Si racconta che un giorno d’estate, forse durante la festa dell’Angelo, a Mannorri ebbero inizio le inimicizie. Giuanni Indentiu era un giovane brutto,pariat un’istria, e si innamorò perdutamente di Sa Bella de Mannorri, la più bella ragazza del villaggio”. Potrebbe essere l’incipit per un romanzo d’amore ottocentesco dal finale irrimediabilmente tragico, è invece il primo capitolo di “Mannorri, misteri e leggende di un villaggio dimenticato”pubblicato poche settimane fa da Carlo Delfino Editore.
Il saggio, firmato dallo studioso di Urzulei Fabrizio Vella, ci porta indietro di 270 anni per scoprire l’infelice sorte del villaggio ogliastrino di Mannorri, un tempo ricco di vigne, pascoli e allevamenti e oggi scomparso. Rase al suolo le case e le strade del paese, dispersi i suoi beni e i suoi abitanti alla fine del Settecento per cause ancora oggi misteriose.
Dietro la scomparsa del piccolo comune dell’alta Ogliastra, a tre chilometri da Urzulei, c’è sicuramente una faida sanguinosa: lo dicono gli anziani della zona che ricordano i racconti dei nonni, lo confermano le tante fonti documentarie che Fabrizio Vella ha consultato in una ricerca lunga due decenni. Una scia di odio, omicidi e vendette che ha sconvolto la comunità di Mannorri o Mannurri nella seconda metà del Settecento e costretto gli ultimi abitanti a spostarsi altrove. Le origini di questa lotta a colpi di fucile? Un giovane che avrebbe lavato col sangue l’offesa di un amore negato, quel Giuanni Indentiu entrato nelle leggende di Urzulei, Talana e altri paesi ogliastrini come un uomo brutto e cattivo, Indentiu perché nato con i denti, presagio di sventura e malignità.
“Giuanni nonostante il suo aspetto era molto ambizioso – scrive Vella riportando le interviste dei vecchi di Urzulei – e si innamorò perdutamente diSa Bella de Mannorri. C’era però un giovane forestiero, che d’estate portava il bestiame a pascolare sui campi mietuti di Mannorri. Fu allora che la Bella lo conobbe e si innamorò di lui. Qualcuno racconta che durante i balli Giuanni baciò in pubblico la giovane suscitando la reazione violenta dei suoi parenti. Secondo altri, sopraffatto dalla gelosia, Indentiu gridò ‘Geo soe Giuanni Indentiu! At a currere su sambene a erriu!’ e scagliandosi contro il rivale in amore lo trafisse con la lepa”. Sarebbe stata questa dunque l‘inizio della faida tra gli abitanti del paese e da questo momento il sangue iniziò a scorrere a fiumi, come aveva presagito Indentiu. Secondo altri invece l’amore tra Giuanni e la Bella non sarebbe stato frenato da un forestiero ma dalla famiglia di lei, e Indentiu uccise il padre della sua amata scatenando la faida tra due fazioni.
Che la figura di Giuanni e della sua amata, la Bella di Mannorri, non siano solo fantasie degli anziani lo confermano le cronache degli storici Vittorio Angius e Giovanni Spano, i documenti della parrocchia di Mannorri conservati oggi tra le diocesi di Cagliari e Lanusei, e poi atti notarili, nomine, testamenti, documenti giudiziari e altre carte consultate all’Archivio di Stato di Cagliari e in altri archivi storici: tutto proverebbe che intorno al 1776 un feroce scontro tra due famiglie causò venti morti, e da questo momento il paese non trovò pace. La Bella, identificata nella giovane Chatelina Chichilloi, morì di crepacuore, il sindaco Giacu Serra che provò a pacificare gli animi fu ammazzato e nel 1777 si spense l’ultima testimone del villaggio, Francesca Balisai.
I beni di Mannorri furono spartiti tra i paesi di Urzulei e Talana, la parrocchia abbandonata, le case furono rase al suolo per ricavare terrazzamenti. Oggi Mannorri conserva qualche rudere e la chiesa moderna di San Basilio Magno, costruita al posto della più antica. Ma la cattiva sorte di Mannorri non si spense con la morte di Francesca Balisai: “I rancori ereditati dal villaggio scomparso insieme a incertezza e tensioni si propagarono come un male oscuro ad Urzulei, causando o alimentando una lunga e dura faida intorno ai primi dell’Ottocento”