C’è un pezzo di Sardegna nel "Teatro La Fenice" di Venezia: Giovanni Deriu, tenore di Bolotana racconta l’avventura della tournee del grande Teatro in Giappone.
Se il passo da Bolotana alla Fenice di Venezia sembra immenso, quello che porta in Giappone ha il profumo di un sogno che si avvera.
Tre capitali giapponesi, oltre ventimila spettatori, otto spettacoli da 45.000 yen per un posto in prima fila: questi alcuni dei numeri da record del tour nipponico del prestigioso Teatro della laguna veneziana che, a distanza di otto anni dal precedente viaggio nel Paese del Sol Levante, mobilita quasi 300 persone tra orchestra, coro, cast, tecnici e dirigenti.
Tra i protagonisti di un’avventura intensa, dove la bandiera della lirica italiana ha sventolato tra applausi, bis e file per gli autografi, c’era anche Giovanni Deriu, virtuoso tenore originario del Marghine, oggi artista del coro del Teatro La Fenice che abbiamo incontrato ai primi di maggio, di rientro dal tour che ha coinvolto i teatri di Osaka, Tokio e Nagoya.
Bolotana non è certo un paese noto per la lirica, come nasce questa sua passione?
Nel mio paese la musica è sempre stata un fattore culturale immancabile della vita quotidiana e anche nella mia famiglia questa passione, soprattutto per il canto, è stata ed è ancora tanto importante. Non è un caso che questo amore nasca presto: già nei primi anni di vita qualsiasi oggetto mi capitasse tra le mani doveva produrre suono e ritmo e dovevo sempre canticchiare qualsiasi melodia. Ma è dai 10 anni in poi che questa passione inizia seriamente a crescere, prima con esibizioni nei festival canori del paese e poi facendo parte di vari gruppi musicali rock locali, nei quali mi alternavo tra il canto e il suonare la batteria. E’ stato qui che ho capito di non poter vivere senza musica. Questi erano gli anni Novanta, dove a Bolotana la voglia di fare musica era tanta, tale da riuscire a superare la monotonia delle giornate, ed a dare la possibilità tanti artisti locali di mettere in evidenza le proprie qualità musicali. Bisogna ringraziare questi anni di fermento musicale bolotanese se oggi oltre a me, tanti altri artisti locali, vivono di questa magnifica arte: parlo di Maria Giovanna Cherchi,una delle più note cantanti del panorama sardo, Mara Tanchis, che fa parte del Trio musicale Appassionante Overlook di Roma, conosciuto in tutto il mondo e Mauro Mulas, pianista e compositore, noto soprattutto nell'ambiente musicale cagliaritano. Spero che altri compaesani abbiamo la voglia e la possibilità di coltivare e vivere da questa fantastica arte.
Mi racconta il suo iter per diventare tenore?
Dopo il diploma in ragioneria decisi di iscrivermi al conservatorio, prima a Parma e poi a Cagliari, dove mi son diplomato come Tenore. Dopo il diploma ho continuato a studiare con il contraltista cagliaritano Gianluca Belfiori Doro, con il quale tutt'ora studio. I suoi insegnamenti son stati fondamentali per affrontare al meglio questo lavoro e con tanta pazienza e impegno son riuscito a trovare una sufficiente maturità vocale che oggi mi sta dando grandi possibilità. Nel 2007 si apre la mia prima parentesi lavorativa, superando l'audizione per il Coro del Teatro lirico di Cagliari. Sino a quel giorno non ero tanto sicuro di svolgere questo lavoro. Io che avuto un passato da rockettaro non pensavo proprio di aver la possibilità di cantare lirica ed invece, eccomi qui!
Che rapporto ha con il Teatro Lirico di Cagliari?
Ho iniziato al lavorare al Lirico di Cagliari, come artista del coro, nel settembre del 2007. La prima opera in cui debuttai non fu un titolo italiano ma un'opera lirica russa, "La città invisibile di Kitez" di Rimskij-Korsakov. Fu una bellissima sensazione cantare per la prima volta davanti al pubblico della lirica e al fianco di colleghi con tanti anni di esperienza che mi incoraggiavano. Non avrei potuto chiedere di meglio che iniziare in Sardegna! Sono stati quattro anni importanti per la mia formazione musicale e lavorativa e lasciare il Lirico non è stato facile. Son sempre stato legato a questo teatro e, nel futuro mi piacerebbe poterci cantare di nuovo!
