Fonti epigrafiche e letterarie documentano l’esistenza di comunità non urbanizzate (civitates) stanziate nel territorio montuoso non romanizzato della Sardegna (Barbaria). Una iscrizione rinvenuta a Preneste ricorda un Sextus Iulius Sexti filius Pollia tribu Rufus, evocatus divi Augusti, praefectus I cohortis Corsorum et civitatum Barbariae in Sardinia (CIL XIV 2954). Il personaggio menzionato rivestì il comando militare della coorte I dei Corsi e la prefettura delle civitates Barbarie. Tra i suoi compiti, il reclutamento degli indigeni e la riscossione dei tributi.

Un’altra iscrizione rinvenuta a Fordongianus attesta una dedica ad Augusto più che a Tiberio da parte delle civitatesBarbariae, in atto di sottomissione all’imperatore: [- - - Caesa]ri Aug(usto) p[ont(ifici) max(imo) - - -/ - - - civ]itates Barb[ariae - - - / - - - prae]f(ecto) provincia[e Sard(iniae) - - -] (IL Sard, I, 188).

Il documento dimostra la presenza di populi indigeni stanziati in regioni non distanti da Forum Traiani, come peraltro è documentato da una costituzione di Giustiniano del 534 che stabiliva la sede del comandante militare della Sardegna iuxta montes ubi Barbaricini videntur sedere (Cod. Iust., I,27,2,3).

L’epistolario sardo di Gregorio Magno, redatto tra il 591 e il 603, menziona in più occasioni il popolo dei Barbaricini, mentre alcuni documenti medievali attestano l’esistenza di una Chiesa barbariense.

La toponomastica sarda ha conservato il ricordo della Barbaria nel toponimo Barbagia, con il quale si indicano, grossomodo, le regioni impervie e montuose della provincia di Nuoro. L’estensione della Barbaria romana era tuttavia molto più grande e probabilmente comprendeva le zone interne della Sardegna centro-settentrionale.

Il nome e la localizzazione di alcuni dei populi che abitavano nella Barbaria sarda sono noti, ancora una volta,  attraverso le fonti antiche e i documenti epigrafici. I Corsi, i Balari e gli Ilienses citati da Plinio (N.H.,III,7,85) erano insediati, rispettivamente, nella Gallura, nel Logudoro e Anglona, oltre la catena del Marghine e il corso del Tirso.

I nomi e le dislocazioni di altre civitates sono conosciuti grazie al fortuito rinvenimento di una serie di cippi terminali: i Celes(itani) e i Cusin(itani) attestati dal cippo di Fonni; i Nurr(itani) documentati dal cippo di Orotelli; gli Altic(ienses) e i Rubr(enses) noti dal cippo di Barisardo. Si ricordano infine i Gallilenses citati nella tabula di Esterzili.

Resta incerta la localizzazione dei Parati, Sossinati e Aconiti citati da Strabone (V,2,7) e di alcuni dei numerosi popoli menzionati da Tolomeo (Geogr.,III,3,6).

La studio della romanizzazione della Barbaria, e della Barbagia in particolare, è ancora agli inizi. Alcuni dei centri noti si sviluppavano lungo la via aliud iter ab Ulbia Caralis che partendo da Olbia, toccava le stazioni di Caput Tyrsi, Sorabile, Valentia e Biora prima di raggiungere Carales. Recentemente la ricerca archeologica ha appurato l’esistenza nel territorio barbaricino di numerosi siti di età romana, per lo più afferenti a contesti di epoca imperiale, tra i quali si segnala l’insediamento di Sant’Efisio (Orune), oggetto dell’indagine congiunta dell’Università di Sassari e della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro.

A cura del Prof. Attilio Mastino


 

Bibliografia

 

Bonello Lai M., Il territorio dei populi e delle civitates indigene in Sardegna, La Tavola di Esterzili. Il conflitto tra pastori e contadini nella Barbaria sarda, Atti del Convegno di Studi, Esterzili, 13 giugno 1992, a cura di Attilio Mastino, Sassari 1993, pp. 157-184.

Fadda. M.A., S. Massetti, Orune (Nuoro). Località Sant’Efisio. Villaggio nuragico di Sant’Efis. II campagna di scavo, Bollettino di Archeologia, 43-45, 1997, pp. 202-208.

Lilliu G., Per la topografia di Biora (Serri-Nuoro), Studi Sardi, VII, Sassari 1947, pp. 27-104.

Zucca R., Le civitates Barbariae e l'occupazione militare della Sardegna: aspetti e confronti con l'Africa, Atti del V Convegno su l’Africa Romana, Sassari, 11-13 dicembre 1987, Sassari 1988, pp. 349-373.