Cara Sardegna,
ormai sai come funziona: puntuali come ad ogni fine stagione, arrivano pareri, consigli, polemiche, confronti. C’è chi dice che serve più tecnologia, chi più reti wi fi, chi migliori strategie di destagionalizzazione, che devi cambiare, insomma, se non vuoi finire nel dimenticatoio delle destinazioni turistiche. E chi dice che invece sei bella così com’è, nel tuo essere selvaggia, isolata, consapevolmente lontana dal desiderio di un certo tipo di progresso, di velocità. Il punto, cara Sardegna, è che tutti, e tu per prima, quando parlano di te lo fanno all’insegna dei confronti. “Non è Capri, anche se c’è uno dei faraglioni più alti d’Europa”, leggevo all’arrivo nell’aeroporto di Cagliari. “Fai come le altre località, prendi esempio”, sentivo da altri. “Noi abbiamo cose che gli altri non hanno”, ascolto da chi ama riempirsi di ovvietà e magari non ha mai visitato il sito archeologico dietro casa.
La verità, cara Sardegna è che dovresti smetterla di inserire, quasi forzatamente e con cinica costanza, il tema del confronto per parlare di te, per raccontarti, per lasciare che le persone si innamorino della tua unicità. E sarà anche vero che sei una bella donna che non ha bisogno di trucco per attrarre un uomo, come scrive Sergio Grillo, ma cullarti su questo, pretendendo che tutto rimarrà così, credimi, è una scelta che poco ti si addice. E il punto, cara Sardegna, è che in troppi si lasciano dondolare sull’amaca della tua bellezza. Austera, variegata, unica.
E ancora troppo spesso si continua a dar per scontato: ad accogliere i turisti con la convinzione matematica che torneranno, che si innamoreranno della tua natura e della tua storia e che le andranno a scoprire a prescindere, perché meritano. Che se ne fregheranno se la linea telefonica andrà a scatti o se alcuni siti turistici in alta stagione saranno aperti solo fino alle 13 o non lo saranno affatto o, ancora gli orari non saranno indicati da nessuna parte. O non ci siano informazioni per raggiungerli, o per contattarli. O se le guide saranno poco preparate e coinvolgenti o parleranno inglese maccheronico.
Va bene, cara Sardegna. Perché “a differenza di altri posti” tu hai mantenuto l’unicità. Perché potresti accogliere turisti 12 mesi l’anno invece di meno della metà. Potresti ma non lo vuoi. O potresti ma non lo fai perché non ti senti pronta. O potresti ma continui a far confronti schietti e invece di studiare le buone pratiche ti lasci suggestionare dal volerle solo confrontare. Cara Sardegna, tu conosci bene il valore del tempo e quello dell’equilibrio. E sai bene, senza tanti consigli, che la verità sta nel mezzo.
Sta in quel valore aggiunto che farebbe di te una bella donna di unica e ineguagliabile raffinatezza.
Ma vestita, cara Sardegna, del tuo miglior abito che adesso insisti, come una sposa in attesa delle nozze, a tenere ben chiuso nel tuo armadio, lasciando che gli altri apprezzino o critichino solo la tua nudità.
*FocuSardegna