In risposta alla sparata Facebookiana del giornalista de L’Espresso, Alessandro Gilioli, con la quale, cito testualmente, scrive sulla sua bacheca: “Io vorrei ricordare a chi contesta il Nobel a Dylan che l'hanno dato a Grazia Deledda”, ci sarebbe tanto da dire.
Premesso che le sue opinioni, per quanto desiderose di acclamazione e di mero consenso sul web, andrebbero adeguatamente argomentate; sussistono per lo meno 3 buone ragioni per cui non dovrebbe sparare a zero sulla Deledda.
La prima è di merito. Per quanto accreditato giornalista, non so se Gilioli possegga competenze specifiche per poter sindacare la scelta dell’Accademia di Svezia, che converge sul nome di Grazia Deledda dopo ben 18 nomination in 13 anni.
La seconda è sulla forma. Suvvia, signor Gilioli, crede veramente che il modo migliore per esternare il suo endorsement a Bob Dylan sia mediante un’infelice e non argomentata sparata su Facebook? Francamente non credo si addica a un personaggio del suo livello.
La terza è di opinione, e probabilmente la più importante. Sappia Gilioli, al di là della corposa produzione letteraria che, mi rendo conto, può essere di suo gradimento oppure no, Grazia Deledda è anzitutto un simbolo: delle donne, in quanto precorritrice di un egualitarismo dei diritti e delle opportunità tra i sessi; della Sardegna, per averne descritto, nel bene e nel male, virtù e arretratezze; e che le piaccia o meno, anche dell’Italia, per essere stata la prima e unica donna italiana a potersi fregiare di tale riconoscimento.
Quindi, caro signor Gilioli, meraviglia che questo genere di esternazioni provenga da un giornalista come lei.
Grazia Deledda può essere anche contestata ma non oltraggiata.
IL POST DI ALESSANDRO GILIOLI