La prima volta che ho sentito parlare di Archivio Marras non sapevo nemmeno di chi si trattasse. Osservando alcune immagini trovavo una realtà, quella dei boschi del Gennargentu, nel modo in cui l'ho sempre vista attraverso i filtri dei miei occhi, come se loro stessi le avessero concretamente sviluppate in quella maniera.

Certamente si trattava di qualcuno che era cresciuto in quella parte di Sardegna di alberi "brillanti color malva argentea, di tortuosi e ripidi pendii, di pioppi come fantasmi dalla luminosità spettrale", così come la descriveva nel 1921 D.H.H. Lawrence nel suo viaggio "Mare e Sardegna".

Coincidenza vuole che, infine, quegli scatti, appartenessero ad alcuni fotografi sorgonesi, proprio in quel capolinea della linea ferroviaria Mandas-Sorgono che portò Lawence e altri personaggi illustri nel centro della Barbagia-Mandrolisai.
Di tempo ne è passato da allora, ma le campagne del Gennargentu per gli abitanti del luogo, non solo per i visitatori, incantano e stregano ancora oggi, tanto da riuscire a catturarti con la sola immaginazione. Ancor più se a scatenarla sono dei veri maghi dello scatto.

Quando si inquadra una porzione di realtà si opera una scelta: quella di fermare un'esperienza visiva e regalarla al mondo. Un passaggio certamente non facile, perché oggi chiunque è sì capace di scattare fotografie, ma è una prerogativa di pochi riuscire nell'intento.

Chi è dunque un fotografo? E' forse colui che vede centinaia di albe e tramonti, che patisce il freddo all'interno di un capanno o che brucia sotto il sole cocente in attesa della situazione perfetta? Colui che se il momento non è quello giusto abbassa la testa e umilmente si ritira in attesa di tempi migliori? Colui che cerca la bellezza nelle piccole cose sulla terra e lassù in alto nel cielo, rendendole grandi ai nostri occhi? Colui che prova rabbia alla vista di ettari di macchia percorsi dal fuoco?

L’Archivio Marras risponde perfettamente a questi interrogativi. Un progetto fotografico partito dai giovani ma le cui fondamenta traggono origine da un'intera famiglia di appassionati. A partire da Nanni Marras, già noto a chi opera nel settore, seguito dal figlio Carlo e dai nipoti Sebastiano e Enrico Marras. E' quest'ultimo a raccontare timidamente la loro storia:
"Perché ci siamo resi conto che questa passione è sempre stata parte della famiglia, non solo di zio Nanni ma anche degli altri fratelli di mio padre, il padre di Sebastiano, e un altro fratello ancora. Tutto è partito dalla mostra dell’anno scorso da cui poi abbiamo deciso di darci un nome".

 Ragno o Botola nuragico di Sebastiano Marras

Quindi Archivio Marras cosa indica in sostanza?
Archivio perché è il nome più adatto a descrivere tutto il patrimonio di fotografie che possediamo. Nanni fotografa da più di trent’anni. Io, Sebastiano e Carlo abbiamo iniziato da più o meno dieci anni. Oltre alle immagini l'Archivio Marras include anche un progetto audiovisivo presente su you tube.


Avete delle preferenze rispetto ai vostri soggetti fotografici?
Essendo in quattro a fotografare ognuno ha la propria categoria preferita. Sebastiano ad esempio si occupa di rapaci ma principalmente si dedica alla macrofotografia, cioè insetti o cose inerenti il mondo più piccolo. A me e Carlo piace fotografre rapaci e mammiferi. Comunque sia tutto, non siamo così selettivi. Idem Nanni.

Come pensate di farvi conoscere?
Sicuramente con le mostre, siamo al secondo anno della mostra a Sorgono. Quella dell'anno scorso è stata esposta anche a Nuoro. Vorremmo creare una pagina Facebook e Instagram relativa all'Archivio Marras perché al momento abbiamo pagine e profili personali.
La pubblicità sul web è importante, ma riteniamo altrettanto importanti le mostre.


A proposito della mostra, sarà aperta sabato e domenica, quest’anno qual è la tematica principale?
Come l’anno scorso si chiamerà “Incontri ravvicinati”. Il nome si ricollega al fatto che quando usciamo a fotografare cerchiamo di mimetizzarci e avvinarci sempre di più all’animale senza che lui se ne accorga. La tematica non è precisa, quest’anno forse abbiamo dedicato più attenzione ai predatori.


