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“Ci sono buchi in Sardegna che sono case di fate”. No, non è farina del mio sacco, bensì grano di Michela Murgia, che con questa frase apre il suo buon Viaggio in Sardegna. Dico buono non solo perché il libro che cito è bello (se la Sardegna vi appassiona vi suggerisco di leggerlo). Dico buono perché ogni viaggio, su quest’isola, è buono. Che sia reale o metaforico, che sia di vista o di udito, di tatto o di olfatto, di gusto e di pensiero – magari preso per mano, quest’ultimo, proprio da un buon libro – ogni tipo di viaggio in Sardegna è un’occasione presa e ben spesa.
Ozieri, capoluogo della regione storica del Logudoro, ha visto nascere quella che oggi è considerata dagli archeologi la più importante civiltà della Sardegna prenuragica, che prende il nome di Cultura di San Michele o, appunto, di Ozieri. Tutto cominciò, infatti, presso una grotta di questa località: la grotta di San Michele. Gli scavi qui effettuati, nel 1914 e nel 1949, portarono alla luce testimonianze fondamentali per la Sardegna archeologica, in grado di restituire il profilo di quest’antica ma progredita cultura, che si sviluppò nell’isola in un periodo compreso, all’incirca, tra il 3800 e il 2900 a. C.
Ti cade sotto l’occhio una pagina del ‘300 e ti punge vaghezza di saperne di più, approfondire, scavare nelle altre fonti dopo questa del Villani (Matteo), la Crónica dell’Anonimo Catalano, la Pisana, l’opera dei fratelli Stella, Naugerio o Navagerio e Dandolo che poco aggiungono alla trama ed all’ordito delle prime due. Il fatto è la battaglia che ora diciamo di Porto Conte, quel martedì 27 agosto del 1353. E allora, come in uno di quei corsi full immersion che mai mi vedranno allievo, a cercar di tutto, lì attorno, per indovinare se non delineare atmosfere e colori, discorsi diretti e suoni, gestualità, istinti e premeditazioni, di chi remigava e si batteva per mare: Dante e quel libro che lo mette in rapporto con l’arte navale, Francesco da Barberino (1264-1348), le parole tronche dell’Anonimo Genovese che parla di altri scontri di rostro e remo (Curzola e Lajazzo) i progetti grandiosi di Marin Sanudo di Torcello (1260-1338), le istruzioni di Egidio Romano (1243-1316), gli aridi elenchi di dotazioni che le galere liguri dovevan imbarcare per l’Oriente (il “Libro della Gazaria”), e, o Muse o Alto Ingegno, qualcuno dei tasselli si potrà pur riempire.