-Mariella Cortes*-

“Pocos, locos e malunidos”, ma anche “Chentu concas, chentu berritas” e, il famigerato, “Ti sbatto in Sardegna!”. Quanti sono i pregiudizi nei confronti dei sardi? Quanti di questi sono stati autoimposti e quanti, invece, si rifanno a una percezione errata nei confronti della Sardegna e dei suoi abitanti? In queste calde giornate estive,  mentre molti dei nostri lettori sono in spiaggia, è facile incontrare turisti di ogni parte del mondo, ognuno con le sue percezioni buone o cattive che siano, i suoi pregiudizi  e convinzioni. Non possiamo negare che ancora oggi il campanilismo, spinto spesso ai suoi estremi, caratterizzi buona parte degli italiani inglobando, forse ancor di più, gli stessi sardi.

Di conseguenza, i pregiudizi dei “continentali” nei confronti dei sardi e viceversa fioccavano – e fioccano – abbondanti. Nel primo Novecento, in particolar modo negli anni del Fascismo, la visione continentale della Sardegna corrispondeva a una cartolina di profonda arretratezza economica e sociale, con un paesaggio brullo e desolato popolato da banditi e malfattori di ogni sorta. Insomma, un posto dove mandare chi stava scomodo. Ecco perché la minaccia «Ti sbatto in Sardegna» divenne la più temuta tra funzionari, giornalisti e lavoratori vari.

La Sardegna era la terra peggiore in cui essere confinati a causa delle assurde condizioni dei trasporti di allora, unitamente a tutte le altre situazioni che si potevano verificare una volta arrivati! D’altro canto, nemmeno gli stessi sardi riuscirono mai a vedere di buon occhio sos istranzos che venivano dal mare ed è a tal proposito curiosa la riflessione fatta ai primi del Novecento dal siciliano Rinaldo Caddeo: “I sardi sono abituati a veder venir qui, quasi sempre in malo arnese, i continentali, i quali, dopo pochi anni di lavoro si arricchiscono smisuratamente e poi ripassano il mare. Vedete, sono tutti così. Sono ricchi perché sono ladri!”.È lecito chiedersi se il detto “Chi eni dae su mare enidi pro furare” possa essere, seppure in minima parte, ancora diffuso e se dunque i sardi considerino ancora chi viene dal mare come un imbroglione. E, soprattutto, la concezione della Sardegna da parte dei continentali, è cambiata? Mi è capitato di conoscere persone che erano state trasferite in Sardegna per lavoro e mi raccontavano la cosa con le lacrime di felicità negli occhi (e posso garantire che oggi molti pregano di esser “sbattuti” in Sardegna!”).

In che modo la percezione della Sardegna è cambiata? Mi riallaccio ad un episodio, vissuto personalmente, che mi diede davvero da pensare e, in tal senso, sta alla base di questo testo. Qualche mese fa conobbi a Milano due belle signore del Qatar. Avevano appena fatto shopping in centro ed erano abbastanza incuriosite dalla presenza di un’isola del Mediterraneo della quale non sapevano nulla, nemmeno la posizione che ricopriva nella cartina. Iniziai a dar loro alcune informazioni quando una delle due mi fermò e chiese: “Quale parte della Sardegna è più apprezzata dai ricchi? Quella più esclusiva, insomma”. Percependo la risposta che avrebbe voluto risposi che si trattava della Costa Smeralda. Ecco che la signora si illumina ed esplode in una risata: “Ah, ho capito! La Sardegna è l’isola che il nostro emiro ha comprato da poco! Poveri, siete contenti del bel favore che vi ha fatto? Vi ha salvato dalla miseria, vero?”. Ecco, la vostra espressione in questo momento corrisponde a quella che feci io qualche mese fa davanti alle signore. Spiegai loro che le cose non stavano esattamente così e che, sicuramente, ci faceva onore l’attenzione dell’emiro nei nostri confronti ma che l’acquisto, oltre a interessare solo la Costa Smeralda, non riguardava  un’isola del terzo mondo, anzi! Loro mi spiegarono che la notizia, a casa loro, girò diversamente. A questo punto, non capendo l’arabo e non vivendo in Qatar non so se ciò corrispondesse a vero ma, di fatto, così mi venne riportata. Ecco perché, rileggendo qualche giorno fa la vicenda –datata- delle isole greche “in saldo”  mi è tornata alla mente la triste immagine che della nostra terra si aveva all’estero. Mi viene così da pensare che, forse, ci preoccupiamo tanto dell’opinione del vicino di casa e poco, invece, rispetto a quella di un altro Paese; noto anche che la frase di Carlo V riferita ai “Pocos, locos e malunidos” smetta di essere valida solo nel momento in cui vengono attaccati i sardi, come popolo (vedi Paolo Villaggio o più recentemente Morgan): in tal caso, fioccano i commenti, le proteste e le proposte di unirsi contro un nemico comune. Nell’ottobre del 1951, Emilio Lussu scriveva: “Sentiamo che il popolo sardo, come i popoli venuti ultimi alla civiltà moderna e già fattisi primi, ha da rivelare qualcosa a se stesso e agli altri, di profondamente umano e nuovo.”

Non sarebbe ora di fare tali proposte anche per fini costruttivi e migliorare l’immagine generale dell’Isola?

 

*Focusardegna 

 

 

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Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
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