Risuona incessante il rumore dei campanacci tra le vie di Leskovac in Serbia. Tra pelli di animali, orbace e volti tinti di nero, le maschere carnevalesche della Sardegna, uniche rappresentati per l’Italia alla manifestazione, conquistano pubblico e giuria ottenendo il premio come migliore rappresentanza nazionale. La Manifestazione, organizzata per l’occasione nella cittadina Serba di Leskovackog, s’inserisce all’interno del circuito regolamentato dalla “Federazione Europea del Carnevale” e nella tappa di inizio Luglio ospitava una rappresentanza di ben 47 gruppi provenienti da tutta Europa. Per la Sardegna erano presenti “Urthos e Buttùdos” di Fonni e l’associazione culturale “Su Sennoreddu e s’Iscusorzu di Teti”.
Una grande soddisfazione quella di essere stati riconosciuti congiuntamente quali migliori gruppi della manifestazione. Successo che va ad aggiungersi al traguardo già raggiunto dalle Maschere di Fonni lo scorso anno in Macedonia.
Lo scopo della delle manifestazioni - dice Rita Maria Porcu, rappresentante per la Sardegna della Federazione Europea del Carnevale – è quello di valorizzare e promuovere le peculiarità dei diversi carnevali europei concorrendo contestualmente a una più ampia promozione del territorio dal quale provengono le maschere. Nello specifico il mio ruolo è quello di portare la Sardegna etnica e tradizionale oltre i confini isolani, concorrendo a divulgare i suoi altissimi valori culturali che non appartengono solo ad alcuni e super inflazionati paesi, ma a tutta la Sardegna.
Scelgo i gruppi da portare fuori – aggiunge Rita - in base a diversi fattori. Ho accompagnato, per esempio, le maschere tradizionali di Ottana e Orani, ma è con Fonni e Teti che ho avuto le maggiori soddisfazioni a livello di riconoscimento. Fonni è senz'altro la presenza costante, li contraddistingue passione per quel che fanno, l’onestà e l’unicità nell’esibirsi. Premiati per ben due volte a livello mondiale, in Macedonia e Serbia sono sempre richiestissimi. La rivelazione 2015 è , invece, Teti: primo premio su 47 gruppi sfidanti rappresentativi dei loro paesi d'origine. Siamo stati in Serbia, Macedonia, Danimarca, più volte in Slovenia e in Bulgaria. Ora ci attendono la Finlandia, la Croazia e nuovamente la Bulgaria. Dopo questa esperienza mi sento in dovere di congratularmi con i colleghi serbi per la calorosa ospitalità che ci hanno riservato e ringraziare il referente locale per l'ottimo lavoro svolto.
Soddisfatto per il riconoscimento conseguito anche il presidente dell'associazione culturale “Su Sennoreddu e sos de s’iscusorzu” di Teti Andrea Macis che non perde tempo per rimarcare l'importanza di iniziative di questo genere anche in un ottica di consolidamento dei rapporti tra i diversi gruppi partecipanti. Senza alcun timore reverenziale ma con rispetto - asserisce il presidente dell'associazione - ci siamo affacciati in questo splendido mondo e con altrettanta accoglienza, senza alcun pregiudizio, siamo stati accolti dai più esperti amici "Urthos e Buttudos" di Fonni che con con noi hanno condiviso questa splendida esperienza. Esperienza positiva, sia per le soddisfazioni sul lavoro svolto che sugli obiettivi altamente superati, ma soprattutto dal punto di vista sociale. Esperienza che è servita a legare ancor di più i due paesi e a far emergere quello che io chiamo spirito di "Sardità". Legami che vanno oltre una semplice collaborazione radicandosi in forti ma semplici e sinceri sentimenti di amicizia fraterna. Amicizia sulla quale, fin da subito, ha creduto anche l'amico Gian Battista Balloi, presidente degli Urthos e Buttudos di Fonni che fortemente ha voluto la nostra presenza aiutandoci sin dalle prime apparizioni con consigli e indicazioni.
