-Mariella Cortes*-
“L’estate sta finendo e un anno se ne va” recita il ritornello di una nota canzone.
In questo caso non è per noi il tempo di rimpianti di belle serate in riva al mare come per l’autore del tormentone quanto, per la Sardegna, il momento di fare i conti con una stagione turistica che va a concludersi e con una strategia di destagionalizzazione che ancora tarda ad imporsi. Ogni qualvolta mi accingo a salire sul volo di rientro, guardo i visi abbronzati dei turisti e mi chiedo a quanti di loro possa essere stata fatta una proposta di rientro inferiore ai dodici mesi che li separano dalla prossima estate.
Se si vuole pensare ad allungare la stagione turistica o a “spalmarla” in più mensilità dell’anno, il tutto parte da un offerta da attuarsi prima della partenza facendo leva su quel momento di nostalgia pre-rientro che, volenti o nolenti, ci caratterizza un po’ tutti. Pensate a quante volte vi è capitato, durante un viaggio, di sbirciare tra le brochure della struttura che vi ospitava e pensare subito a un: “sarebbe bello tornare in tale occasione”. Perché accontentarsi di un turista stagionale quando lo si potrebbe “ri-ospitare” fuori stagione?
Quanti turisti, invece, ci si lascia “scappare” senza nemmeno mettere una piccola pulce nell’orecchio a proposito di un evento particolare o, semplicemente, di un week end fuori porta per godersi il “mare d’inverno”, approfittando dei low cost?
Non abbiamo ancora i dati alla mano relativi ai mesi estivi ma facendo una considerazione di massima, scaturita semplicemente dal confronto dei costi vacanze per la Sardegna e altre destinazioni del Mediterraneo, purtroppo la situazione finale non si prospetta rosea. I punti dolenti, a riguardo, sono tanti. Sorvoliamo sul caro trasporti e concentriamoci, invece su quelle che sono le tempistiche adatte a una promozione duratura e che sia realmente in grado di destagionalizzare senza rischiare la saturazione.
È risaputo che il turista raggiunge la Sardegna in primis per l’assodato binomio mare e sole. Perché non cogliere l’esempio proposto dalla Liguria (ma anche da tante altre Regioni d’Italia e località estive europee) del mare d’inverno? Temperature e inverni miti, che per noi potrebbero sembrare poco allettanti, per le popolazioni del Nord Europa, abituate a ben altri climi, rappresentano un vero e proprio valore aggiunto. Quante strutture offrono dei pacchetti vacanza fuori stagione per queste tipologie di turisti?
C’è poi un’altra fetta di potenziali visitatori, abbastanza variegata (troviamo dai curiosi agli studiosi di antropologia e tradizioni popolari, nonché fotografi o videomakers) che amano vivere la Sardegna delle sagre e degli eventi di carattere culturale e religioso (vedi Carnevali e riti della Settimana Santa ma anche iniziative circoscritte e di carattere prettamente locale).
Il punto è che spesso gli eventi locali vengono considerati e promossi in maniera circoscritta alla realtà del paese o dei centri vicini e non si ritiene sensato “allargare l’invito” a non sardi.
Per comprendere la portata che potrebbero avere tali eventi in un’ottica di destagionalizzazone penso, per esempio, a come manifestazioni come Cortes Apertas, che a breve aprirà i battenti, siano riuscite a crescere in maniera ottimale catturando l’attenzione di visitatori non necessariamente dei dintorni e, anche se c’è ancora tanta strada da fare, il numero dei “non sardi” va via via crescendo. Certamente, l’iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Nuoro rientra nelle buone pratiche: ottima, per esempio, l’apertura da agosto sino a fine anno, di uno stand presso l'aeroporto di Olbia nel quale si promuove il territorio ed il circuito di Cortes Apertas.
Ma dove sono finite tutte le altre feste tradizionali, le sagre e gli eventi di richiamo culturale che quasi 365 giorni all’anno colorano i paesi della Sardegna? Li vogliamo mettere in una teca di vetro?
Il valore aggiunto della Sardegna sta nell’unicità della sua cultura che va preservata con ogni mezzo, ma mai nascosta.
*Focusardegna