Il suo filone, battezzato “Le Amiche di Freya”, sono il connubio tra la sua visione figurativa di soggetti femminili e la ricerca iconografica della donna sarda affrontata invece dal suo compagno, Gianni Crobe, un architetto di origini sarde. Ispirati entrambi dai giochi d’infanzia della loro figlia Freya, cominciano una intensa produzione di ritratti tutti caratterizzati da figure femminili stilizzate da visi lunari e da grandi occhi profondi. Il filo conduttore è però il costume tradizionale dei diversi paesi della Sardegna che diventano un tutt’uno con il linguaggio pittorico di Sara Bachmann, che riesce a proporre una forte umanizzazione dell’immaginario femminile.
Con queste parole Stefano Benni comunica agli organizzatori del Premio De Sica di non voler accettare il riconoscimento di cui era stato insignito quale forma di protesta nei confronti del governo e dei continui tagli alla cultura.
Le memorie, nelle loro complessità e nelle stratificazioni del tempo, diventano parti di una storia che si compone, pezzo per pezzo, volatile per il suo essere eterea. Vanno tenuti saldi questi pensieri che si fanno pesanti, che a volte non vogliono esser visti, che si aggirano in maniera surreale tra i nostri passi. Come nei sogni, ogni frammento sembra solo apparentemente scollegato dall'altro, per emozionare e sconvolgere.