Urthos e Buttùdos di Fonni
Il carnevale di Fonni è ricco di personaggi caratteristici. S’Urthu è impersonato di solito da un individuo dalla stazza imponente ma che si muove con agilità. Indossa pelli di montone in genere di colore bianco e ha il volto imbrattato di fuliggine. Al collo porta un grosso campanaccio ed è legato a una pesante catena di ferro. È il personaggio chiave del rito simbolico. I guardiani di s’Urthu indossano un lungo pastrano nero d’orbace con il cappuccio che scende fino al naso, hanno il volto dipinto di fuliggine; portano a tracolla una bandoliera con campanacci; calzano gli scarponi e i gambali del pastore. Sos Buttùdos sono uomini travestiti con l’abbigliamento della vedova: portano stracci o abiti completamente neri, uno scialle e un fazzoletto in testa, e hanno il viso imbrattato di fuliggine.
Il rito è caratterizzato da un corteo per le vie del paese. Sos Buttùdos procedono a gruppi: in genere la vedova è accompagnata da cinque o sei “figlie” che portano in braccio o in spalla il loro “padre” morto, su Ceomo. Di tanto in tanto lo depositano in terra rivolgendogli un lamento funebre grottesco (su teu o attittidu), rimproverandone la morte, inopportuna per la famiglia. Ma poi, fra gli schiamazzi del popolo, il canto si trasforma in coro licenzioso, persino osceno. Sos Buttùdos erano soliti inseguire le ragazze cercando di abbracciarle e bersagliandole con versi satirici e allusivi. Nel frattempo s’Urthu, tenuto a bada da uno o più guardiani tramite la pesante catena di ferro, si scaraventa sui partecipanti al carnevale. È un personaggio violento, istintivo, imprevedibile come un animale: le ragazze in modo particolare sono costrette a subire il suo abbraccio ed essere sporcate di fuliggine. La vittima entra così a far parte del gioco carnevalesco, pur senza mai sentirsi aggredita. Altra caratteristica de s’Urthu è l’agilità con cui tenta di divincolarsi dal suo padrone aggrappandosi a pali, alberi, davanzali, talvolta curiosando all’interno delle case. Sos Buttùdos accompagnano il fantoccio de su Ceomo verso la tragica fine, lo processano e lo condannano a morte.
http://www.youtube.com/watch?v=GgRhTVKnY5E
Su sennoreddu e s’iscusorzu - Teti
La rappresentazione ha lo scopo di rievocare il ritrovamento dei bronzi di Abini, antico villaggio e santuario nuragico, situato a nord del territorio di Teti, attraverso un rito suggestivo chiamato “Su Sennoreddu e sos de s’iscusorzu”. Il rito ricostruisce un’antica leggenda che da secoli si tramanda da padre in figlio, la quale narra di un grande tesoro nascosto nelle campagne di Teti con a guardia un “ragazzino” senza età e di piccola corporatura, ma dotato di una forza sovraumana, chiamato dai Tetiesi “Su Sennoreddu de s’iscusorzu”.
Tutti i Tetiesi, che per la maggiore vivevano di pastorizia, si prodigavano in infinite e assidue ricerche, fin quando giunti alla tanto desiderata scoperta del tesoro, vedevano materializzarsi questa figura, de “su Sennoreddu”, che quasi beffeggiatrice li sfida a combattere, promettendo loro, previa una sua sconfitta, di poter finalmente impossessarsi del tanto bramato tesoro (“Iscusorzu”).
Mito e la leggenda si materializzeranno quando, dai frequenti e propiziatori sogni di un giovane servo pastore Tetiese, nel 1865 si avviano le prime attività di scavo (Clandestine) nella famosa area di Abini, luogo dove i pastori tetiesi per la maggiore, si prodigavano nella ricerca del famoso “Iscusorzu” citato nella leggenda. Da questi primi scavi scoprirono una vasca costruita con pietre, e al suo interno numerosi bronzetti e armi. 750 bronzi, del peso complessivo di 108 Kg, tra cui 124 spade riunite in fascio con delle strisce in bronzo, 77 frecce e lame di pugnali, cuspidi e puntali di lancia, spille e braccialetti, 8 lingotti di rame e 1 di piombo, 22 bronzetti figurati.
La “Maschera” non intende figurare alcun rito pagano riconducibile ad alcuna ricorrenza particolare legata all’antico carnevale, bensì, ricostruire un’antica leggenda Tetiese che si riferisce chiaramente e direttamente alla Storia di un’antica popolazione e alle sue usanze che facilmente si correlano alle attuali del nostro paese che è Teti.