Francesca Casula, classe 1978, di formazione classica, è la più giovane fra i sette soci fondatori di Lìberos, l’associazione che nasce con l’intento dichiarato di unire le opportunità e rispondere alle esigenze di tutti i segmenti della filiera del libro in Sardegna. In questa compagine rappresenta le istanze degli editori, essendo stata per anni alla direzione della casa editrice Aìsara. La formazione da bibliotecaria e il fatto di aver fondato sette anni fa a Cagliari un’associazione culturale che si occupa di promozione della lettura la rendono tuttavia sensibile alle istanze di questi segmenti della filiera. La rivista Vita l’ha indicata come uno dei cento talenti under 35 che cambieranno l’Italia. Con lei parleremo prevalentemente di editoria, delle nuove opportunità derivanti dall'avvento del digitale e di Lìberos.
Partiamo:
1 - Che cos’è Liberos?
Definire Lìberos diventa ogni giorno più complicato. Abbiamo iniziato pensando a una comunità di lettori (che ha casa nel social network liberos.it ma si ritrova fisicamente agli eventi organizzati) e a un circuito di operatori della filiera del libro che in rete potesse ottimizzare gli sforzi e rispondere alla domanda di cultura senza lasciarsi travolgere dalla dura legge del mercato. È un circuito virtuoso, perché gli operatori condividono non solo gli strumenti ma anche un codice etico che predilige i comportamenti leali e solidali a sfavore di quelli che, per favorire il singolo, danneggiano tutto il sistema. Aderiscono a Lìberos case editrici, scrittori, agenzie letterarie, librerie, biblioteche, festival e associazioni culturali, ma già da diversi mesi anche i comuni chiedono di aderire, perché riconoscono in Lìberos un interlocutore valido e presente nel territorio. Quindi Lìberos è anche un laboratorio permanente di progettazione culturale per enti e istituzioni che cerchino proposte di qualità. Per questi motivi, Lìberos rappresenta un vero e proprio modello culturale.
2 - Come nasce il progetto?
Tutto è iniziato quando, all’ennesima libreria che abbassava la serranda, ci siamo detti che bisognava fare qualcosa. La Sardegna è sempre stata piena di energie positive: è bastato immaginare che queste potessero confluire in un progetto condiviso. Ovunque, e in qualunque campo, il pensare e agire in termini collettivi porta giovamento: Lìberos nasce come collante di queste energie, le evidenzia, le promuove e le protegge; ne è, sostanzialmente, la forma organizzata.
Forse era necessario arrivare a vedere una tale desolazione per rendersi conto che bisognava reagire, perché capita spesso che le idee più forti nascano da una situazione di emergenza.
3 - In che modo la vostra idea può essere d’aiuto alla comunità dei lettori sardi?
La comunità dei lettori di Lìberos ha, come accennavamo, una propria casa, anche se virtuale (liberos.it). Il social network consente un consistente scambio di informazioni e quindi l’accesso a maggiori opportunità di fruizione di eventi e spazi culturali. Ma non si tratta solo di una comunità virtuale: il fatto di riuscire a distribuire più occasioni di incontro nel territorio consente ai lettori di non sentirsi emarginati o esclusi. I piccoli paesi, quelli dimenticati da tutti, hanno fame di cultura e sono molte le amministrazioni locali che mostrano interesse per il lavoro di Lìberos, perché le nostre offerte sono fortemente ancorate alle esigenze locali, non sono mai calate dall’alto, e hanno sempre una buona ricaduta sul territorio. Per i lettori significa avere un bel ventaglio di opportunità, una sorta di festival diffuso che non conosce stagioni né percorsi premasticati.
4 - Quali iniziative avete sinora promosso?
Il nostro format principale è quello degli “Scrittori a Piede Lìberos”, cioè la formula con la quale gli autori che si affidano al nostro circuito hanno la possibilità di trascorrere alcuni giorni in Sardegna promuovendo il proprio libro. In questo modo si ottimizzano i costi e i risultati per librai, editori ed autori stessi. Riusciamo così a portare scrittori anche noti e importanti in piccoli centri finora esclusi dai circuiti degli eventi culturali.
Durante il Salone del Libro di Torino, al quale abbiamo partecipato con un nostro stand, abbiamo consentito agli editori del circuito di promuovere in una serie nutrita di incontri i propri autori, facendo in modo, inoltre, che si creassero le condizioni per un proficuo interscambio di relazioni tra le varie professionalità del mondo del libro nazionale e quelle della nostra regione. In autunno abbiamo in programma la realizzazione di un festival diffuso da tenersi sulla quasi totalità del territorio regionale. Diamo molta importanza anche alla formazione e quindi abbiamo svolto e continuiamo a programmare il convegno “A stile Lìberos”, con seminari e conferenze volte a stimolare la crescita professionale dei protagonisti del mondo del libro sardo.
5 - Più di un italiano su due si dichiara “non lettore”. Qual è la situazione in Sardegna?
