Si puó ragionevolmente ritenere che, in un tempo antichissimo, le janas siano state le divinitá pagane delle popolazioni sarde che poi ne hanno tramandato il ricordo attraverso la tradizione orale. Queste entitá dei boschi e delle fonti hanno visto mutare nel corso dei secoli la loro primigenia identitá. Da divinitá agresti, le janas sono divenute esseri dotati di poteri magici, capaci di influire sul destino degli uomini donando loro enormi ricchezze o colpendoli con la sventura. Ancora oggi di una persona particolarmente fortunata si usa dire che è bene fadada; al contrario, si dice male fadada per chi è incorsa in una disgrazia. Un'altra curiosa espressione é l'imprecazione 'mala jana ti currada' (cattiva fata ti insegua).
Con l'avvento del cristianesimo si cercó di riportare entro un ambito cristiano i miti pagani e le entitá soprannaturali presenti nelle credenze popolari. Le janas vennero cosí declassate al rango di streghe e ritenute capaci di compiere sortilegi per pura crudeltá.
Divennero delle creature infernali da cui era possibile difendersi soltanto con la preghiera o con l'ausilio di cose benedette quali la Bibbia, i crocifissi, la terra di camposanto. Questa evoluzione puó forse aiutare ad interpretare la presenza, tra le figure della tradizione, di personaggi contradditori quali Giorgia Rabiosa, Maria Mangrofa, Maria Abbranca ed altri. Si tratta di donne dotate spesso di poteri magici ,descritte a volte come demoni o streghe dalle fattezze orribili; altre volte come creature benefiche ricche di virtú e qualitá.
In una leggenda si parla di una maga di nome Zicchiriola ,che viveva in una grotticella insieme ad altri 'jannaressos' (questo il nome che viene dato agli abitatori delle domus de janas). Si dice che possedesse una grossa conchiglia capace di produrre un suono simile a quello del corno. Suonando questo strumento Zicchiriola attirava nella sua caverna le ragazze brutte per insegnare loro le arti magiche.
Altre storie riferiscono di una bellissima fanciulla di Orosei ,dai capelli lucenti come seta, il cui nome era Maria Mangrofa, promessa in sposa ad un bel giovane, fu da questi abbandonata alla vigilia delle nozze. Per la disperazione la ragazza lasció il suo paese ed andó a vivere in una grotta, trascorrendo tutto il tempo a filare. Poiché la grotta era molto bassa, Maria divenne ben presto gobba. Anche i capelli persero il bell'aspetto di un tempo e a causa dell'umido si fecero ispidi e impettinabili. Perse anche tutti i denti e il suo aspetto divenne orribile. La gente inizió ad evitare di passare da quelle parti e si sparse la voce che Maria fosse una strega.
Costretta alla solitudine, quando la povera ragazza incontrava qualcuno faceva di tutto per trascinarlo nella sua grotta, promettendogli preziosi regali in cambio di un po' di compagnia. Pare infatti che dentro la caverna Maria conservasse i bauli contenenti il suo ricco corredo e i doni ricevuti per le nozze. Un'altra tradizione vuole che Maria Mangrofa dimorasse lungo un tratto del fiume cedrino,in una zona ancora oggi chiamata 'sa costa de zia Maria Mangrofa.
La donna sarebbe stata la custode della sorgente de Su Gologone, alle cui acque si attribuiva la proprietá di guarire le malattie degli occhi. Non a caso poco distante venne costruita la chiesetta di Santa Lucia (la santa protettrice della vista) i cui ruderi sono ancora visibili.
*(dal libro 'Luoghi ed esseri Fantastici della Sardegna" edito da L'UNIONE SARDA, scritto da B.Vigna-G.Caprolu, con illustrazioni di P.L.Murgia).