Quando ci si trova davanti a una bambina, o a un bambino, con la sindrome di down, il pensiero va subito alla sua condizione, ai suoi limiti. I motivi sono i più svariati: pena, empatia, dispiacere. Ma se l’unica cosa che la gente intorno nota, è l’incapacità di fare una determinata cosa, la bambina crescerà nell’insicurezza e nella paura. C’è un’enorme differenza tra il “riconoscere a una bambina i suoi limiti” e “riconoscere una bambina dai sui limiti”.

La prima è la via maestra per l’inclusione; la seconda è frutto di una retorica fatta di luoghi comuni e frasi fatte, che parte dai limiti e lì si ferma.

Pur tenendo conto delle difficoltà di ciascuno, sarebbe opportuno mettere l’accento sulle possibilità, dare più importanza a ciò che una persona può fare e valorizzarlo. Questo equivale a includerla.

Lo sanno bene Nonna Clelia e zia Maria Grazia.

E questa è la storia di Sara Spano.

Sara Spano nasce nel 1999 e grazie alla passione di mamma e papà, inizia prestissimo a calcare le piste di Atletica Leggera, dove assieme alla sorella Erica segue l’attività di avviamento all’Atletica Leggera.

Partecipa alle prime gare Fidal con la società Runners di Cagliari, allenata da Antonio Casula.

All’età di dodici anni viene notata da Antonio Murgia, tecnico della Fisdir (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli intellettivo relazionali), che la ingaggia per partecipare ai Campionati Regionali. Confrontando tempi e risultati degli allenamenti vede subito che la ragazza ha ottime possibilità di conseguire risultati di rilievo nel panorama nazionale. Così, compiuti 13 anni, Sara partecipa ai campionati italiani agonistici della Fisdir, prima ad Ancona indoor, poi outdoor a Pescara; da allora conquista svariati titoli italiani sulla distanza dei 200 mt e e 400 mt.

Purtroppo, nell’Ottobre del 2013, a soli 13 anni, Sara perde la mamma per malattia; un brutto colpo per una ragazzina così timida, ma in fondo lei è una guerriera che trova nel suo amore per lo sport la forza per non arrendersi. Grazie a nonna Clelia, che la porta al campo Coni tutti i giorni a praticare l’atletica (dando un seguito al grande desiderio della mamma), e grazie alla zia Maria Grazia (a sua volta campionessa sulle lunghe distanze) che la incoraggiano nel suo cammino da agonista, mostra a tutti la sua grinta; nel 2013, insieme alla Nazionale Italiana vince il titolo con il record del mondo sulla 4x100.

Ora sacrifici, salti nel vuoto e paure, cominciano ad avere un senso.

Sara viene confermata in Nazionale nei vari Campionati Europei in Portogallo nel 2014 e a Tampere nel 2019; nei Campionati Mondiali in Sud Africa nel 2015 vincendo 4 medaglie d’oro; a Madera nel 2018 e anche ai primi Trisome games a Firenze nel 2016, continuando a riempire il cofanetto di prestigiose medaglie.

Con grande sacrificio e la grandissima volontà della famiglia, consegue il diploma al LICEO Artistico FOIS DI Cagliari, dove approda grazie alla sua passione per la musica e per il disegno, senza mai abbandonare i suoi allenamenti.

Oggi Sara vive a Sestu, si allena costantemente al campo Coni con la Tespiense di Quartu dove, sotto la guida attenta di Italo Perra e Fabrizio Fanni, ha conseguito i suoi risultati migliori e spera di partecipare alle Paraolimpiadi di Parigi che si svolgeranno nel 2024.

La storia di Sara, e quella della sua famiglia, è una storia d’amore e di fiducia, che insegna che la vita è una continua fonte di sorprese… Insegna che non esiste una teoria preconfezionata in grado di spiegarci come viverla, o come essere genitore, soprattutto quando genitore non lo sei e ti trovi a ricoprire quel ruolo perché il destino ti ha portato via una sorella; o quando da nonna pensi di  fermarti a godere la gioia dei tuoi nipotini e il destino ti chiama a indossare, ancora una volta, le vesti della madre di due giovani ragazze.

Un senso va dato a questa vita e chiudersi in un angolo a piangere non è una opzione valida, per nessuno.

Stefania Cuccu