Nei paesi della Sardegna è comune che l’anno sia scandito da ritmi precisi, sopravvissuti alla velocità della modernità e delle nuove abitudini.
Ritmi che diventano riti e riti che si fanno ritmi di vita e, da secoli, rappresentano molto più che il rinnovarsi di una tradizione.
Sono collante sociale, parte attiva della vita della comunità.
Sono, anche, un modo per tramandare saperi e recuperare dettagli, ricordi e gestualità, in tutti quei paesi dove la maggior parte delle tradizioni è legata all’oralità e dove il perpetuarsi dei rituali sempre a riannodare i fili della memoria.
Desulo ne è un esempio.
La sua Settimana Santa racchiude più di un sapere e più di una particolarità del paese nel cuore della Barbagia: l’abito tradizionale, le Prioresse, i groffarioso, i canti, le candele, le statue, gli oggetti sacri e, soprattutto, i gesti, sono elementi unici e identitari.
Per questo abbiamo deciso di raccontare il dettaglio delle giornate principali della Settimana Santa desulese grazie al contributo di un professionista e amico, legatissimo alla Sardegna e alle sue tradizioni, impegnato attivamente per la loro conservazione e valorizzazione.
Luca Nonnis, architetto, docente di discipline artistico e religiose, incaricato parrocchiale per i Beni sacri e culturali mi ha guidata nella redazione di questo articolo che attinge alla memoria di una comunità - in cui affondo, orgogliosamente, le mie radici - e alla ricchezza delle sue tradizioni.
Parlare di Settimana Santa a Desulo richiama immediatamente la scenografica processione della Domenica delle Palme, dove le Prioresse indossano l’abito tradizionale di gala e stringono tra le mani le palme intrecciate.
Un momento che suscita sempre grande emozione e che prevede una preparazione ben precisa dove le donne sono parte attiva e fondamentale.
Alle Prioresse, infatti, donne laiche del paese, sono affidati durante l'anno i preparativi e la gestione dei festeggiamenti che riguardano la compagnia di appartenenza e, in particolare modo, la buona riuscita dei riti della Settimana Santa.
Le Prioresse rappresentano un unicum in Sardegna.
Ogni compagnia, rinnovata annualmente in occasione della ricorrenza del Santo o del culto, è formata da sette consorelle, di cui una titolare, per un totale di 70 Prioresse, distribuite sulle dieci compagnie di Sant’Antonio Abate, Nostra Signora del Rimedio, San Sebastiano, Nostra Signora del Carmine, San Basilio, Santa Rita, San Giuseppe, Sacro Cuore, Nostra Signora del Rosario e Santa Croce.
Ogni Prioressa, al momento dell’insediamento, riceve un cero benedetto, recante vari motivi floreali e, al centro, lo stemma della compagnia.
Un dettaglio importante, motivo di vanto: tutte le candele utilizzate a Desulo, comprese quelle delle Prioresse, sono realizzata nelle botteghe artigianali del centro storico di Ovolaccio.
Le compagnie sono connesse ai tre rioni storici del paese, all’interno delle cui chiese si trovano i culti dedicati: Sant’Antonio, San Giuseppe, Sacro Cuore, Rosario e Santa Croce a Issiria; San Basilio, Santa Rita e Carmine a Ovolaccio, San Sebastiano e Rimedio ad Asuai.
Le donne si occupano degli addobbi, la cura e il decoro delle chiese, dell'organizzazione delle feste dedicate al Santo, alla Santa o alla ricorrenza religiosa e di animare la vita parrocchiale.
A loro è affidato, di anno in anno, un testimone fondamentale per la conservazione delle tradizioni: rinnovare quei riti e quei gesti sempre uguali negli anni e per questo preziosi.
Non solo: sono loro a rappresentare e guidare il paese con la partecipazione alle manifestazioni religiose più importanti della Sardegna (Sant'Efisio e Redentore in primis ma, anche, il sentito culto della Madonna dei Martiri a Fonni) e a supportare attivamente la comunità locale e le realtà diocesane presenti nel territorio isolano per la buona riuscita degli eventi religiosi.
La Settimana Santa è una di queste occasioni.
Un momento che vede collaborare tutto il paese, a partire dalla semina del grano da far crescere al buio, il primo giorno di Quaresima, fino alla lavorazione delle candele e all’intreccio delle palme.
La settimana prima della Domenica delle Palme la parrocchia riceve 71 rami di palme semplici, selezionati dal cuore della palma che vengono assegnate a mani abili, capaci di trasformare il prodotto grezzo in delicati intrecci e decorazioni.
La persona più brava ed esperta realizzerà Su Passiu, la palma del Parroco che si differenzia da quelle delle Prioresse, cucite con decori a intreccio, per la maggiore altezza e la sua semplicità nel corpo, suddiviso da cuciture intermedie che terminano con una raffinatissima croce lavorata.
Ogni Prioressa titolare consegna poi alle sei consorelle le palme intrecciate che vengono benedette la mattina della Domenica delle Palme a Ovolaccio, nella chiesa del Carmine dove, come da liturgia, si legge la "Commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme".
