Joias è un marchio di artigianato artistico sardo alla continua ricerca di forme di innovazione e narrazione dedicate alla Sardegna.
Nasce dal sogno di una famiglia ogliastrina da sempre interessata all'arte, alla cultura e alle tradizioni di Sardegna e si traduce in ricerca e realizzazione di opere dedicate.
L'ultima è un omaggio a una delle più importanti opere di Maria Lai, artista di fama internazionale originaria di Ulassai.
Nel 1981 Maria Lai realizzò "Legarsi alla montagna" un evento che coinvolse l'intera comunità di Ulassai e che ripercorreva una leggenda locale, quella di "Sa Rutta de is'antigus", cioè "La grotta degli antichi" e affonda le origini in un fatto realmente accaduto nel paese quando, nel 1861, si staccò un costone della montagna e travolse un'abitazione facendo morire tre bambine. L'unica che si salvò teneva in mano un nastro celeste.
Lo stesso nastro, considerato dalla popolazione come parte di un evento miracoloso, diventò parte della storia di una comunità e del rapporto con una montagna madre e matrigna.
Joias, in collaborazione con la Cooperativa tessile Su Marmuri di Ulassai, ha riassunto l'evento performativo in un tappeto di rara intensità, celebrato e raccontato dalle parole della scrittrice Angelica Grivel Serra.
Si porge allo sguardo con la gentilezza di cromie pastello tra l’azzurro e il bianco, ma il tema è fiero come il paese di cui propone nette fattezze: il tappeto Omaggio a Maria Lai, radicato sul disegno di Stefania Spanu, fresco di minuziosa orditura della Cooperativa tessile Su Marmuri di Ulassai, è proprio un quadro. Se infatti riproduce un frammento cruciale dell’attività dell’artista cui è dedicato, al tempo stesso serba un enigma proprio, un’identità essenziale che gli conferisce lo statuto di una personalità. Molto più di un’emulazione o una rivisitazione, il tappeto veste da sé la caratura di un’opera artistica.
Binomio tra spessore materico e scrigno di memoria, intreccio d’arte e abilissima maestria, il tappeto è il racconto di quella Ulassai che, nel settembre del 1981, si rese primo paradigma formidabile dell’Arte relazionale, quando tutto il paese, vinte le diffidenze iniziali, assecondò infine con fervore l’idea di Maria Lai di congiungerlo con un nastro alle vette calcaree che lì grandeggiano, incoronandolo. Un’opera corale assurge così a simbolo esemplare di complicità e appartenenza tra persone, natura e arte.
Se sul tappeto l’azzurro del nastro è una linea decisiva, che nella struttura a zigzag lo attraversa da un estremo all’altro, nella storia quell’interminabile filo fu l’esito di rotoli di tele di jeans, dono generoso del merciaio del paese quando espresse fiducia nel progetto dell’artista.
Eppure, mentre nella sobrietà del quadro la striscia di tessuto è una linea geometrica senza interruzioni, il nastro vero, in quel giorno emblematico, transitò di casa in casa in modo frastagliato: nodi laddove fiorivano legami di amicizia, semplice passaggio a segno di mutua ostilità.
E poi, eccoli, svettano i monti, a cingere le case stilizzate sul tappeto in tanti rettangoli ritmati nella composizione ad alternanze, a volte sovrapposti.
Congegnato dalla creatività di Joias, il tappeto è pregiato anche al tatto: la tecnica della tessitura ne detiene l’armonia complessiva, nel solido dettaglio tracciato dal tutto pieno e semipieno dei pibionis.
Montagna e casa, umanità e arte.
Drappo celestiale a stilizzare cuore e memoria.
Angelica Grivèl Serra