"Una fotografia non è mai esistita nella mia testa prima dello scatto: io vedo ciò che c’è, vibro con ciò che c’è, amo ciò che c’è, mi emoziono vedendo ciò che c’è”.
 
Ci si perde tra le citazioni nel percorso fotografico che il MAN - Museo d’Arte Provincia di Nuoro ha dedicato a una tra le più significative protagoniste della fotografia italiana dal secondo dopoguerra. “Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976” è la mostra che porta alla luce un capitolo inedito dell’opera dell’artista: quello dedicato all’isola.
Citazioni di Lisetta Carmi negli spazi del museo MAN Nuoro
 
LISETTA - Lisetta Carmi nasce a Genova e oggi ha 97 anni. È ebrea. Nel 1938 a causa delle leggi razziali, è perseguitata, cacciata dalla scuola. Per sfuggire alla furia in camicia nera si rifugia in Svizzera, assieme alla famiglia. Una vicenda che la segna nel profondo, spegnendo il sorriso e la spensieratezza dei suoi 14 anni ma non il suo desiderio di rivalsa. Questa indomita genovese vive tante esistenze, tante quanti sono gli interessi ai quali si appassiona: su tutti la musica e la fotografia, le due arti al centro della sua vita. Così come nella musica del suo pianoforte, anche nelle sue foto c’è il ritmo, l’armonia, il tono delle note che ha suonato per 35 anni. Con la sua Leica al collo cerca di raccontare la vita delle persone, la loro verità. È capace di cogliere e quindi di catturare l’anima di donne, uomini e luoghi. Immortalare realtà sempre straordinariamente capaci di suscitare empatia negli occhi di chi le guarda le sue stampe.
 
Ultimo piano museo MAN di Nuoro - Mostra "Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976
 
L’INCONTRO CON LA SARDEGNA E LA BARBAGIA - L’incontro di Lisetta Carmi con la Sardegna, e in particolare con la Barbagia, è casuale, quasi fiabesco. Sfogliando le pagine della rivista Mondo si ritrova a leggere un estratto del Diario di una maestrina, di Maria GiacobbeAttraverso l’osservatorio privilegiato delle aule della giovane scuola repubblicana l’insegnante/scrittrice racconta la realtà dell’infanzia e più in generale della società di alcuni paesi del Nuorese, in cui lavorò nel 1956 e nel 1957.
 
Testimonianze che mostrano povertà e disagio, bambine e bambini che vanno a scuola vestiti di stracci, senza scarpe, nel rigido inverno barbaricino.
 
Bambine per strada a Orgosolo - Museo MAN Nuoro
 
La fotografa è colpita in particolare dalla storia di Giovanni Piras, un bimbo di Orgosolo con otto fratelli e che ha composto un tema sulla luna:
La luna è povera. È allegra.
La luna va sola nel cielo e senza vestiti.
Ma lei se ne importa e non ha bambini.
L’emozione di Lisetta è tanta. Scrive di impeto una lettera a Maria Giacobbe facendole un appello: desidera tanto aiutare in qualche modo la famiglia Piras. Ed è così che inizia un rapporto intimo con Orgosolo e con i familiari del piccolo Giovanni, che nel corso degli anni viene poi ospitato e coccolato a Genova, assieme alla sorella Peppa che resta quattro anni a casa della fotografa.
 
Durante i suoi soggiorni in Barbagia, Lisetta Carmi si innamora degli occhi delle donne orgolesi, che sorprende nella loro quotidianità, impegnate a impastare il pane carasau o a muoversi veloci e schive tra gli acciottolati scoscesi del paese; dell’entroterra brullo o dalle foreste impenetrabili, con il guardiano Supramonte a vegliare minaccioso e affascinante; dei pastori che la accolgono negli ovili, tra una mungitura e l’altra; dei bambini scalzi che strillano nei vicoli del paese.
 
La sua Leica riesce a cogliere tutto: sguardi, disagio, emozioni, povertà, umiltà, forza. Osservando le sue foto si riescono a percepire perfino gli odori, i sapori.
 
Orgosolo, canto a tenore - Museo MAN Nuoro
 
 
Durante l’ultimo anno in Sardegna, realizza gli scatti delle “voci allegre al buio”, sempre a Orgosolo. In occasione della festa della Candelarìa, durante la notte di San Silvestro, immortala i bambini nella ricerca dei doni tra le case, trasmettendo nelle foto il loro ritmo frenetico, l’allegria, lo stupore, il loro entusiasmo.
 