La processione, che parte dal rione più alto del paese e giunge alla chiesa parrocchiale, è il tripudio di bellezza che Desulo rinnova da secoli.
Le Prioresse indossano l’abito di gala, quello delle occasioni più importanti e procedono secondo l’ordine canonico: Sant’Antonio Abate, Nostra Signora del Rimedio, San Sebastiano, Nostra Signora del Carmine, San Basilio, Santa Rita, San Giuseppe, Sacro Cuore, Nostra Signora del Rosario e Santa Croce.
Il mercoledì che precede il Giovedì Santo è quello che rafforza la stretta collaborazione tra le due compagnie di Santa Croce e di Nostra Signora del Rosario.
Alle 14 Prioresse che ne fanno parte è infatti affidata tutta la preparazione delle celebrazioni che commemorano gli ultimi giorni di Cristo e la sua Resurrezione.
Si inizia con l’allestimento dell’altare della Reposizione, nella cappella della parrocchia di Sant’Antonio Abate: i colori sono quelli del Vaticano e quindi della Chiesa, il giallo e il bianco, simboleggiati, anche, dall’esposizione del grano fatto crescere durante la Quaresima e distribuito lungo tutto il perimetro della chiesa, come simbolo di rinascita.
Durante la celebrazione del Giovedì Santo le Prioresse si occupano di animare la liturgia e traslare il Santissimo Sacramento sull’altare della Reposizione dove, genuflesse, donano due candele, simbolo di omaggio e reverenza.
La stessa sera, intorno alle 21.30, Prioresse e comunità si riuniscono in adorazione per ricordare i momenti di Gesù nel Getsemani, l’agonia e l’arresto.
Al termine, la compagnia di Nostra Signora del Rosario è impegnata in un’attività solenne: la vestizione della Madonna a lutto nel ricordo della madre che cerca il figlio.
E’ qui che inizia la Passione di entrambi, di madre e figlio, protagonisti degli attimi che racchiudono tutta la fede e la devozione popolare.
Ed è in questo momento, anche, che la sacralità si fonde con la tradizione e la storia di Desulo e delle sue botteghe artistiche.
Il simulacro della Madonna, anche se indossa abiti Novecenteschi ma frutto di una rivisitazione di antiche vesti, è del 1600; si tratta di una statua lignea, a manichino, secondo gli standard della cultura spagnola ma interamente realizzata in una bottega locale. Con ogni probabilità la stessa statua, fino al 1867, veniva utilizzata anche per il momento de s'iscontra, la Domenica di Pasqua.
La compostezza dello sguardo, rigido e immerso in un profondo silenzio la riconduce perfettamente a queste giornate colme di dolore.
La Via Crucis che apre il Venerdì Santo unisce simbolicamente i tre rioni di Asuai, Ovolaccio e Issiria che, nei tre chilometri di processione, espongono le croci lignee che ricordano le diverse stazioni.
Le Prioresse, in borghese, accompagnano la processione dalla chiesa di Asuai sino alla Parrocchia di Sant'Antonio Abate dove un momento di preghiera nella cappella della Reposizione chiude la mattinata.
Intanto, le compagnie di Santa Croce e di Nostra Signora del Rosario sono impegnate per organizzare la celebrazione della Passione Domini che si tiene in tarda serata.
Sull’altare maggiore, di fronte alla Madonna Addolorata, viene issata l’imponente croce lignea del 1600 dove viene posizionato il Cristo, ospitato, durante l’anno, nella chiesetta di Santa Croce.
Il simulacro è una pregevole scultura lignea con arti snodabili per consentire il rito de s’iscravamentu, realizzata probabilmente in una bottega di Gavoi alla fine del Seicento.
Una volta che il Cristo viene issato sulla croce, le Prioresse allestiscono la cosiddetta “velatio”, coprendo completamente simulacro e Croce con un ampio drappo rosso.
S’iscravamentu è il momento conclusivo della Passione Domini.
Un rito suggestivo, di tradizione spagnola, nel quale i confratelli, sos groffarioso, seguono la gestualità suggerita dal Celebrante per ricordare i momenti della Passione fino alla drammatica deposizione dalla Croce.
Il Cristo viene presentato al popolo e poi adagiato su una lettiga lignea del 1600, sempre di bottega locale. Alla Prioressa di Santa Croce spetta il compito di coprire completamente il Cristo, così come da tradizione, con un raffinato tessuto di pizzo ornato da motivi floreali e geometrici.
Aperta dalla grande croce lignea, la processione vede susseguirsi le Prioresse della compagnia di Sant’Antonio seguite da San Sebastiano, San Basilio, Sacro Cuore e Santa Croce che precede il letto del Cristo morto, portato a spalla dalla pietà popolare.
Dietro la lettiga ecco la Prioressa della compagnia del Rimedio, di Nostra Signora del Carmine, di Santa Rita, San Giuseppe e della Madonna del Rosario che precede il simulacro dell’Addolorata.
Infine il popolo che intona canti devozionali di tradizione spagnola tradotti in sardo.
