DI MARCO BERNARDINI
Che ne dite di salire sulla vostra bici preferita portando con voi il vostro strumento musicale preferito e lo stretto necessario per affrontare un viaggio in lungo e in largo attraversando la Sardegna?
Una bella storia può iniziare così, ma non è una semplice storia quella di Sebastiano Dessanay contrabbassista Cagliaritano. Il suo, possiamo interpretarlo come un percorso sportivo, culturale e non solo che lui spesso ha voluto denominare 377: Project.
Prima di approfondire l’argomento presentiamo il personaggio di 377 Project. Sebastiano Dessanay nasce a Cagliari. E’ compositore e artista musicale del palcoscenico jazzistico, classico moderno. E’ figura leader di formazioni Jazz. La sua musica rappresenta un intreccio di stili tradizionali e di elementi sperimentali. Il rapporto con la musica è viscerale a tal punto che a 10 anni suona il pianoforte e il violoncello per dedicarsi poi al basso elettrico e al contrabbasso. Si laurea in Geologia all’università di Cagliari e nel 2007 si diploma in Contrabbasso al Conservatorio di Cagliari.
Il 2008 è un anno importante per Sebastiano: si trasferisce nel regno Unito, dove completa un Master in composizione e sei anni dopo un dottorato di ricerca e composizione contemporanea al Royal Birmingham Conservatoire. Insegna composizione, contrabbasso e teoria musicale al Royal Birmingham Junior Conservatoire e il mini contrabbasso a giovani allievi di diverse scuole nelle Midlands.
Dal 2010 parte una escalation incredibile: registra tre dischi con gli Ensamble Decibel; entra a far parte di Propellor, un'ensamble di 10 elementi del quale fanno parte i musicisti folk McNeill& Heys. Oggi i Propellor, assieme al pioniere dell’elettronica Leafcutter John, lavorano al progetto “Flight”, trattasi di musiche che accompagnano un podcast sulla vita degli uccelli, condotto dal famoso ornitologo Mark Cocker. Riceve diverse menzioni onorarie tra cui quella della International Society of Bassists per la composizione ”Noise” per contrabbasso ed elettronica al concorso David Walter Composition Competition 2012.
Il 2018 e il 2019 segnano una tappa fondamentale per il suo percorso personale: è proprio in questo lasso di tempo che il contrabbassista cagliaritano, getta le solide basi per un progetto artistico dedicato alla sua Sardegna, il 377: Project.
Il 377 Project è un misto sperimentale di esperienza sportiva, sociale e antropologica di forte impatto e iniziato in solitaria nel 2018 e 2019, viaggiando per 14 mesi e visitando 377 comuni della Sardegna ( da qui 377 Project) con una bicicletta da turismo e un semplice Ukulele basso.
Nessuno zaino, né tantomeno tenda per accamparsi ma solo lo stretto necessario per muoversi e visitare luoghi e persone, paesaggi e lasciare che il suo Ukulele potesse esprimere le sensazioni emozionali di questo viaggio musico - culturale così da poter stabilire la giusta connessione con madre terra e riappropriarsi di essa, alla ricerca di una rivisitazione artistica e personale sulle tracce dei grandi movimenti artistici mondiali e locali così come fece l’artista Maria Lai nel 1981, con un nastro celeste unì Ulassai (piccolo centro della Ogliastra) alla sua montagna, facendo passare il nastro su tutte le case del paese per abbattere quelle frontiere culturali ma soprattutto mentali che si erano create tra le famiglie del paese e che diedero origine a due schieramenti oppostiL’opera dell’artista si intitola “Legarsi alla Montagna”.
Sebastiano Dessanay, a bordo della sua bici, sulle medesime tracce della sua conterranea Maria Lai, ha voluto unire idealmente come lei il popolo sardo alla sua terra attraverso paesaggi, comunità locali, scambi culturali, cogliendo con il suo Ukulele l’essenza di questo connubio “Sardo e Sardegna” secondo quelle che sono le leggi della sostenibilità. 377 racconta la Sardegna in maniera nuova e singolare e per questo motivo diventa un ottimo strumento di promozione del territorio isolano, dove gli spettatori vivono una esperienza unica tra quelli che sono i suoni e le immagini e un full immersion in quest’isola meravigliosa e ricca di storia.
Come è mia consuetudine, quando parlo di Personaggi che fanno grande la Sardegna, ho ritenuto doveroso scambiare due chiacchiere col personaggio di 377 Project:ho voluto incontrare Sebastiano Dessanay in un contesto comune ad entrambi; quale miglior location se non il bastione di San Remy di Cagliari!
Eccoci Sebastiano… seduti su una panchina e mentre osserviamo il tramontare del sole per lasciare spazio ad una luna che annuncia la sera, parliamo del tuo progetto, 377 Project. Come nasce 377 Project?
