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Rappresenta senza dubbio una delle raccolte più importanti e uniche nel suo genere in Sardegna. È forse il primo museo etnografico dell’Isola, se si escludono la sezione etnografica del museo Archeologico Giovanni Antonio Sanna di Sassari e il più famoso museo nuorese della vita e delle tradizioni popolari sarde.
La Sardegna, prima di tutto, significa mare. Non sarò certo io a contestare questa consapevolezza collettiva, o ad affannarmi per smentirla. Tra l’altro, sono il primo a crederlo. E d’altronde, quando qualcosa entra a far parte del senso comune, deve per forza contenere un fondo di verità. Ma è proprio per sfatare questo mito che una delle cose da fare assolutamente nell’isola è andare a sciare. Pensate alla curiosità che suscitereste nei vostri amici.
Non so voi, ma per me il Capodanno è l’occasione per visitare un piccolo borgo della mia isola nel quale non sono mai stata, e trascorrere qualche giorno in tranquillità. Né io né Andrea siamo amanti delle feste chiassose, perciò scegliamo accuratamente piccole località, lontane dal caos, e magari con qualche bel punto di interesse culturale in cui perdersi per ore.
Quest’anno, non mancano le proposte interessanti: ho visto ieri che a Laconi è stato organizzato un Capodanno tra cascate e menhir, con visite guidate al Parco Aymerich ed al Museo delle Statue Menhir; Sassari avrà, al Museo Sanna, una mostra di fotografie dei primi del Novecento, che raccontano la Sardegna con gli occhi (e l’obiettivo) di Thomas Ashby; e spero che anche quest’anno le ragazze di Passu Lebiu propongano un’escursione di due giorni, come l’anno scorso, in montagna… tenetele d’occhio!