«Ho sempre disegnato, è il mio modo di esprimermi.»
Alice Roggeri, illustratrice cagliaritana, ci racconta così di una passione, quella per il mondo dell’illustrazione, che dura da sempre. Autrice di due libri, “Fungaia” e “Matite, mostrilli e nuvolette: impara a colorare”, la Roggeri collabora con diversi scrittori curando la parte artistica dei loro lavori. Presto le sue opere saranno esposte in una mostra che affiancherà il IX Congresso nazionale del SISS. Noi di Tottus in Pari l’abbiamo intervistata per saperne di più.
Chi è Alice Roggeri? È difficile autodefinirsi. Posso dire che sono una fervente gattara, sono sensibile, fin troppo e innamorata del Giappone. Da bambina mi ripetevano spesso a mo’ di cantilena “Alice nel paese delle meraviglie”, e forse è vero che il destino è contenuto nel nome perché anche io mi rifugio volentieri in un mondo tutto mio proprio per sfuggire a una realtà non sempre confortante.
Sei laureata in Scienze politiche, poi hai fatto rotta verso la Scuola internazionale di fumetto e illustrazione di Cagliari. Come e quando hai capito che il mondo dell’illustrazione era la tua strada? È stata un’illuminazione improvvisa o c’è voluto del tempo? Nessun dirottamento. Il percorso di studi che ho deciso di intraprendere ha affiancato in modo indipendente la mia passione per il disegno. Sicuramente Scienze Politiche è stata importante per la mia formazione, per il mio bagaglio culturale e per avere la giusta concretezza nella vita quotidiana. Ho sempre disegnato, è il mio modo di esprimermi, era inevitabile che diventasse elemento fondamentale della mia vita.
Ricordi il tuo primissimo lavoro? Potresti parlarcene, magari concentrandoti sul versante emozionale? La prima opera che mi ha fatto capire che la mia passione aveva valore anche per gli altri, è stato un dipinto realizzato su tela, un simbolo che ha segnato un passaggio da ciò che era un semplice hobby a una possibile professione. Sapere che qualcuno voleva comprare il mio dipinto è stato liberatorio e allo stesso tempo una soddisfazione entusiasmante, un incentivo che mi ha aiutato ad avere fiducia in me stessa.
Pensi mai di voler fare un altro mestiere? Non è proprio un altro mestiere, bensì una branca artistica incentrata sul disegno. Anni fa avrei voluto frequentare la scuola di moda e design, purtroppo è molto costosa e all’epoca non avevo i mezzi per permettermela. Ho dovuto rinunciare a un sogno, ma del resto ho capito molto presto che quello degli illustratori è un mondo aleatorio, in cui è difficile affermarsi e fare carriera ad alti livelli, specie se nasci e vivi in un’isola lontana dalle capitali capaci di offrirti mille opportunità.
C’è stato un momento in cui hai pensato di soffrire del blocco dell’artista perché a corto di idee? Non ho mai sofferto del blocco dell’artista, però circa 10 anni fa ho smesso di disegnare per due anni perché attraversavo un periodo difficile della mia vita. Non ho toccato la matita per un tempo per me lunghissimo, ma in qualche maniera la mia creatività ha trovato uno sfogo con la poesia.
In che modo avviene il tuo processo creativo? Cosa, nel mondo esterno ma non solo, suscita la tua curiosità e muove la tua ispirazione? Seguo un processo creativo molto personale. Una volta che ho un soggetto o una storia da “raccontare”, lo disegno innanzitutto nella mia mente in modo completo, in tutti i dettagli. Quando lo realizzo poi sulla carta cerco di essere il più possibile aderente all’idea che ho in testa. In genere non traccio disegni preparatori. Prendo ispirazione da mille spunti, l’importante per me è essere sempre originale anche quando ad esempio ripropongo certi personaggi tipici dell’iconografia manga.
So che sei specializzata in varie tecniche, potresti parlarcene? Qual è la tua preferita? Oltre la Scuola Internazionale di Illustrazione e Fumetto di Cagliari che mi ha formata sull’inchiostrazione e sull’anatomia, ho frequentato corsi di pittura su seta, pittura rinascimentale a olio, acquerello ecc. Lo studio, l’esercizio e la voglia spasmodica di raggiungere livelli sempre più elevati hanno fatto sì che avvenisse una continua evoluzione del tratto fino a raggiungere una mia identità stilistico-artistica. Sento comunque di essere in continua evoluzione. Tra tutti lo stile che preferisco è quello manga.
In che modo l’avvento del computer e delle tecniche digitali ha cambiato, nel corso del tempo, questo tipo di lavoro? Prediligi l’illustrazione classica o quella digitale? Le tecniche digitali hanno cambiato profondamente il mondo del disegno. I software riescono a rendere smagliante anche un tratto che altrimenti risulterebbe povero e acerbo. Io comunque non mi affido alla tecnologia per mia scelta, preferisco realizzare “a mano” i miei lavori, senza elaborazioni artificiali ulteriori, perché in questo modo mi sembra di compiere un lavoro più autentico e vero.