Quando andate in luoghi non proprio facili da raggiungere come organizzate la vostra giornata?
Certamente devi avere tutta la giornata libera, non basta mezza giornata. Usciamo anche prima dell’alba, 5 o 6 del mattino, in modo che riusciamo a entrare nel capanno quando è ancora buio, oppure all’alba quando non c’è attività. La preparazione però inizia nel periodo precedente: prima c’è la ricerca della specie, poi il monitoraggio, dopo la costruzione del capanno, infine c’è l’appostamento. A questo punto è questione di fortuna, trovarsi al momento giusto nel posto giusto.

Quali zone sono più favorevoli?

Utilizziamo i diversi ambienti di tutta la Sardegna. A volte per cercare alcune specie dobbiamo spostarci lontano.

 

Martora o Martes martes di Enrico Marras

Vi è capitato di provare paura o sentire pericolo?

Beh sì, sicuramente, soprattutto Nanni che fotografava tanti anni fa. Andare in campagna da solo sul Gennargentu in altri tempi non era così sicuro. Oggi i rischi sono pressoché nulli, però chiaramente fare un capanno sull’orlo di un precipizio, ad esempio, può essere sempre pericoloso.

La più bella esperienza che avete vissuto?
Questa è una bella domanda. Diciamo che, personalmente, la mia esperienza più bella sarà proprio la sorpresa della mostra, una cosa che puoi vedere una volta nella vita e mai più.

A chi o cosa ti ispiri quando vai a fotografare?
Mi potrebbe ispirare il clima o il tempo. A me non piace fotografare col sole per esempio, amo fare foto con la pioggia, la neve, la nebbia. Quindi a seconda del periodo dell’anno ho magari in testa una foto e cerco tutte le combinazioni perfette. Il giorno che capita quel clima vado subito nel capanno e ricerco un animale in quel contesto ambientale.

Come si diventa fotografi naturalisti?

In realtà più o meno tutti abbiamo iniziato a fare foto non naturalistiche. Adesso nel 99% dei casi facciamo quello, poi sì mi capita qualche paesaggio, ma in realtà vi è una passione di base per gli animali, unita alla passione per la fotografia.

Cosa pensate della fotografia naturalistica in Sardegna?
In Sardegna sta crescendo moltissimo, devo dire che è proprio un bell’ambiente e stringi parecchie amicizie. Ci sono solo dei pro per quanto mi riguarda. C’è una competizione sana, che stimola l’altro a fare meglio.

Progetti per il futuro?

Pensiamo di ampliare i diversi progetti audiovisivi, come quello presente su you tube, magari realizzando dei cortometraggi specifici della specie, col supporto grafico e pubblicitario di un'altra Marras della famiglia, mia cugina Alice, che ha un ruolo chiave nell'Archivio, senza la quale non avremmo avuto lo stile che contraddistingue sia il progetto audiovisivo che le nostre mostre. 

Continueremo sicuramente ad allestire altre mostre e ad ampliare ulteriormente l'Archivio fotografico. 
L’idea in un futuro prossimo sarebbe quella di fare un libro.

 

Civetta o Athene noctua di Carlo Marras

 

 

Foto copertina Astore sardo/corso o Accipiter gentilis arrigonii di Enrico Marras


Tutte le foto per gentile concessione di Archivio Marras

Canale You Tube:  https://www.youtube.com/channel/UC7Z6yNwkdNtDBzRxwqZyPQw

Autore dell'articolo
Natascia Talloru
Author: Natascia Talloru
Freelance nel settore culturale. Dopo anni di formazione scientifica tra Cagliari e Milano, mi indirizzo nello studio delle terapie naturali, della medicina alternativa e antropologica, in particolare della Sardegna. E’ in Barbagia, nei luoghi del cuore, che le mie passioni per il giornalismo, la comunicazione e la musica si trasformano nel tempo in lavoro. Attualmente scrivo su testate giornalistiche online/offline e collaboro con diverse realtà locali nell’ambito della comunicazione web. Ho ideato Ilienses, un progetto musicale, culturale e audiovisivo sulla Barbagia, di cui sono anche General Manager. Vagabonda errante per natura, trovo la mia pace dei sensi nell’abitare e vivere i paesi della Sardegna, a contatto con la terra e le sue meraviglie.
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