Di Emiliano Deiana*
Una canzone di Louise Veronica Ciccone che ti balla nelle orecchie. Un titolo: Isla Bonita. Un romanzo. Un romanzo d’esordio, per la precisione. E il medesimo titolo. Quando sogni San Pedro e sei al Poetto di Cagliari. Quando la ragazza ha gli occhi del colore della sabbia del deserto. Quando una storia ti prende dalla prima all’ultima pagina e, leggera, ti conduce nei tuoi sogni di bambino.
Che cos’è l’amor? Chiedilo al vento.
E che cosa è la letteratura se non la capacità di cavare dal fondo delle parole tutta la passione possibile?
Qual è la funzione ultima della letteratura se non la capacità di un autore di fotografare - all’interno di una storia - l’attimo esatto in cui le cose si rompono e connetterlo ad altre storie, ad altre letterature, a parole d’altrove? Qui c’è un calciatore uruguagio, sul viale del tramonto. El Gordo, lo chiamano: perché all’antica classe ha aggiunto le lacrime di rum e la sua rauca maledizione è il ventre lievitato come una luna malata.
“Il Gordo ha desiderato e rubato la donna e la roba d’altri, ha disonorato il padre e la madre, ha pronunciato infinite volte il nome di Dio invano, ha commesso atti impuri di un’impurità tale da dover rivedere il concetto di purezza; per quel che ricorda non ha mai ammazzato nessuno, ma non può certo escludere che qualcuno sia morto per causa sua”.
Della trama non dirò altro.
I libri vanno letti, assaporati, bisogna farsi capaci di seguire le tracce lasciate da Monsieur Perrault sul viale del tramonto: col sole basso sui casamenti del Poetto, sui chioschetti dove si raccontano leggende e avvengono i miracoli e le resurrezioni.
C’è - si diceva - questo giocatore, Santiago Ramiro Rodriguez che a un certo punto decide di tornare a giocare nel luogo dove la sua stella cadente, come nel cielo dei bar, ha scintillato più a lungo: a Cagliari, nell’affaccio del Bar Mediterraneo - come a Mar del Plata - con Buenos Aires davanti, il suono del bandoneon, la milonga allungata nello strascico di un ballo, come un dribbling sospeso, la finta di corpo, Ghiggia che svirgola sulla destra e poi si sposta a sinistra, la lentezza del cane di Perdomo, la raffinata movenza di un Principe chiamato Enzo, la genialità di uno Schiaffino.
Nel romanzo di Nicola Muscas edito dalla straordinaria 66thand2nd ci sono questi echi calcistici, il fiato degli stadi, le urla della curva e i rimandi ad altre geografie, ad altre letterature immense: i racconti di Osvaldo Soriano, le storie di Eduardo Galeano e certe pagine di Gianni Mura e la complessità di Gianni Brera e questa forma epica del racconto sportivo, le incrostazioni etiliche che ti gettano, disperato, a tentare di recuperare Paul Gascoigne in un pub scozzese.
C’è, nella narrazione, un riferimento visivo alla parabola di Fabian O’Neill, al suo caracollare sul campo con la maglietta fuori dai calzoncini, i calzettoni mezzo abbassati e avvolti nei parastinchi per irridere gli avversari, nella finta: ci sono luoghi e fiati, disastri incombenti e amori, gli splendori e le miserie del gioco del calcio.
C’è, riconoscibilissima, l’eco narrativa di Soriano che racconta la storia del rigore più lungo del mondo, il viso affilato di El Gato Diez, il suo amore perduto nel girone dantesco dei bar.
C’è, più di ogni altra cosa, il tentativo di fotografare l’attimo esatto in cui Garrincha smette di fare il dribbling perfetto, George Best la finta assoluta, Diego Maradona di compiere la sua parabola mefistofelica prima dell’ùltima curda: perché la funzione definitiva del raccontare storie è condurci al limite del disastro, difronte al burrone della nostra stessa esistenza.
E di lì: imparare a volare.
Colonna sonora
Emiliano Deiana
Nato il primo aprile 1974 vive a Bortigiadas. Cofondatore della Libreria Bardamù di Tempio Pausania. È stato Sindaco di Bortigiadas per 15 anni, attualmente è Presidente di ANCI Sardegna. Ha pubblicato nel 2012 il libro di racconti satirici 'Bar Sport Democratico', Ethos Edizioni.
Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo, 'La morte si nasconde negli orologi', Maxottantottoedizioni.
(Foto ©Andrea Deiana)
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
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