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In quella serata del 6 agosto a Tokyo, in una notte magica nell’Olimpo delle stelle dello sport, ancora ansimante per l’immane sforzo protratto mezzo minuto addietro, ha osservato trepidante il suo compagno di staffetta tagliare per primo il traguardo. Nientedimeno che quel Filippo Tortu, sardo di origine che vive in Brianza. Incredulo e sorridente, si è messo le mani fra i capelli correndogli incontro, non rendendosi ancora conto della vittoria. Una medaglia d’oro fantastica che avrebbe portato nella sua Oristano. Ha ventun anni Lorenzo Patta, di Samugheo, gareggia per il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza. Era il primo staffettista di quella miracolosa 4x100 maschile.
“Attraverso la scrittura possiamo raggiungere angoli della mente spesso dimenticati, spolverare cassetti rimasti chiusi per troppo tempo, dar voce a quella parte di noi che spesso resta sopita nell’animo, mettere a nudo contraddizioni e conflittualità che ci contraddistinguono, al di là degli stereotipi in cui ci troviamo a vivere. Attraverso la penna ho potuto viaggiare con la fantasia, evadere anche se momentaneamente dai problemi, reali e non, che mi hanno accompagnato negli anni, vivere una vita come qualche volta forse desidererei o avrei desiderato vivere, uscire da me stesso e dar vita ad altri personaggi, creare situazioni, creare vita.”
Quarant’anni fa la tragedia di Vermicino che costò la vita al piccolo Alfredino Rampi, il bambino di sei anni inghiottito da un pozzo artesiano. L’incapacità, l’approssimazione e la scarsità di mezzi dell’apparato di sicurezza di allora non riuscirono a salvarlo. Dopo quarant’anni e quattro mesi è morta l’unica persona che tentò disperatamente di riportarlo a sua madre: Angelino Licheri. Si è spento, povero come ha sempre vissuto, in una casa di riposo di Nettuno, ucciso dalle complicazioni di un diabete che dopo avergli causato la perdita delle gambe e la quasi cecità lo costringeva su una sedia a rotelle.