Ci sono degli artisti che consideri fonte d’ispirazione? L’artista che ho sempre ammirato ed è stata fonte di ispirazione è Rumiko Takahashi. Una mangaka che racconta mondi paralleli, ricchi di creature fantastiche, sentimenti e di incongruenze come lo è l’animo umano. Altra illustratrice che amo fortemente è Rebecca Deutremer, straordinaria disegnatrice francese con uno stile visionario e un forte potere comunicativo.
Parliamo dei tuoi libri, “Fungaia” e “Matite, mostrilli e nuvolette: impara a colorare”: come e quando sono nati? Come ti ha fatto sentire vederli stampati per la prima volta? L’idea è nata 10 anni fa, la pubblicazione però è recente. “Fungaia” è una raccolta di storie narrata in rima per bambini e per chi si sente ancora bambino. Le pagine sono ricche di illustrazioni colorate, realizzate tutte a mano per ricreare l’atmosfera dei libri di una volta e ogni racconto contiene in sé un insegnamento a scopo pedagogico. Matite, Mostrilli e nuvolette: impara a colorare”, è un simpatico libro da colorare che accompagna il bambino nella primissima infanzia. Oltre a colorare originali animaletti, il bambino potrà completare delle frasi. I due libri nascono per una mia soddisfazione personale perché erano lavori chiusi in un cassetto ai quali ho voluto dare finalmente vita.
Progetti a lungo e a breve termine: cosa bolle in pentola? Oltre a realizzare illustrazioni e quadri su commissione, collaboro con scrittori curando la parte artistica. A breve verrà presentato un libro realizzato in collaborazione, contenente le mie illustrazioni, con un forte messaggio educativo e sociale destinato al pubblico dei piccoli. Inoltre ho concluso un lungo lavoro per una mostra che verrà presentata a settembre e affiancherà il IX Congresso nazionale del SISS. La mostra vedrà esposte le mie 14 illustrazioni che seguono il tema degli sport invernali anni Trenta nella Sardegna e nelle isole.
I tre consigli che daresti ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere. Ai giovani che vogliono intraprendere il mestiere dell’illustratore consiglierei di studiare molto. Il talento non basta. Come in ogni forma d’arte creativa, la tecnica va costruita con la conoscenza e la pratica. È necessario che abbiano solide basi riguardo l’anatomia e nella disciplina dell’inchiostrazione e colorazione. Consiglio di leggere la biografia dei mangaka giapponesi più famosi per rendersi conto di cosa significa voler intraprendere questa professione come progetto di vita.
Immagina di poter invitare a bere un caffè con te il tuo artista preferito. Chi sarebbe e perché? Nei miei sogni mi piacerebbe prendere un thè con Aida Natsumi, una mangaka famosissima che anni fa mi proclamò vincitrice di un concorso internazionale ispirato ad un suo celebre fumetto. All’epoca mi scrisse parole molto incoraggianti, sarebbe bello dimostrare la mia gratitudine.
A quale dei tuoi lavori sei più affezionata?
Il lavoro al quale sono più affezionata è un dipinto su seta che raffigura una divinità indiana e che molti anni fa ho avuto il privilegio di donare ad una donna molto speciale.
Soddisfazioni e pene del tuo lavoro: raccontaci le due facce della medaglia. La frustrazione maggiore la provo nel momento in cui non mi sento soddisfatta dell’opera realizzata, perché magari non corrisponde alle intenzioni iniziali che avevo in mente. E non nascondo che l’insoddisfazione mi porta molto spesso un gran malumore. Le soddisfazioni invece sono le conferme di apprezzamento che mi arrivano dopo tanti giorni o mesi di lavoro. La sorpresa sui volti delle persone che ammirano le mie opere e la fiducia che mi viene accordata quando mi commissionano un lavoro, tutto ciò mi ripaga dei sacrifici fatti finora per portare avanti il mio sogno.
In che modo, se accade, la tua terra d’origine, la Sardegna, influenza le tue opere? La Sardegna è una terra bellissima e magica ma le sue luci esistono perché nasconde anche tante ombre. Miti, leggende, creature dell’immaginario hanno sempre alimentato la mia fantasia. Inoltre il solo fatto stesso di appartenere a un’isola ha influenzato e formato il mio essere e di conseguenza la mia arte.
La domanda che non ti ho fatto è...? Mi fai venire in mente Marzullo. Parafrasando la sua celebre domanda, “La vita è un sogno, o i sogni aiutano a vivere meglio?”, io potrei dire: «La vita è un dipinto della fantasia o dipingere con fantasia aiuta a vivere meglio?». Risposta: sicuramente la seconda.
Federica Cabras