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Gentile Signor Pucci,
Chi le scrive è un ragazzo Sardo, non Fonnese, ne Barbaricino. Frequento il paese di Fonni da qualche anno. Sono entrato la prima volta in punta di piedi per fotografare le processioni e le feste che appartengono a questa comunita' che ha come una delle sue piu' grandi caratteristiche l'ospitalita'. Proprio una di quelle feste a cui e' stato invitato. Gira la voce che lei se la sia presa con i ragazzi del comitato perche' si e' sentito in pericolo. Sembra che anche il suo agente le abbia detto che le avrebbero fatto saltare la macchina.
Tutte le retoriche e sciovinismi, ingigantimenti e sardismi, sono comprese. Un sardo che vince una delle tappe più impegnative e importanti, l’erta di Montecampione, nel Giro d’Italia. Non era mai accaduto. Ieri si ballava davanti alla tv. Di tensione, perché quei tre chilometri prima del traguardo non finivano mai. Fabio Aru da Villacidro, il “Paese d’ombre” del grande Giuseppe Dessì, aveva dato un colpo di reni e uno dietro l’altro se li era bevuti tutti i ciclisti che sono e aspirano alla maglia rosa. Un sardo, scopriremo poi che misura 1,81 di altezza, uno che ha fatto il liceo classico, uno che ancora deve compiere 24 anni.
Sono figlia, sorella, nipote di allevatori, e la mia riflessione nasce soprattutto dal confronto con tante altre persone che affrontano ogni giorno la realtà delle campagne e non hanno tempo da perdere con le iniziative politiche pseudo-animaliste della Signora Brambilla. Persone dagli sguardi severi e profondi che nascondono vividi sorrisi e che quotidianamente si misurano con gli stessi problemi: costi di farmaci, mangimi ed energia troppo elevati, prezzi dei prodotti sempre più bassi, burocrazia, premi non liquidati, bluetongue, disastri ambientali ed Equitalia. Problemi che spesso si è chiamati a risolvere da soli, abbandonati, in primis, dalle associazioni di categoria perché anche al loro interno conta più la parola del politico che quella del pastore che dovrebbero rappresentare e tutelare.