Dicembre 21, 2024

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    Di Angelica Grivèl Serra

    Sul set è Efy. Un appellativo breve e versatile, che sa di volteggio o di danza, come del resto è anche il suo muoversi affabile da una parte all’altra, tra una modella e l’altra nel backstage, macchina fotografica a portata di occhio. All’anagrafe, il nome cui risponde è più massiccio: Efisio Rocco Marras. Lì, sì, porta con sé il grande onore (e l’onere, confessa con una spontaneità che muove al sorriso) di un cognome pregiato.

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    “Il Mancaspazio di Nuoro è uno degli spazi indipendenti più innovativi nel panorama europeo”. Cosi è scritto nella menzione che The Independent Project del MAXXI di Roma. ha assegnato alla creatura di Chiara Manca.


    Nuorese, 33 anni, Chiara ha collaborato con musei e istituzioni culturali di tutto il mondo per la realizzazione di mostre su Maria Lai, di cui è esperta, tra i quali La Biennale di Venezia, Palazzo Pitti a Firenze, i Musei Civici di Cagliari e il Museo MAN di Nuoro. Dell’indimenticabile artista ogliastrina ha curato la catalogazione delle opere e l’Archivio. Inoltre, nel 2016 ha curato la mostra e il catalogo “I maestri e la terra” per il Museo Stazione dell’Arte di Ulassai, accostando alle opere di Lai quelle di Arturo Martini e Renato Marino Mazzacurati, portandole per la prima volta in Sardegna. Ha aperto il Mancaspazio nel 2018 e tra qualche giorno inaugura la sua trentesima mostra: le opere che Francesco Del Casino, l’artista autore di molti dei murales di Orgosolo, ha dedicato ad Antonio Gramsci.

    Chiara Manca – Fondatrice Mancaspazio

    Cosa ti ha spinto ad aprire il Mancaspazio?

    Quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’arte ho avuto la fortuna di incontrare la gallerista Sandra Piras.

    Per chi non la conosce, prova a dire chi è

    Sandra per oltre trent’anni ha fatto vivere la Chironi88, una galleria che ha aperto a Santu Predu, rione storico di Nuoro. È stata una maestra, per me un’ispirazione. Mi ha insegnato tanto, soprattutto a concretizzare le idee.

    È lei che ti ha ispirato il Mancaspazio

    Quando è venuta a mancare, nel 2018, ho aperto Mancaspazio: per me è un modo per portare avanti il suo lavoro, nel quartiere che aveva scelto lei e che ora sento mio.

    Che accoglienza ha avuto la tua galleria?

    Positiva, oltre le mie aspettative. Quando per visitare una mostra arrivano persone da Cagliari, da Sassari, da Olbia vuol dire che il pubblico è curioso e ha fame d’arte. In Sardegna c’è bisogno di mostre.

    Te lo aspettavi?

    Un successo del genere mi sorprende ancora oggi.

    Quante mostre ha visto il Mancaspazio?

    La prossima sarà la trentesima in due anni. Mi piace la formula della mostra veloce, alcune durano sette giorni, altre un mese. Per me è importante che non ci sia staticità. Punto sul ricambio costante, sulla scoperta continua.

    Parlaci della prossima

    Il prossimo progetto è una mostra personale di Francesco Del Casino, interamente dedicata ad Antonio Gramsci che aprirà a metà febbraio. Del Casino è un artista geniale, passa da un muro ad un foglio con una naturalezza impressionante. Ha tanto da raccontare e spero che le opere che ho scelto riescano a trasmettere l’importanza del suo lavoro.

    Ci lavori da tanto?

    Speravo di organizzarla da anni, ma per timidezza non ho mai chiesto all’artista se fosse disponibile a lavorare con me. Dopo il suo sì entusiasta, ho voluto puntare in alto: ho chiesto a storici dell’arte di livello nazionale e internazionale di scrivere con me i testi del catalogo, che uscirà con le firme di Tomaso Montanari, Franca Zoccoli e Antonello Cuccu, oltre che la mia.

    Emozionata?

