Antica denominazione dell’attuale Macomer (NU). Dal punto di visto paleografico, il termine Macópsisa documentato nella Geografia di Tolomeo (III, 3, 7) andrebbe correttamente emendato in *Macómisa, secondo l’autorevole opinione di E. Pais e di G. Paulis. Una complessa evoluzione linguistica ha comportato il mutamento di un originario toponimo punico nelle forme seriori attestate in periodo medievale (Macumeri nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado) e moderno (Makkumèle nel dialetto odierno). Macomer deriverebbe infatti da un precedente termine punico Maqom her significante “Il luogo della regione montuosa”, mentre la forma ricostruita *Macómisa attesterebbe la persistenza di un precedente punico Maqom misa indicante il “luogo dell’uscita”.
La dicotomia sopra esposta costituirebbe, secondo l’interpretazione proposta, il riflesso di un’originaria dislocazione dell’insediamento antico in due nuclei distinti, con un’acropoli sita in posizione elevata e un’ulteriore porzione di tessuto abitativo posizionata ai piedi della “città alta”. Nei propositi di pianificazione territoriale portati avanti dalla politica cartaginese nella Sardegna centrale, la Macopsisa tolemaica sarebbe stata quindi una postazione, forse militarmente protetta, funzionale all’esigenza di preservare una fondamentale via d’accesso verso le regioni montagnose circostanti.
In seguito alla conquista romana della Sardegna e, soprattutto, venute meno le necessità difensive del controllo territoriale cartaginese, la popolazione locale culturalmente punicizzata seguitò ad adottare il toponimo punico Maqomer, mentre il geografo alessandrino del II sec. d.C. preferì verosimilmente attenersi alla denominazione ufficiale di Macómisa/Macópsisa. La ricerca storica e archeologica ha evidenziato come tutta la regione circostante sia stata interessata, specialmente tra l’età punica e romana, da una notevole presenza antropica desumibile, ad esempio, dal rinvenimento di ripostigli monetali della serie riconducibile alla ribellione delle popolazioni sardo-puniche del 216-15 a.C. È altresì rilevante, ancora nell’ottica di una capillare penetrazione punica nel territorio, l’esistenza del vicino insediamento di Magomàdas, a sua volta riconducibile ad un toponimo originario Maqom hadash dal significato di “luogo nuovo”. In età successiva si segnala, infine, il ritrovamento nel territorio circostante di stele funerarie di ambito romano (CIL IX, 7882).
Bibliografia: G. Paulis, Sopravvivenze della lingua punica in Sardegna: A. Mastino (ed.), L’Africa Romana. Atti del VII convegno di studio, Sassari 15-17 dicembre 1989, pp. 634-40; G. Tore, Di alcune stele funerarie dal Sinis: persistenze puniche di età romana in Sardegna ed in Africa: A. Mastino (ed.), L’Africa Romana. Atti del II convegno di studio, 1984, pp. 135-46; R. Zucca, Le persistenze pre-romane nei poleonimi e negli antroponimi: A. Mastino (ed.), L’Africa Romana. Atti del VII convegno di studio, Sassari 15-17 dicembre 1989, p. 658.
Rubrica "Sardinia Antiqua" a cura del Prof. Attilio Mastino
testo tratto da: "La Sardegna. Enciclopedia Brigaglia"