L'ex Bond girl ce l'ha fatta. Caterina Murino, attrice cagliaritana trapiantata in Francia, a quarant'anni può dirsi realizzata. Bellezza sarda, porta con sé dall'isola forza d'animo, tenacia e tempra che "vengono da questa terra fondata sul matriarcato", dice. Il suo 2017 è da incorniciare. Dopo la gavetta e l'exploit del 2006 in "Casino Royale", dopo cinema, televisione, web e teatro, Caterina Murino è esplosa e ora fa la spola tra Europa, Usa e India.
E Sardegna, naturalmente, da dove è partita senza una meta. Anche oggi non mette limiti al destino, ma sa di rappresentare un'isola e un modo di essere donna di successo tipicamente sardo.
Iniziare in Sardegna è più difficile. "Lo è stato all'inizio", ammette. "Quando facevo la modella mi dicevano che per arrivare a Milano mi serviva sempre un aereo. In realtà i veri ostacoli li creiamo noi, siamo attaccati a questa terra straordinaria e non ci vogliamo bene".
Caterina Murino si ferma, declina il pensiero. "Ho tanti amici sardi che stanno a Milano ma vogliono tornare a casa, è il mal di Sardegna". Ma per lei non esiste. "Ho la sindrome di Ulisse, ho sempre sognato di lasciare l'isola e girare il mondo", racconta. "La passione per il cinema è arrivata dopo, non ho lasciato la Sardegna per fare l'attrice, qualcosa mi spingeva ad andare".
Così ha scoperto il legame con l'isola. "Sentivo i miei genitori sempre vicini, anche quando non funzionava e mi sentivo sola. Mia mamma mi diceva che se avessi chiuso qualche porta alle mie spalle poi sarebbe stato più difficile, mentre quella di casa sarebbe stata sempre aperta". Ebbene, "aveva ragione, quel pensiero mi ha spinto a resistere; ho scoperto lì la caparbietà, la testardaggine e la forza delle donne sarde, così ho superato i momenti difficili".
Oggi a Caterina Murino l'isola non manca. "È dentro me - spiega - anche lontano si può fare tanto per la Sardegna". La gente la adora. "Con me i sardi sono straordinari", dice. E pensa a una grande artista isolana. "La Sardegna non ha reso giustizia a Maria Carta, donna straordinaria come la sua voce, morta dal dolore di non essere mai stata riconosciuta per il suo valore. Non sarà mai il mio dolore, ovunque vengo travolta da un affetto straordinario".
In due anni ha girato due film sardi. "Bianco di Babbudoiu era sardo e Chi salverà le rose? è del regista sardo Cesare Furesi, ha attori sardi come me e Antonio Careddu, è girato in Sardegna, ma non è sardo". Meglio, "è una storia internazionale, meravigliosa, secondo qualcuno l'ultima scena è da enciclopedia del cinema - prosegue - ma è anche una splendida foto della nostra terra, sebbene si potesse girare ovunque, e questo può stimolare le produzioni straniere a venire qui". Come in Francia. "Lì la cinematografia è un'industria e porta soldi ai territori", conferma.
Uscito in marzo, Chi salverà le rose? è uno dei suoi cinque film di quest'anno. C'è Editto, serie digitale francese. "Interpreto una campionessa d'apnea, uno dei più bei ruoli mai avuti", confessa Caterina Murino. "Il 28 aprile negli Usa uscirà Voice from the stone, con Emilia Clarke, e a ottobre un altro film in Francia - annuncia - e intanto si lavora a un film italiano con un cast europeo, tratto da un manoscritto di Alberto Rondalli".
L'ultimo pensiero è per le donne sarde. "Siate fiere, l'umanità ha bisogno di più donne come noi", è l'appello. "In tanti Paesi la donna è emarginata, ho lavorato in India, a quel Paese chiedo più rispetto per le donne; veniamo da una cultura matriarcale, spero che in tanti traggano ispirazione".
Gian Mario Sias
(ANSA)