“Con questa faccia posso dire tutto.
Senza sorrisi, né ombre,
né rughe.
La verità scompare.
La bugia,
benedetta padrona,
comanda e uccide”


Non solo comicità e  gambe molleggiate alla “Gambale twist”. Benito Urgu è un artista poliedrico e di estrema sensibilità in grado di “veder gli altri” da un loro punto di vista e di raccontarli sul un palco ma anche attraverso fotografie e versi come quelli che avete letto sopra. 

 

I suoi, si sa, sono personaggi intramontabili, molto spesso parecchio vicini alla nostra quotidianità ai quali il comico, cabarettista, cantante, dà una voce propria, rendendoli unici. Ci sono, poi, altri personaggi che l’artista, invece di mettere in scena, va a cercare e fotografare: pietre, sassi e giochi di luce sull’ossidiana che, grazie ad una giusta esposizione e un buon occhio fotografico, diventano visi ed assumono espressioni, quasi a volerci raccontare una storia. Eccoli, come nell’antologia di Spoon River, far bella mostra di sè, ognuno con il suo motto o il suo nome, nel libro fotografico “Facce toste” che, se da una parte potrebbe far sorridere, dall’altra, grazie ai versi che accompagnano “i visi” diviene una grande metafora delle emozioni e della società contemporanea e passata. Quel Benito Urgu che sa raccontare, descritto da Filippo Martinez nell’introduzione al volume, sa che “per vedere gli altri non basta guardarli, serve un incantesimo: bisogna saperli indossare, saper assumere il loro punto di vista. Solo guardando se stessi con gli occhi di un altro, infatti, si può scoprire che, miracolosamente, le differenze tra l’Io osservante e l’Io osservato sono irrilevanti, anzi: non c’è alcuna differenza, solo un Io più vasto.”.

C’è di fatto che una chiacchierata con Urgu, classe 1939, non sarà mai banale. Alle numerose foto dei sui lavori, dove l’ossidiana viene fotografata con un sistema particolare che ne fa risaltare i riflessi e i colori, si affianca il racconto di una vita trascorsa a contatto con la gente. “I miei personaggi, che amo tutti allo stesso modo, sono tutte persone reali che ho incontrato in Sardegna. Giorgio Panariello li riprese per farli parlare in toscano, invitandomi, poi, nella sua trasmissione”.

A settembre lo vedremo sul grande schermo nella parte di un allenatore “un po’ cieco” ne “L’arbitro”, film del regista oristanese Paolo Zucca, tratto da un cortometraggio vincitore nel 2009 del prestigioso David di Donatello. Il film concorrerà per il Leone del Futuro attribuito alla migliore opera prima della Mostra del Cinema di Venezia. Nel cast Stefano Accorsi, Francesco Pannofino, Geppi Cucciari, Jacopo Cullin e Benito Urgu.

“Zucca teneva tanto ad una mia partecipazione – racconta Urgu  - ed io mi fido molto di lui! È un regista che lavora con il cuore. Ogni suo lavoro nasce da un impegno profondo che porta non solo a dare un prodotto cinematografico, bensì a far vivere delle scene. È un personaggio bellissimo; per “L’arbitro” mi ha fatto fare un lavoro che non mi sarei mai immaginato di fare e tutto questo mi ha dato una grande soddisfazione!

E se dovesse realmente allenare una squadra sarda – gli chiedo -  quale sceglierebbe?

“Non ho dubbi, allenerei la squadra di Baradili!”

L’appuntamento è per il 27 agosto alle ore 22.00 al Lido di Venezia, Sala Perla, quando “L’arbitro”  aprirà le Giornate degli Autori della 70^ Mostra del Cinema. La pellicola uscirà nella sale italiane il 12 settembre. 

 

Benito Urgu e i suoi "Giudici"


 

Un saluto ai lettori di FocuSardegna

 

 

Mariella Cortes

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Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
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