La Sardegna ha indici di lettura pari a quelli dell’Italia Centrale, con alcune aree, come Nuoro (non a caso inserita nel progetto “In Vitro” del Ministero dei Beni Culturali), che hanno dati più simili a quelli del Nord Italia. Ma noi vogliamo di più, per questo operiamo cercando di spostare il baricentro delle nostre iniziative dai centri maggiori, già intasati di eventi culturali spesso sovrapposti e dispersivi, verso quella periferia fatta di piccoli paesi, spesso privi di una libreria, con piccole biblioteche che vivono le difficoltà dovute alla costante riduzione di finanziamenti, creando in collaborazione con le amministrazioni locali progetti legati alla diffusione della lettura e incontri con gli autori.
6 - Perché leggere aiuta ad essere cittadini migliori?
Leggere consente di acquisire consapevolezza e strumenti per esercitarla. Nel confronto con gli altri, l’avere una solida struttura culturale aiuta a focalizzare i problemi e a trovare una soluzione. Un cittadino che non legge è un cittadino sguarnito di fronte a un mondo prevaricatore e insensibile: leggere (e studiare) è l’unico modo per non soccombere.
7 - A suo avviso, l’avvento degli eBook sostituirà l’utilizzo dei libri? Che fine faranno le case editrici?
Il discorso dell’editoria digitale in questo momento è più interessante per le dinamiche che per i numeri che esprime: in Italia rappresenta il 2% del mercato e negli Stati Uniti, paese leader, solo il 20%. Pensare alla sparizione del libro di carta è piuttosto prematuro, ma è inverosimile anche pensare alla sparizione delle case editrici, perché il libro non è la carta su cui è stampato. Molti pensano che il costo maggiore di un libro sia la stampa e, sparita quella, non rimanga quasi nulla da pagare. In realtà, non è nemmeno il costo maggiore, e il lavoro di una casa editrice non può essere sostituito da un informatico che costruisce un ebook: chi scrive va pagato, così come va pagato chi fa l’editing, l’eventuale traduzione, la grafica, la distribuzione e via dicendo. Il discorso del prezzo di un libro è spesso un discorso privo di fondamento e viziato da una brutta pratica del mercato, quella dello sconto selvaggio, che apparentemente allarga la base dei lettori ma in realtà stritola chi produce i libri (limitando fortemente la qualità e la varietà dell’offerta). Del resto, se proprio uno non può o non vuole pagare, esistono le biblioteche: il supporto e il prezzo sono spesso solo una scusa.
8 - Quali sono per gli autori dei libri i pro e i contro dell’avvento dell’editoria digitale?
Per un autore che passi attraverso una vera casa editrice (quindi escludendo l’editoria a pagamento) non ci sono contro: il suo lavoro è sostanzialmente lo stesso. L’editoria digitale consente però di pensare anche percorsi di lettura e fruizione del libro differenti: sono ormai diversi gli esempi di ebook “arricchiti”, prodotti in cui il racconto è inserito in uno schema più ampio e più ricco. In questo senso, per chi ha la testa adatta a scrivere e pensare su diversi piani, l’ebook rappresenta uno strumento molto interessante.
9 - Cosa pensate si debba fare in Sardegna per valorizzare al meglio il patrimonio culturale?
Quello che si può fare come cittadini, come lettori, come operatori della cultura, noi lo stiamo già facendo. Ci aspettiamo che anche le istituzioni facciano la loro parte: investire in cultura è spesso visto come uno spreco, che non ha un ritorno economico, che non crea ricchezza. Ma è falso: nei paesi in cui si investe in cultura si vive meglio. È un dato di fatto. Continuare a pensare che il benessere di un popolo passi sempre e solo per l’auto nuova e la busta della spesa piena è da scellerati. Se Lìberos ha potuto cominciare a correre anziché arrancare è grazie alla vincita del premio cheFare, che abbiamo vinto all’inizio di quest’anno come miglior progetto culturale innovativo: un contributo da un privato che ha consentito a una buona idea culturale di avere gambe per camminare. Questo è quello che andrebbe fatto, riconoscere e sostenere le buone idee. In una parola, investire, investire, investire.
10 - Un consiglio ad un giovane scrittore sardo.
Un consiglio ad un giovane scrittore sardo, ma anche a qualunque scrittore di qualunque latitudine, è di non avere fretta. L’ansia da pubblicazione è il peggior nemico di uno scrittore ed è quella che spesso ti fa scegliere la strada più facile, lastricata di editori a pagamento ansiosi di investire i tuoi soldi nel tuo talento. Al tempo di internet non si può far finta di non sapere che questo genere di pubblicazione non è editoria. Non credere a chi ti dice che è impossibile esordire diversamente in Italia: il numero enorme di esordi che ci sono ogni anno toglie qualunque dubbio. Piuttosto, è molto più utile investire una somma molto inferiore per una valutazione professionale della tua opera. Per questo ci sono le agenzie letterarie. Questo non significa che tu non possa tentare di proporti da solo alle case editrici, che non vuol dire inviare in allegato a un’email la tua opera a tutte le case editrici delle pagine gialle, ma significa leggere, leggere, e ancora leggere, e chiederti non quale casa editrice ti piacerebbe ma a quale casa editrice potrebbe piacere il tuo libro: nei loro cataloghi è la risposta.
Simone Tatti