Parliamo invece del Teatro La Fenice, uno dei più importanti in Italia e nel mondo dove sono state eseguite le prime assolute di diverse opere liriche composte dai più grandi compositori italiani come Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi. Come la sta cambiando questa esperienza?
L’avventura in Fenice inizia nel giugno del 2011. Penso che lavorare in un Teatro come questo sia il sogno di tanti cantanti lirici, sia per chi fa il solista che per chi canta nel coro o suona nell' orchestra. In questo anno e mezzo di lavoro sono rimasto impressionato dal numero di titoli d'opera e il numero di recite che son presenti nel cartellone della stagione lirica. Ti parlo di 15 titoli d'opera a stagione e una media di 10-12 recite per quasi ogni titolo d'opera. In un periodo di difficoltà come quello che oggi attraversa la maggior parte dei teatri italiani, penso che solo Il Teatro alla Scala abbia prodotto più del teatro la Fenice. Ho avuto anche la possibilità di debuttare in due piccole particine da solista, prima con il Messo nel “Trovatore” di Verdi e poi come venditore ambulante nella “Boheme” di Puccini. Due piccolissimi interventi ma pur sempre emozionanti! Devo sottolineare che non sono l'unico sardo che canta in questo coro, ma da circa 20 anni anche il soprano Ozierese Antonella Meridda ne fa parte.
Un’avventura importante che pochi giorni fa l’ha portata in Giappone! Gli asiatici sono noti estimatori della tradizione operistica italiana: come siete stati accolti?
E dunque si, il Giappone. Una tournèe che ha visto il teatro veneziano impegnato dal 5 al 20 aprile in terra nipponica nelle città di Osaka, Nagoya e Tokyo, nelle quali è stato rappresentato l'Otello di Giuseppe Verdi ed eseguiti diversi concerti. Confermo, i giapponesi sono dei grandi cultori ed estimatori dell'opera lirica. Ad ogni recita di Otello e ad ogni concerto i teatri di tutte le città erano stracolmi di pubblico che ha decisamente apprezzato e applaudito con tanto entusiasmo le nostre performance. E noi, esecutori di questa nobile arte, non possiamo che esserne orgogliosi. Ciò significa che l'opera lirica Italiana è decisamente seguita e apprezzata nel mondo e che questa piccola fetta del nostro patrimonio culturale è ancora capace di tenere alto il nome dell'Italia nel mondo. E' in Italia, e mi dispiace dirlo, che forse negli ultimi anni, non si è capito quanta importanza ha l'opera lirica per la cultura della nazione: la si sta piano piano distruggendo creando un gravissimo danno, essendo uno dei prodotti "100% made in Italy".
Qual è stato il momento più apprezzato della vostra tournee?
Tutti i concerti e tutte le rappresentazioni dell' Otello hanno riscosso un grandissimo successo. I quattro teatri che ci hanno ospitato erano sempre tutti esauriti (ad ogni concerto erano presenti più di 2000 persone) e il pubblico ha sempre risposto positivamente alle nostre esecuzioni. Penso però che il primo concerto al teatro Festival Hall di Osaka sia stato il più apprezzato tra tutti i concerti. Abbiamo eseguito musiche di Verdi, Puccini e Rossini, tra cui il celebre “Va pensiero” dal Nabucco , il gran finale dell'Aida e le celebri arie solistiche come “Nessun dorma” della Turandot e “Un bel di vedremo” della Madama Butterfly, magistralmente dirette dal M° Myung-Whun Chung, uno dei migliori direttori d'orchestra al mondo. Venti minuti di applausi finali e grande ovazione per il direttore coreano. In poche parole, una emozione unica dove trattenere le lacrime era davvero difficile e, nel mio caso, è successo proprio mentre intonavamo il “Va pensiero”.
Tra tutte queste emozioni poteva mancare quella del terremoto?
Eh si, una scossa del sesto grado alle 5:40 del mattino del 14 aprile, per fortuna senza nessun danno. I giapponesi, a nostra differenza, sono ben preparati agli eventi sismici.
Cosa porterà con sé di questa esperienza?
E’ stata una tournèe favolosa che ricorderò per tutta la vita, soprattutto perché per me è stata una prima volta! Cantare la musica made in Italy con un teatro così importante in una terra straniera e trovarsi davanti ad un pubblico che adora la musica italiana, è una soddisfazione unica. Quello che faccio è il lavoro più bello del mondo e son felice che anche la Sardegna abbia dato il suo contributo a questa esperienza nipponica della Fenice di Venezia.
Mariella Cortes