Per certi aspetti era una giornata molto simile alle altre. Il rumoreggiare dei turisti che passeggiavano lungo la via Majore riempiva gli spazi di una tiepida giornata primaverile.
I manifesti affissi lungo le strade coloravano la città e al contempo informavano i presenti in merito agli incontri e alle manifestazioni programmate per il mese di Maggio.
Su di essi campeggiavano i volti di alcuni tra quelli che furono i personaggi locali più noti di un tempo: da Grazia Deledda a Salvatore Satta, da Antonio Ballero a Francesco Ciusa.
L’atmosfera che si respirava era quasi estemporanea.
Come un esercito di piccole formiche, lungo il corso erano allineate file di tavolini ai quali sedevano indistintamente uomini, donne e bambini. Era facile perdersi nei loro discorsi, fatti in lingue talvolta sconosciute ma dalla gradevole cadenza. Tant’è che per individuarne la provenienza, si cercava di fare riferimento ai più piccoli particolari: come l’abbigliamento, i tratti somatici o addirittura la pettinatura.
Erano già diversi anni che lungo la via Majore non circolavano più le automobili. Il sempre crescente numero di turisti aveva indotto l’amministrazione a rendere la via esclusivamente pedonale dirottando il flusso viario lungo altre direttrici.
Ma questa era solo una delle tante novità introdotte negli ultimi anni.
Nuoro era ormai considerata un polo d’attrazione per studiosi, ricercatori e creativi. Aver scommesso anni addietro sull’innalzamento della qualità della vita, sulla valorizzazione del patrimonio culturale, sull’eccellenza delle produzioni artigianali aveva dato i suoi frutti e attirato nel territorio una creative class stimolata dal contesto e appagata dai risultati.
Quello del “Parco del Gennargentu” non era più soltanto un progetto destinato a vivere sulla carta, ma una realtà consolidata che aveva consentito di costruire a Nuoro un polo di ricerca d’alto livello in Scienze forestali e ambientali.
La fabbricazione digitale è oramai la consuetudine. La personalizzazione degli oggetti ha superato le logiche produttive standardizzate e la facilità con la quale oggi sono creati alcuni oggetti di quotidiano utilizzo è la stessa con la quale decine di anni prima si faceva shopping on line.
È stato creato un Museo dedicato alla fabbricazione digitale e ogni anno, in occasione di un festival tematico, è assegnato un prestigioso premio di portata internazionale dedicato alle nuove tecnologie applicate alla cultura.
I percorsi culturali allestiti mettono in relazione le diverse realtà del territorio consentendo al visitatore una variegata gamma di servizi, tali per cui è la città stessa a essere considerata “un luogo di cultura” e non più le singole strutture museali.
Negli ultimi quindici anni la città ha visto crescere il valore economico reale complessivo dell’81%, Nello stesso periodo l’occupazione nel settore culturale ha avuto un incremento del 190% con una partecipazione notevole di volontari (aumentati del 230%), a conferma del significativo coinvolgimento della comunità locale nel progetto di sviluppo culturale della città.
È il 5 maggio 2028 e Nuoro è appena stata nominata “Città Europea della Cultura per l’anno 2033”.
Volendo, è così che potrebbero andare le cose.
Volendo.