Mauro Carta, 39 anni, originario di Gesico, è Consulente aziendale nel settore lavoro. Laureatosi in Economia presso l’Università di Cagliari ha poi affinato i suoi studi nel settore della progettazione comunitaria. Membro della Consulta Regionale dell’emigrazione, si occupa da anni dello studio del fenomeno dello spopolamento e dei flussi migratori. In passato è stato Presidente di Ipsia Sardegna, coordinando diversi progetti di cooperazione internazionale in Kosovo e Bosnia. Attualmente ricopre la carica di presidente provinciale ACLI. Con lui parleremo di economia e politica, dei problemi della Sardegna e del ruolo svolto della Associazione che rappresenta.
Partiamo:
Iniziamo dalla storia, quando sono nate le ACLI di Cagliari e che ruolo hanno avuto nel passato recente?
Le Acli Provinciali di Cagliari sono nate nel 1946. I fondatori decisero che i compiti specifici delle Acli dovevano essere quelli di affermare i princìpi cristiani della vita, negli ordinamenti, nella legislazione, integrando ed affiancando l'opera dei Sindacati unitari di categoria per tutto ciò che esula dai compiti specifici riservati ai Sindacati stessi. Lo scopo era quello di rispondere all'esigenza di una organizzazione che potesse “formare solidamente nella dottrina sociale cristiana” i lavoratori. Le Acli, ieri come oggi, hanno l’obiettivo di svolgere un ruolo di formazione culturale e sociale congiunto ad un'esperienza concreta di iniziativa sociale.
Cosa rappresentano le ACLI nella società odierna, in particolare per la provincia di Cagliari?
Le Acli rappresentano la più grande organizzazione di laici cristiani presente in Italia, con 20 sedi regionali, 104 provinciali, oltre 7000 circoli e centinaia di migliaia di Soci. Nella provincia di Cagliari l’impegno delle Acli si sviluppa su due ambiti principali: lavoro e sviluppo sociale. Le Acli promuovono il protagonismo sociale della famiglia, per riconoscere la famiglia quale soggetto attivo di promozione sociale ed economica e sono impegnate anche sui temi della cooperazione internazionale, delle politiche giovanili, dell’immigrazione ed emigrazione, dell’impresa sociale e del “terzo settore”, dello sport e del tempo libero. Le Acli sono presenti nelle province di Cagliari, Carbonia Iglesias e Medio Campidano con la sede provinciale in viale Marconi 4 a Cagliari e attraverso una rete di circoli e di servizi distribuiti sul territorio delle tre province.
In che modo le ACLI possono giocare un ruolo importante nell'ambito dell'attuale crisi economica?
Come Associazione abbiamo poi un ruolo da esercitare: informare e alfabetizzare le persone, in particolare quelle svantaggiate, su temi fondamentali. Si tratta di accompagnare le persone a orientarsi sui contratti di lavoro, sulle tutele, sul creare mutualità e mutua formazione tra persone e famiglie fino ad arrivare alla scelta degli studi, alla conoscenza del lavoro, al tessuto di imprese e alla previdenza.
Immigrazione e integrazione: potenziali problemi e opportunità?
Sicuramente un’opportunità, negli ultimi decenni l’Italia e la Sardegna sono profondamente cambiate. Oggi gli stranieri presenti nel nostro territorio superano i cinque milioni. Di questi, circa un milione, sono giovani nati o cresciuti nelle nostre comunità spesso costretti a vivere come cittadini di fatto ma non di diritto. Ecco perché le Acli ritengono urgente una riforma della legge sulla cittadinanza (91/92) affinché sia riconosciuto il diritto di cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. Modificare la legge sulla cittadinanza per gli stranieri, significa prendere atto del fatto che i diritti fondamentali superano i confini della geografia politica. Sul versante dei diritti politici non è meno urgente il riconoscimento del diritto di voto alle elezioni amministrative per i cittadini stranieri residenti nel nostro Paese da almeno cinque anni.
In Sardegna il terzo settore riceve adeguato supporto? Cosa si chiede agli amministratori locali?
L’associazionismo di promozione sociale, la cooperazione sociale, il volontariato hanno in Sardegna una notevole consistenza e hanno manifestato in questi anni di crisi una straordinaria capacità di tenuta. Purtroppo in Sardegna il terzo settore non riceve un adeguato supporto sia in termini di risorse che di coinvolgimento attivo nei processi decisionali.
Cosa ha rappresentato per Cagliari e la Sardegna la visita del Papa del 22 settembre?
Tante emozioni. Una giornata straordinaria, indimenticabile. Può rappresentare per la Sardegna una variabile di rottura. Significativo l’appello rivolto ai giovani “le difficoltà non devono spaventarvi, ma spingervi ad andare oltre , la speranza fa parte della vostra giovinezza! Se voi non avete speranza, pensate seriamente.”
Elezioni regionali ormai prossime: su cosa puntare per promuovere l'isola?
Su tre settori: turismo, agroalimentare e sul potenziamento e sostegno delle piccole e medie imprese. Va individuata una strategia di sviluppo che intende sostenere lo sviluppo del territorio, incrementando la competitività delle aziende, valorizzando le risorse locali, favorendo la fruizione e la messa a sistema dell’intero territorio, anche al fine di sviluppare una nuova offerta turistica, integrata e organizzata, da posizionare sul mercato nazionale e internazionale, che si fondi sull’identità locale.
Il Sulcis, con la chiusura delle grandi aziende è sempre più in difficoltà: come vede la situazione?
E’ necessario un progetto integrato di tipo bottom up. Che parte dalle imprese, dai comuni e dai cittadini. Il programma “99 ideas per il Sulcis” non può essere visto come un semplice concorso deve essere condiviso e partecipato, ci deve essere un coinvolgimento di tutti gli attori socio-economici del territorio. Soltanto così si potrà rilanciare l’economia del territorio.
La disoccupazione giovanile in provincia di Cagliari ha superato il 57%, una cifra incredibile. Come si può porre rimedio a questa situazione?
La disoccupazione giovanile rappresenta una vera emergenza sociale, che tocca in modo estremamente preoccupante i giovani di tutta Italia e i giovani della provincia di Cagliari, che devono affrontare il crescere e devastante fenomeno del precariato. Si deve investire sui giovani e sui disoccupati soprattutto sulle competenze individuali, sul saper fare, sulla formazione di competenze trasversali e/o specialistiche, partendo dal sistema dell'istruzione e della formazione specialistica o professionale al quale andrebbe restituita quella centralità che oggi purtroppo non ha.
Un consiglio a un giovane sardo disoccupato.
Riprendendo il messaggio di papa Francesco: “lottare per il lavoro” e soprattutto non perdere la speranza .
Marco Sideri