di Marco Sideri*
Vittorio Emanuele Orlando nel 1919, all’indomani della Grande Guerra: “L’Italia ha contratto verso la Sardegna un grande debito di riconoscenza e questo debito pagherà…”
Da alcuni anni, tra i comuni della Marmilla è in corso una programmazione che mira a valorizzare le eccellenze locali: l’agroalimentare, i beni culturali (con un focus particolare sui siti archeologici), le risorse ambientali e l’enogastronomia. Allo stesso tempo, si è puntato con forza sul miglioramento dei servizi del territorio, al fine di innalzare la qualità della vita dei residenti. Tale filosofia ha dato vita al progetto “Turismo e vita in Marmilla”, finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna con 13 milioni di euro, nell’ambito della Programmazione Territoriale.
Sullo stesso filone, si è dato seguito a tali interventi puntando con decisione sulle opportunità offerte dal Contratto Istituzionale di Sviluppo, promosso dal Governo a inizio 2019, del quale tuttavia non si hanno più notizie, nonostante gli sforzi fatti dagli enti locali del Sud Sardegna in quella circostanza.
Alcuni comuni hanno puntato con forza su politiche ambientali ed energetiche, attraverso l’efficientamento degli edifici pubblici, la sostituzione dei punti luce dell’illuminazione pubblica a led e con studi e analisi per la realizzazione di comunità energetiche.
In questo quadro, il 4 gennaio 2021, è giunta, inaspettata, la notizia che la SOGIN ha identificato 14 aree (di cui 3 in Marmilla) su un totale di 67 territori potenzialmente idonei in Italia per realizzare un sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari. Puntare su un territorio (discorso analogo può essere fatto per le altre aree sarde coinvolte) che lotta per sopravvivere, per invertire un trend preoccupante di spopolamento e che vuole investire sulle proprie potenzialità culturali e ambientali è davvero singolare.
Possiamo pensare che l’allevamento dell’agnello IGP, la coltivazione dello zafferano, del grano Cappelli e la produzione dell’olio dagli ulivi secolari della zona possano coniugarsi con la presenza di un deposito di scorie nucleari?
Lo Stato guarda alla Marmilla, dopo decenni di abbandono, non per un’opera di rinascita e sviluppo territoriale, ma come potenziale sito di stoccaggio delle scorie nucleari prodotte altrove.
L’assenza dello Stato è evidente.
Da decenni non si intravede un investimento in infrastrutture perché area a bassa densità abitativa; negli anni ’50 è stata dismessa la ferrovia (una delle più redditizie in quegli anni), il 90% delle strade non vede un grammo di asfalto da 40 anni, le scuole stanno scomparendo e gli unici investimenti in servizi sono in capo ai comuni, ultimi baluardi a difesa delle popolazioni.
Per tutte queste motivazioni, la popolazione è subito insorta contro un’idea che va decisamente nella direzione opposta a quella di uno sviluppo sostenibile basato sull’accoglienza turistica e sullo stile di vita “slow”, che caratterizza la zona.
Dal “venite a vedere i nostri nuraghe, i nostri centri storici, ad assaporare i nostri cibi e a fare un’escursione nelle nostre Giare” dovremmo forse dire “venite a fare una passeggiata attorno al sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari”?
Le analisi fatte denotano ancora una volta la miopia di chi considera come validi soltanto i criteri tecnici, studiati a tavoli ma scollegati da una realtà ben diversa per chi la vive. A questo si aggiunge il già eccessivo uso del suolo, l’abnorme numero di kilometri quadrati di servitù militari presenti sul suolo sardo, le già numerose aree compromesse dal punto di vista ambientale.
La Sardegna ha già dato.
Ha dato legname per le ferrovie italiane subendo un disboscamento criminale, ha dato i suoi migliori uomini alla causa della Grande Guerra, ha svenduto le sue produzioni tipiche e i suoi territori in cambio dei Piani di Rinascita, il cui esito è tristemente sotto gli occhi di tutti.
La Sardegna e la Marmilla, insieme agli altri territori dell’interno da troppo tempo dimenticati, attendono invece ancora di ricevere non una discarica, ma occasioni di sviluppo.
* Marco Sideri
Sindaco di Ussaramanna
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
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