In realtà il 377 Project è l’unione di tanti desideri e necessità che ho convogliato in un unico progetto. C’era il desiderio di prendere una pausa personale per intraprendere un viaggio lento, una sorta di Cammino di Santiago più dilatato nel tempo, e farlo nella mia regione piuttosto che in una terra con la quale non ho alcun legame. Avevo infatti il desiderio ma anche la necessità di conoscere più a fondo la Sardegna, in quanto nascendo e crescendo in una città come Cagliari ci si sente “stranieri” quando ci si inoltra in certi territori. E in ultimo volevo conciliare tutto questo con la mia necessità di creare nuovo materiale musicale, ispirato dall’esperienza.
La bici come mezzo conduttore per questa esperienza culturale: è una scelta casuale o ricercata?
Né l’una né l’altra; direi una scelta naturale piuttosto. Vado in bicicletta regolarmente da quando ero piccolo, è un mezzo di trasporto che mi fa sentire “in viaggio”, non solo fisico ma anche mentale, come quando nuoto o corro, attività solitarie che mi riconnettono con i miei pensieri. In Inghilterra poi per 11 anni non volevo la macchina e ho utilizzato solamente la bicicletta, per andare a lavoro, spesso coprendo lunghe distanze e con ogni condizione climatica, anche estrema ma i vantaggi superavano i disagi: non si inquina l’ambiente, spesso si fa più in fretta delle automobili, specialmente in città, e ci si tiene in forma. Ho voluto seguire questa filosofia anche in Sardegna, dove purtroppo mi sono dovuto scontrare con l’amara realtà dell’indisciplina e del non rispetto degli automobilisti per le due ruote.
Hai percorso in lungo e in largo il territorio isolano, toccando realtà e comunità locali differenti l’una dall’altra: da cosa sei stato catturato o colpito se lo sei stato?
Per chi ha sempre vissuto in città (e negli 11 anni prima del viaggio in una città di quasi due milioni di abitanti, Birmingham in Inghilterra) attraversare la Sardegna ha messo in luce il gran divario che c’è tra le zone urbane e i centri più piccoli, soprattutto dell’interno, questi ultimi afflitti da piaghe che li stanno portando ad un lento processo di spopolamento. Sembrano esserci due Sardegne, una che cerca di stare al passo della contemporaneità e del progresso, l’altra rimasta (o forse è stata lasciata) indietro, con mancanza di servizi essenziali e in qualche caso con situazioni di povertà o di disagio sociale che non mi aspettavo. Nonostante tutto ciò ho trovato sempre un’accoglienza calorosa (o quasi) ovunque sia arrivato
Hai portato con te l’Ukulele… perché proprio questo strumento musicale?
Si tratta di un Ukulele basso. E’ l’equivalente in miniatura e dunque trasportabile in bicicletta del mio strumento, il Contrabbasso. Per me rimanere un anno in viaggio senza suonare era impensabile. E soprattutto volevo uno strumento sul quale poter creare materiale musicale ispirato al viaggio in ogni luogo che visitavo; un amico bassista mi fece conoscere questo strumento e mi sono adoperato per cercarne uno. Roberto Pesolo di Cagliari ha sposato subito il progetto ed insieme alla ditta produttrice Stefyline, mi ha regalato lo strumento che ho portato in viaggio.
377 sono i comuni in cui hai fatto tappa. Raccontaci qualche aneddoto
Gli aneddoti sono tanti, troppi, che riguardano persone che ho incontrato o situazioni che ho vissuto. Molti li potete già leggere sul Blog www.377project.com, altri entreranno nel libro racconto del viaggio che spero uscirà nel 2022 per un’importante casa editrice italiana… non voglio rovinare la sorpresa!
Con 377 Project vuoi sensibilizzare l’opinione pubblica a qualcosa o qualcuno in modo particolare?
In realtà non era quello lo scopo ma spero che questo viaggio, veramente “d’altri tempi” nella sua lentezza e nelle sue modalità, faccia riflettere sulla necessità di fermarci un attimo o perlomeno di rallentare i ritmi delle nostre vite sempre di corsa, per osservare in maniera più consapevole i dettagli di tutto ciò che ci sta intorno. Se poi il mio viaggio potesse fungere da ispirazione per chiunque voglia intraprendere un’esperienza importante, un cambio di direzione nella propria vita, o realizzare qualcosa di grande, ne sarei lieto.
Dall’esperienza di questo viaggio cosa faresti in più e cosa invece non ripeteresti?
