Novembre 23, 2024

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    Il calo demografico e l’impoverimento generale in corso nelle aree interne non sono processi irreversibili. Anzi, si può e si deve intervenire per invertire le tendenze negative, che riguardano non solo il preoccupante spopolamento ma anche la crescente debolezza economica e la perdita di competitività del tessuto produttivo. Non possiamo e non vogliamo arrenderci allo status quo, bisogna intervenire. Cosa fare dunque? 

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    Gli effetti dello spopolamento causeranno pericolose ripercussioni sulla tenuta sociale e civile delle zone interne della Sardegna. La politica porta avanti l'accentramento amministrativo e sanitario anziché adottare la soluzione contraria: centri di accoglienza per anziani affiancati da università e scuole di specializzazione, come accaduto per Oxford e Cambridge nate come satelliti culturali di Londra. Basse nascite ed emigrazione, soprattutto dei giovani, stanno spopolando la Sardegna. Le grandi città e le zone turistiche si difendono, sia pure con fatica, concentrando produzione e reddito e attraendo il resto della popolazione sarda. Lo spopolamento riguarda quindi le aree minori, con effetti ancora più gravi di quelli paventati sulla caduta dello sviluppo e dell’occupazione dell’intera Isola, perché concentrati sulle aree deboli del territorio.

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    Cara Sardegna,

    ormai sai come funziona: puntuali come ad ogni fine stagione, arrivano pareri, consigli, polemiche, confronti. C’è chi dice che serve più tecnologia, chi più reti wi fi, chi migliori strategie di destagionalizzazione, che devi cambiare, insomma, se non vuoi finire nel dimenticatoio delle destinazioni turistiche. E chi dice che invece sei bella così com’è, nel tuo essere selvaggia, isolata, consapevolmente lontana dal desiderio di un certo tipo di progresso, di velocità. Il punto, cara Sardegna, è che tutti, e tu per prima, quando parlano di te lo fanno all’insegna dei confronti. “Non è Capri, anche se c’è uno dei faraglioni più alti d’Europa”, leggevo all’arrivo nell’aeroporto di Cagliari. “Fai come le altre località, prendi esempio”, sentivo da altri. “Noi abbiamo cose che gli altri non hanno”, ascolto da chi ama riempirsi di ovvietà e magari non ha mai visitato il sito archeologico dietro casa.

    La verità, cara Sardegna è che dovresti smetterla di inserire, quasi forzatamente e con cinica costanza, il tema del confronto per parlare di te, per raccontarti, per lasciare che le persone si innamorino della tua unicità. E sarà anche vero che sei una bella donna che non ha bisogno di trucco per attrarre un uomo, come scrive Sergio Grillo, ma cullarti su questo, pretendendo che tutto rimarrà così, credimi, è una scelta che poco ti si addice. E  il punto, cara Sardegna, è che in troppi si lasciano dondolare sull’amaca della tua bellezza. Austera, variegata, unica.

    E ancora troppo spesso si continua a dar per scontato: ad accogliere i turisti con la convinzione matematica che torneranno, che si innamoreranno della tua natura e della tua storia e che le andranno a scoprire a prescindere, perché meritano. Che se ne fregheranno se la linea telefonica andrà a scatti o se alcuni siti turistici in alta stagione saranno aperti solo fino alle 13 o non lo saranno affatto o, ancora gli orari non saranno indicati da nessuna parte. O non ci siano informazioni per raggiungerli, o per contattarli. O se le guide saranno poco preparate e coinvolgenti o parleranno inglese maccheronico.

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