In Italia abbiamo un problema di promozione. Nazione delle eccellenze in campo culturale, economico, agroalimentare e scientifico ma incapace di far promozione in maniera non imbarazzante o senza ricadere nello stereotipo. La Sardegna non ne viene affatto esclusa anche se, in alcuni casi, viene direttamente messa da parte. Tra le manifestazioni indicate nel controverso e dibattuto portale Verybello non compaiono né S. Efisio, né Redentore e, figuriamoci, i Giganti di Monte Prama (che commentano con un tragicomico “very distratti”). Insomma, se mancano gli eventi cardine, figuriamoci quelli minori. E, infatti, se sul portale si seleziona “Sardegna”, le proposte sono solo due ( Time in Jazz e Sardegna in miniatura). Verrà inserito il resto, sicuramente. Ma quando? A ridosso dell’inaugurazione?
Al coro di proteste levatesi da social network, fazioni di maggioranza e minoranza nella politica regionale, si è aggiunta l’incredulità dello stesso assessore regionale alla cultura Claudia Firino che ha però precisato, nel corso di un’intervista per L’Unione Sarda, riprendendo le parole del sottosegretario Francesca Barracciu, che si trattava di un work in progress. Il dubbio sulle tempistiche è tutt’ora lecito, a maggior ragione andando a considerare che “Verybello”, oltre ad essere una sorta di fiera dello stereotipo, è stato tradotto in inglese solo a metà marzo.
Insomma ad aggiungere certezze sul fatto che l’Italia non sia ancora del tutto pronta per accogliere un evento della portata dell’Expo, contribuiscono, di giorno in giorno, fatti di cronaca, finti colpi di genio e le continue notizie di chiusure o vendita di attività che, proprio durante Expo, dovrebbero essere al massimo del loro funzionamento. Anche sulla questione social, le cose non vanno per il meglio. La Sardegna resta al 14esimo posto su Facebook per quanto riguarda la promozione turistica. Ancora più eclatante è la decisione, confermata dal Ministro Franceschini, di non far twittare l’account @verybello se non in occasione dell’inizio di Expo, il 1 maggio.
Al contempo, mentre non si riesce a promuovere le bellezze in maniera non imbarazzante, il Ministero dello Sviluppo Economico lancia “Italy the extraordinary commonplace” e, giocando sugli stereotipi, elenca, senza tanti giri di parole, le carte vincenti dell’Italia: le 1000 costruzioni in 90 Paesi, per esempio, o l’essere nella top degli esportatori, ancora il terzo paese al mondo ad aver mandato in orbita un satellite e ad avere, al momento, una connazionale in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale. Siamo anche leader indiscussi nella produzione di yacht di lusso, ai primi posti nell’innovazione medica e farmaceutica e deteniamo il maggior numero di siti UNESCO. Questo spot, obiettivamente bellissimo e patriottico, ci ricorda che oltre all’Italia che non riesce a promuovere, se non in maniera imbarazzante, le proprie ricchezze e non sa cogliere appieno le occasioni, ve n’è un’altra che cresce e si fa strada nel mondo, che diviene leader nell’innovazione e che sa promuovere in maniera intelligente le proprie peculiarità.
C’è, ancora, la promozione della nostra storia e dei personaggi che hanno fatto grande la nostra cultura. Su questo, ahimè, abbiamo ancora molto da imparare. Sardegna compresa. Eleonora d’Arborea e i controversi personaggi che popolano il Medioevo sardo, Giovanni Maria Angioi, Emilio Lussu, Domenico Alberto Azuni, Antonio Gramsci…, per non parlare di battaglie e vicende storiche (compresi i nostri cari Giganti di Monte Prama) che meriterebbero ben più di un trafiletto – per di più raro – sui libri di scuola. C’è un mondo da promuovere a una società che diventa sempre più esigente, rapida e preparata. Forse serve maggiore consapevolezza per comprendere come quello che noi percepiamo come “Normale” sia in realtà “straordinario” e imparare a raccontarlo in maniera accattivante, senza cadere nella logica della macchietta o dello stereotipo. E qui ci sarebbe da mettere da parte le polemiche per studiare nuove logiche di promozione, anche guardando all’esterno per trarre ispirazione e migliorare.
Mariella Cortes