Prima Cagliari, poi Nuoro. Entrambe le città vietano tassativamente nelle ore notturne la vendita di alcol da asporto e di qualsiasi altra bevanda in contenitori di vetro. Il provvedimento è arrivato a seguito di una serie di segnalazioni pervenute alla questura di Cagliari da parte dei residenti del quartieri Marina e Stampace e su ordinanza del sindaco per questioni di ordine pubblico e civile nella città di Nuoro, in particolare nella piazza Sebastiano Satta dove l’abbandono di rifiuti ha raggiunto livelli preoccupanti. Indipendentemente dalle ragioni che hanno spinto i relativi comuni a prendere drastiche decisioni sulla gestione dell’ordine pubblico notturno, è indubbio che gli effetti dell’ alcol e nello specifico l’abuso di alcol possano rappresentare un grosso fattore di rischio per la salute dell’individuo, non solo per le reazioni che si presentano in seguito al consumo diretto, ma soprattutto per le complicazioni che ne derivano.
NUMERI
Secondo i dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istat negli ultimi anni, il 31% dei sardi consuma alcolici fuori pasto, contro una media nazionale del 28%. In 100 mila bevono almeno una birra al giorno e in 245 mila hanno avuto almeno una volta all’anno un “comportamento a rischio” legato all’alcol, secondi in Italia dopo il Molise. Tra i vari comportamenti a rischio domina il cosiddetto binge drinking che solo in Sardegna riguarda il 18,5% dei maschi contro una media nazionale del 10,4% (3,5% donne, contro 2,5% nazionale), ed equivale ad assumere almeno 6 unità di alcol in un breve lasso di tempo con l’obiettivo di raggiungere uno stato di ubriachezza prima possibile. Gli adolescenti farebbero sempre più uso di alcolici: il primo approccio con l’alcol avverrebbe intorno agli 11 anni e secondo i dati Istat pubblicati lo scorso aprile, il 16% avrebbe avuto almeno un comportamento a rischio, contro il 13% del 2013. Dal 2008 le percentuali sarebbero cresciute in Sardegna, mentre si sono stabilizzate nel resto d’Italia.
EFFETTI E CONSEGUENZE
Gli effetti dell’alcol sono assimilabili a quelli di altre droghe: induce dipendenza fisica, psichica, provoca assuefazione e disturbi comportamentali. La sua pericolosità sta nel fatto che si tratta di una sostanza bifasica: in un primo momento provoca euforia e disinibizione, segue una seconda fase caratterizzata da sonnolenza, tristezza e nel peggiore dei casi depressione ed incapacità del controllo psicomotorio. L’abuso di alcol può causare dipendenza e alcolismo, che non è un vizio come erroneamente si pensa, ma una malattia cronica, influenzata da fattori genetici, psico-sociali ed ambientali. I rischi sono sempre altissimi con conseguenze drammatiche che portano ad innumerevoli malattie e quindi danni alla salute non solo sul piano fisico, ma anche psichico e sociale. Oltre ai danni al fegato l’abuso di alcol può comportare disturbi in diversi organi ed apparati e provocare un rallentamento dei riflessi e ridotta capacità di attenzione e concentrazione. Questi sintomi sono la causa principale degli incidenti stradali, degli infortuni sul posto di lavoro e di potenziali atti di violenza, in particolar modo nei confronti dei minori. L’abuso di sostanze alcoliche può provocare inoltre stati d’ansia e depressione, che generano sensazioni di paura immotivata e che nel tempo sfociano in veri e propri attacchi di panico. Le crisi depressive sono strettamente legate all’alcol ed ai cambiamenti sociali che ne conseguono (problemi di comunicazione, perdita dell’autostima e della capacità di giudizio).
CURA E PREVENZIONE
Per il trattamento della dipendenza da alcol si interviene con la terapia farmacologica, con la terapia di supporto psico-sociale e coi gruppi di auto-aiuto; questi ultimi rappresentano spesso validi strumenti utilizzati in diversi centri dislocati su tutto il territorio nazionale. Le modalità di intervento variano a seconda delle gravità e della presenza di altre patologie concomitanti. Esistono numerose sostanze efficaci nel ridurre il consumo di alcol e le sindromi da astinenza, che funzionano come “sostitutivi” all’alcol e che vengono assunte seguendo precisi programmi di disintossicazione. Per sconfiggere l’abuso e la dipendenza è necessario cambiare le proprie abitudini e modificare in tutto o in parte il proprio stile di vita. E’ bene riconsiderare i propri rapporti sociali con famigliari ed amici, acquisire delle buone abitudini come dormire a sufficienza e praticare sport regolarmente; dedicarsi ad attività e passatempi che possano distogliere l’attenzione dall’alcol. Diverse tecniche di medicina alternativa, come l’agopuntura, lo yoga e pratiche spirituali, si sono rivelate efficaci nel trattamento della dipendenza e dell’alcolismo; pare che praticando queste attività le persone abbiano meno difficoltà a seguire i processi di guarigione.
Per quanto riguarda la prevenzione questa sarebbe da attuare soprattutto nelle fasce d’età più a rischio, rappresentate dagli adolescenti, con i quali è possibile contribuire ed intervenire creando per esempio nel loro ambiente dei buoni esempi, cercando di mantenere dei rapporti aperti e di dialogo, rispettando la loro voglia di indipendenza. Da non sottovalutare ai fini preventivi il consumo di bevande energetiche (Energy Drinks), bibite normali e dietetiche che secondo indagini condotte negli Stati Uniti all’Università di Buffalo pubblicate in The Journal of American College Health ed in seguito citate nel New York Times, tenderebbero ad aumentare lo sviluppo di abitudini a rischio, tra cui l’assunzione di bevande alcoliche, il fumo e il consumo di sostanze stupefacenti.
Le bevande Energy Drinks sono nate come bevande energetiche, contengono caffeina, guaranà o ginseng ma sono diventate soprattutto negli ultimi anni le protagoniste di un nuovo modo di consumare alcol e rappresentano una moda molto diffusa tra i giovani. Nonostante la popolarità a livello mondiale in alcuni paesi europei ed extra-europei non è stata concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio in quanto vengono classificati come medicinali a causa dei loro effetti indesiderati sul metabolismo e sulla pressione arteriosa, impedendone di fatto la loro distribuzione.
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Natascia Talloru