    È stata la concretizzazione di un sogno.

    Gramsci - Di Francesco Del Casino

    Che ruolo ha avuto Nuoro nella tua formazione?

    La prima “formazione all’arte”, oltre che in famiglia, l’ho avuta nelle strade e nelle piazze nuoresi: da piazza Sebastiano Satta al portone della Chiesa della Solitudine, passando per le case storiche e poi ovviamente tutti i musei. Arte pubblica, di altissimo livello storico, che abbiamo la fortuna di vedere quotidianamente. Un regalo del secolo scorso alla città.

    Quando è nata la tua voglia di acquisire opere e di vendere arte contemporanea?

    La prima opera che ho comprato, ormai più di dieci anni fa era di Angelo Liberati l’ho presa in un mercatino dell’usato a Cagliari. La settimana prima ne avevo visto un’altra dello stesso artista a casa di Sandra e ne avevamo parlato a lungo. Un segno del destino.

    Di che opera si tratta?

    È una prova di stampa del 1981, con i suoi appunti scritti a mano per le modifiche dedicata a John Lennon (ucciso l’anno prima). Si vedono i celebri occhiali a terra, inseriti in una delle tipiche composizioni di Liberati con Bob Dylan e il fungo atomico.

    E poi?

    Le opere che ho acquisito successivamente sono state incisioni di artisti storici: Biasi, Dessy, Mura. Poi riviste illustrate, dal Giornalino della Domenica di Vamba all’Eroica di Cozzani, passando per Mediterranea e poi le prime edizioni autografe di Deledda, Cambosu, Dessì e i cataloghi delle mostre degli anni ’40 e ’50. Una volta all’anno mi regalo un’opera di Leinardi, è una tradizione che porto avanti da diverso tempo. Ho una passione per la poesia visiva, per la ceramica tradizionale e per i pittori contemporanei sardi. 

    Cosa significa vendere arte?

    Vorrei sfatare il mito che bisogna per forza essere ricchi per avere una bella collezione. Sono necessarie pazienza, passione e ovviamente tanto studio. L’arte è alla portata di tutti e tutti possono essere collezionisti. Vendere arte, oggi per me, significa seminare bellezza.

    Raccontaci di MancaZZino, il nuovo showroom

    Nel MancaZZino si trovano opere che avrei voluto esporre al Mancaspazio che però non sono riuscita a inserire in un catalogo o in una mostra. Per ora è un esperimento, vediamo come procederà.

    Credi che l’attuale situazione pandemica modificherà il mondo delle gallerie?

    Lo ha già modificato. Tutti abbiamo nostalgia dei vernissage e mi manca trovare la piazza piena di persone che aspettano di entrare nella galleria. Purtroppo mi sono dovuta adeguare e in tempi velocissimi. Ho pensato che l’arte è comunicazione e il digitale è comunicazione al cubo. Perciò, affidandomi a due professioniste del settore, ho potenziato i canali social e il sito.

    Ci sono nuovi progetti digitali?

    Sì, presto ci saranno delle novità. Metto le mani avanti e dico subito che non si tratterà di mostre online.

    Ci incuriosisci!
    Ho trovato un modo semplice ed efficace per dare voce agli artisti. L’obiettivo è che possa essere utile, soprattutto ai fruitori, per capire meglio il mio lavoro e quello degli artisti. 

    Non ci dici altro?

    Che vi aspetto alla mostra di Francesco Del Casino!


    MANCASPAZIO 
    VIA DELLA PIETÀ 11, NUORO

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    © Tutte le foto sono di Daniele Brotzu e sono coperte da copyright 

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    Di Angelica Grivèl Serra

    Stefania Morgante disegna. Lo fa da che ha memoria di sé. Il richiamo primigenio all'arte proviene dalla sua più remota infanzia, ma non saprebbe datare un istante preciso in cui cristallizzare l’attimo del compiersi della sua sorte: quella del disegno è un’esigenza che soffonde di sé tutte le sue età. Sa che il disegno la fa sentire presente in modo felice nel mondo.

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