Aprile 23, 2025

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    Ho sempre immaginato alla vita dei miei nonni come a momenti in cui la casa, il focolare domestico, per dirla come nei libri di letteratura italiana, diventava il centro del mondo. Si usciva, certo, per le faccende quotidiane, per andare in campagna a raccogliere le castagne, per trovare un parente. Ma in una suddivisione ideale dei tempi, le mura domestiche rimanevano un nido caldo dal quale allontanarsi con parsimonia. C’era chi, come nel caso dei pastori transumanti e dei venditori di “truddas e tazzeris” cantati da Montanaru, vi stava lontano per più tempo e son certa che al ritorno il desiderio di risentirne l’odore, di toccarne le pareti e gli oggetti cari fosse così forte da paventarne ogni altro di uscita. E’ facile, leggendo Grazia Deledda, visualizzarle queste case, sentirne rumori e profumi, toccarne le pareti di pietra e legno, scenderne le scale ripide, muoversi nelle corti con giardino, vederne gli abitanti impegnati nella vita di tutti i giorni. Ecco, immaginando la vita in Sardegna 50 anni fa io la vedo così: domestica nel senso di legame con la casa, gli affetti; domestica come unione e, anche, come immaginazione.

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    Quante volte avete sentito il concetto di “bellezza” nelle ultime settimane? C’è un appassionato, disperato, bisogno di bellezza. E volendo parlare di questo concetto ci si accorge immediatamente di quanto sia complicato. Possiamo pensare alla bellezza come un processo composto da numerosi elementi: stupore, entusiasmo, passione, amore per la cultura, desiderio di scoprire e tanto cuore. E a volte si può riuscire a “fare bellezza” anche quando, osservando il clima che circonda la nostra società, in questo particolare momento storico, si può parlare di tutto tranne che di bellezza. 

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    La Sardegna è uno dei luoghi del Mediterraneo più originali e complessi sia geograficamente che da un punto di vista storico e culturale. Grembo di un’antica civiltà che l’isolamento ed il tempo hanno frantumato e disperso in mille cantoni mai ricondotti a unità, ha da sempre costituito terra di scontri ma anche di incastri fecondi: un lembo tutto speciale tra le molte civiltà del Mediterraneo.

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    Sardegna, terra di suggestioni, meraviglie naturali, storia e cultura. Terra variegata, fatta di contrasti irresistibili esaltati dalla nostra letteratura. 

    Ecco, allora,  alcuni consigli letterari per scoprire una Sardegna insolita e lasciarsi trascinare dal fascino di un'Isola irresistibile.

    1) ESSERE TRAVOLTI DAL CONTRASTO ENTROTERRA - COSTE 
    Come suggerisce Marcello Fois nel libro "In Sardegna non c'è il mare", dovete provare il fascino dell'entroterra sardo. «Il territorio barbaricino rifiuta, direi quasi geneticamente, il concetto di "divertimentificio", la costa barbaricina rifiuta la condizione di "Caraibi del Mediterraneo", che tanto piace ai tour operators improvvisati e ai turisti da gossip. Chi passasse per mare dalla costa gallurese, quella dove è sempre estate, a quella barbaricina dove le stagioni si alternano, vedrebbe a occhio nudo la differenza. La Barbagia ha quella profondità di territorio vivo, che differenzia il viaggiatore dal vacanziere. Se veniste da queste parti, dunque, dove sono nato io, dovreste affrontare il tratto più straordinario dell'intera strada statale 131, dal mare fino all'interno, salendo appena sareste gratificati nella vista e nell'olfatto. Da Olbia a Nuoro tutto profuma».

    2) VIVERE IL CARNEVALE ESTIVO

    Il carnevale, in Sardegna, non è un appuntamento riservato solo al freddo inverno, potete viverlo anche d'estate. A Orotelli, ad esempio, ogni anno si svolge la sfilata dei Thurpos. Lo scrittore Salvatore Cambosu, descrive con minuzia queste figure della tradizione: «Partiti a cavallo alla prima alba, imbacuccati nei loro cappotti di orbace nero, con i cappucci puntuti rialzati sembravano gente di inferno. Neri anche i cavalli, finchè non fu come se qualcuno fosse riuscito a incendiare, a levante il bosco umido. Era l'aurora».

    3) INCONTRARE PERSONE ZEN
    Se cerchi la pace e la tranquillità questa è l'isola giusta. Il Prof. Giulio Giacobbe, nel libro "Come diventare un Buddha in 5 settimane" scriveva: «Non occorre andare il Cina o in Giappone per incontrare persone zen. Basta andare in Sardegna. Un giorno a Orgosolo incontrai un pastore. Gli chiesi: "Cosa fa tutto il giorno?" "Guardo le pecore". "E a cosa pensa?" "A cosa devo pensare? Che non me le rubino!". La presenza nella realtà non ha bisogno di spiegazioni».

    4) VISITARE LE CHIESETTE CAMPESTRI DALLA TRADIZIONE LEGGENDARIA
    Grazia Deledda diceva che «Non c'è Madonna che non abbia la sua storia, e quasi tutte le chiese, specialmente le chiesette di campagna, le piccole chiese brune perdute nelle pianure desolate o nei monti solitari, e che hanno l'impronta delle costruzioni pisane o andaluse, sono circondate da una tradizione semplice o leggendaria».

    5) PROVARE IL NEPENTE DI OLIENA, POESIA DELLA TERRA

    Il consiglio arriva direttamente dal vate Gabriele D'Annunzio: «Non conoscete il Nepente d’Oliena neppure per fama? Ahi, lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi, e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i Sardi chiamano Domos de Janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo».

    Avvertimento: al rientro, i vostri bagagli peseranno di più - di profumi, di bellezze, di sapori, di avventure, di emozioni.

     


    Questo è il nostro ultimo editoriale prima della pausa estiva. Riprenderemo a Settembre. Vi auguriamo un magnifico agosto!

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