Racconta così la grande festa del capodanno orgolese: «Gruppi di donne (per lo più quattro) cominciano a girare per il paese, si fermano vicino alle case dei giovani sposi e cantano brevi canti di augurio. Nel buio si sentono queste voci allegre».
 
Bambine di Orgosolo durante la festa della Candelaria - Museo MAN Nuoro
 
Dalla Barbagia, il suo lavoro fotografico si allarga verso il nord dell’isola. Nord est, in particolare. Costa Smeralda, nello specifico, di cui racconta la costruzione tra speculazione e turismo d’élite. E ancora, gli scatti dedicati alle lavoratrici della fabbrica di tappi in sughero di Calangianus. Si notano mani curate e un ordine maniacale.
 
Calangianus, fabbrica dei tappi da sughero - Museo MAN Nuoro
 
Il percorso espositivo dedicato alla Sardegna si completa con una serie inedita di foto che ritraggono i paesaggi dell’entroterra. Boschi, fiumi, laghi, colti nella loro dimensione arcana ed evocativa, poetica.
 
Sezione acque di Sardegna e Sicilia - Museo MAN Nuoro
 
LA SUA GENOVA - Non c’è solo Sardegna in questa mostra. Il MAN ha dedicato due sezioni alla serie de I Travestiti (1965-1971) e agli Operai di Genova - porto (1964).
 
La prima è l'esito degli anni di frequentazione della comunità dei travestiti del capoluogo ligure. Scatti di quotidiano che contrappone momenti di vita comune alla marginalizzazione imposta dalla società di allora. Comincia a fotografarli nel 1965, durante una festa di capodanno, dalle parti di via del Campo, uno dei primi “ghetti” omosessuali d’Italia.
 
Sezione mostra fotografica I Travestiti (1965-1971) - Museo MAN Nuoro
 
Così descrive i suoi travestiti: «C ́è la Morena, una donna buona, curava i ragazzi più fragili, non mi ha dimenticata mai, solo 5 anni fa mi ha chiamato perché voleva rivedermi. C ́è la Gitana, il capo del gruppo, sfrontato omosessuale. C ́è Elena, bionda di sera e gruista all ́Italsider di giorno e Pasquale, il gentiluomo napoletano che da donna veste di “straccetti" e da uomo indossa solo tight».
 
I Travestiti (1965-1971) - Lisetta Carmi
 
In quegli anni questo lavoro fa scandalo e provoca solo dissensi. Le foto sono raccolte in un libro, che però è rimasto per anni occultato sotto il banco dei librai. Una sua cara amica non lo poteva sopportare. Ha così raccolto tutte le copie e le ha distribuite, dandole in omaggio un po’ ovunque. Ci sono voluti dieci anni da quell’esperienza perché arrivasse il successo.
 
La seconda sezione dedicata alla sua Genova è il frutto di un servizio fotografico del 1964 sui camalli, i lavoratori del porto. Un progetto realizzato con lo scopo di denunciare le durissime condizioni del lavoro a cui erano costretti.
 
Operai di Genova - porto (1964) - Museo MAN Nuoro
 
L'intera mostra è accompagnata da un ampio catalogo monografico edito da Marsilio e corredato da saggi critici di Etienne Bernard, Nicoletta Leonardi, Giovanni Battista Martini e il direttore del MAN, Luigi Fassi.
 
Nel suo essere ebrea, Lisetta Carmi è stata una “ultima” e a differenza di chi, per esorcizzare la paura dell’emarginazione e della violenza, nega, dimentica, passa accanto con noncuranza a chi soffre, a chi è escluso, lei nel corso della sua lunga carriera ha invece sempre avuto cura, ha mostrato, ha documentato situazioni di marginalità, condizioni di fatica e di disagio. Condizioni di umanità vera.
 
Museo MAN Nuoro
 

*In ottemperanza alla nuova ordinanza del Ministero della Salute del 22 gennaio 2021, per la quale la Sardegna viene classificata come zona arancione, dal 24 gennaio il museo MAN resta chiuso sino a data da destinarsi. Potete consultare il sito web o la pagina Facebook del museo per avere informazioni sulla futura data di riapertura. La mostra, previa riapertura, sarà visitabile fino al 13 giugno 2021.
 
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Autore dell'articolo
Irene Bosu
Author: Irene Bosu

Giornalista e social media manager con una robusta esperienza in comunicazione politica, istituzionale e culturale. Sono nata a Nuoro, città di Grazia Deledda, Francesco Ciusa, Salvatore e Sebastiano Satta. Figure che mi hanno trasmesso l’amore per l’arte e la cultura.

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