Settes ispadas de dolore, uno dei più famosi, accompagna una solenne processione notturna che sobriamente, al lume dei ceri benedetti, scende lungo il centro storico di Issiria fino ad arrivare all’antica chiesa di Santa Croce.
E’ il momento di rivelare volto e corpo del Cristo, liberandolo dal pizzo bianco e, accanto al simulacro dell’Addolorata, porlo alla devozione della pietà popolare che bacia i piedi del Cristo e tocca il manto della Madonna, accompagnata dai canti sacri, anche ad opera dei cori locali.
C’è, anche, una gestualità tipica e peculiare di Desulo: nel letto del Gesù defunto e in un catino d’ottone, le persone depongono monete e banconote, insieme alle candele utilizzate in processione.
Il sabato è il giorno del silenzio. Le porte sono chiuse e le campane legate o disattivate.
Le Prioresse, però, sono all’opera.
Nella chiesa di Ovolaccio in tarda mattinata, a porte chiuse e in maniera riservata, la compagnia del Rosario procede secondo tradizione alla vestizione a festa della Madonna. La statua è di fondamentale importanza per il paese: è stata realizzata da un noto artista locale, il Cavalier Giuseppe Zanda, nel 1867.
La Madonna viene vestita a festa con un abito in taffetà di seta e filo d’oro, recante la M coronata e un mantello azzurro ornato di fiori. Il velo, trasparentissimo, mette in evidenza l’acconciatura scolpita sul legno, un raffinato chignon e gli orecchini, donati come ex voto.
L’intero simulacro viene, poi, coperto da un velo nero che lascia scoperto solo il viso.
Nel frattempo a Issiria, nella chiesa di Santa Croce, la compagnia omonima prepara il simulacro del Risorto, scultura lignea di pregevole fattura del 1700.
In tarda serata il rito della Resurrectio Domini, in parrocchia, vede le Prioresse in chiesa con i loro ceri per animare la solenne liturgia Pasquale.
E’ un momento di grande importanza dove viene benedetto il grande cero, sempre realizzato nelle botteghe di Ovolaccio. Alto e spesso, reca motivi floreali e, al centro, la croce con la connessione delle lettere greche alfa e omega, inizio e fine di tutto.
L’accensione del cero avviene all’esterno della parrocchia, tramite un piccolo falò acceso per l’occasione. Il sacerdote entra nella chiesa buia e, con il cero benedetto, accende tutte le altre candele per celebrare i tre momenti dell’annuncio della resurrezione.
Lumen Cristi.
Deo Gratias
sono le formule ripetute da celebrante e fedeli.
Il cero viene poi posizionato in un basamento addobbato a festa, solennemente incensato e si prosegue con la celebrazione secondo il rito Vaticano, andando a benedire l’acqua che verrà poi donata ai fedeli che la terranno nelle loro case come protezione e benedizione.
La Domenica di Pasqua è un giorno di festa, la più importante per la comunità desulese che vive il rito de S’Iscontra.
Due i gruppi in partenza, in simultanea, dalle chiese di Ovolaccio e Issiria.
Da Santa Croce, con l’abito di gala, con stendardo e ceri benedetti le Prioresse di Sant'Antonio Abate aprono la processione del Risorto. Seguono, anch’esse in abito di gala, con ceri benedetti e stendardi, le compagnie di San Sebastiano, San Basilio, Sacro Cuore e Santa Croce.
Da Ovolaccio partono le compagnie del Rimedio, Carmine, Santa Rita, San Giuseppe e quella del Rosario che precede la statua della Madonna
Il momento dell’incontro, in Piazza de Gasperi tra i due gruppi è studiato secondo un rituale preciso: le Prioresse formano una sorta di cordone d’onore, a cerchio.
Qui la Prioressa titolare di Santa Croce e la Prioressa titolare del Rosario avvicinano gli stendardi in quello che viene definito "il bacio della bandiera"come ringraziamento reciproco per la collaborazione della Settimana Santa.
E’, ora, il turno dell’incontro tra Madonna e Risorto: s’iscontra prevede tre reciproci inchini delle statue, accompagnati da applausi e fucilate a salve. La Madonna viene liberata dal velo nero, i simulacri incensati dal sacerdote sotto le note del Regina Coeli, mentre le Prioresse si dispongono nell’ordine canonico e accompagnano la processione verso la chiesa parrocchiale per la celebrazione.
Il rito è compiuto, rinnovato.
Ci si prepara per gli altri eventi dell’anno sapendo che, ancora, la comunità è unita, compatta, pronta a custodire e portare avanti tradizioni antiche.
Tradizioni che uniscono, comunque e ovunque vada il mondo.
Un grazie speciale a Luca Nonnis, architetto, docente di discipline artistico e religiose, incaricato parrocchiale per i beni sacri e culturali per il fondamentale supporto alla stesura di questo articolo.
Le immagini all'interno dell'articolo, comprese le grafiche sono di Luca Nonnis.
La foto di copertina è di Alberto Zilaghe.
Nella nostra galleria multimediale trovate anche due reportage di Matteo Setzu dedicati a S'iscontra e alla Domenica delle Palme