In più credo nulla. Ho davvero richiesto troppo a me stesso. Vi racconto la mia giornata tipo: preparazione bagagli, colazione, pubblicazione articolo sul blog, salutare chi mi ospitava (procedura spesso lunga), partenza in bicicletta, pedalata sotto ogni condizione atmosferica, arrivo in un paese nuovo, incontri con chi mi ospitava, spesso molte persone, incontri con studenti delle scuole, visite, spesso molte, siti archeologici, musei, laboratori artigianali, fabbriche, pranzo (quasi sempre maestoso), passeggiate per il centro dei paesi, altri incontri, esibizioni musicali, altre visite, scrittura frammenti musicali, scrittura diario, preparazione e invio email da mandare ai Comuni, cena (spesso cenone in stile natalizio), altri incontri, scaricamento foto e video della giornata, backup dei dati, preparazione post su Instagram e Facebook per il giorno dopo, con ringraziamenti e ulteriore ricerca ospitalità, registrazione frammento musicale, composizione testo per l’articolo quotidiano sul blog, traduzione dell’articolo in inglese, caricamento del materiale sul blog (quando c’era linea internet), caricare tutta l’attrezzatura elettronica, andare a dormire su un letto nuovo. Questa routine quotidiana, interrotta in 14 mesi solo per qualche brevissima e faticosa trasferta in Inghilterra per suonare, mi è costata una brutta tendinite che ha impiegato più di un anno ad andar via e un’ altrettanto lunga stanchezza mentale! Di tutto ciò non ripeterei l’invio delle email ai Comuni, operazione che mi prendeva un po’ di tempo ogni settimana. Credo che a 377 email inviate abbia ricevuto meno di 20 risposte. La maggior parte delle Amministrazioni non sapevano del mio arrivo, e forse molte ancora oggi ne sono ignare. I contatti con Sindaci, assessori, hanno funzionato meglio tramite passaparola, whatsapp e social media.
Da questa esperienza culturale immagino tu abbia creato un filo conduttore che unisce musica, cultura, e sostenibilità: cosa ne è scaturito?
Oltre all’esperienza personale, life-changing direbbero gli inglesi, mi ero posto l’obiettivo di produrre una serie di opere: un libro che raccontasse l’esperienza, magari uno più visivo che metta insieme le immagini raccolte; uno o più dischi che raccolgano i frammenti sonori ispirati da ogni paese visitato; una serie di filmati, e perché no magari anche un docufilm che racconti l’esperienza. Sono poi arrivate nuove idee in corso d’opera che sono riuscito a realizzare a fine viaggio: uno spettacolo multimediale immersivo, che unisce testi, musiche e immagini del viaggio; una serie di prodotti artigianali tra cui spiccano il bellissimo tappeto realizzato nel laboratorio tessile Su Marmuri di Ulassai e le serigrafie in edizione limitata realizzate allo Studio deposito di Cagliari, che raffigurano il mio itinerario, una linea rossa senza punti, che simbolicamente unisce tutte le 377 comunità della Sardegna, tracciata con la fatica delle mie gambe. Mi piacerebbe che venga interpretata come un tentativo di unire tutte le comunità, spesso separate da uno spiccato senso di individualità e campanilismo.
Interessante questo tuo messaggio che spero venga recepito dalla comunità Sarda come una nuova modalità per un salto di qualità nel palcoscenico delle culture mondiali. Sebastiano, per congedarci piacevolmente da questo nostro incontro, direi a questo punto di rivolgerti un ultima domanda.
Vuoi lanciare un messaggio particolare ai lettori che ora ci leggono qui, su “FocuSardegna”?
Colgo l’occasione per ricordare che il progetto è avvenuto quasi esclusivamente senza fondi pubblici. Nella maggior parte dei comuni ho comunque trovato accoglienza e ospitalità calorosa da parte di moltissimi amministratori, sindaci, assessori, associazioni locali, e soprattutto da semplici cittadini, che mi hanno fornito vitto e alloggio (spesso pagando di tasca propria) e il loro tempo. Tuttavia, su 377 comuni ai quali ho chiesto un piccolissimo contributo, tra i 100 e i 200 €, per la realizzazione delle opere nonché per lo svolgimento di attività artistiche didattiche durante la mia giornata nel comune, solamente 20 comuni hanno contribuito economicamente. Ho dovuto dunque lanciare una campagna di Crowdfunding per la realizzazione del disco, che è tuttora in corso con scadenza il 7 Gennaio 2022, alla quale invito a contribuire tutti i lettori che volessero sostenere il progetto.
Il link è: https://produzionidalbasso.com/project/377-project-il-disco/. In cambio di una donazione potete ricevere svariate ricompense, anche importanti!
Cosa dire? Ringrazio Sebastiano Dessanay per la grande disponibilità e per l’intervista, e spero che la sensibilità dei Sardi a questa tipologia di progetti culturali, assuma una forma esponenziale degna di nota. Spero di poter rincontrare Sebastiano magari per raccontare una nuova esperienza e soprattutto per raccontarla a voi lettori.