Pier Franco Devias, nuorese di 39 anni, è il candidato alle Regionali 2014 del "Fronte Indipendentista Unidu". Il suo nome è emerso a seguito di un lungo percorso fatto di riunioni nel territorio. Laureato in filosofia all'Università degli studi di Sassari è da sempre impegnato nella causa dell’autodeterminazione del popolo sardo. E' stato lui il primo dei candidati alla presidenza della Regione Sardegna a rispondere alle nostre 10 domande. L'obiettivo è quello di aiutare gli elettori a comprender meglio i temi trattati nella campagna elettorale di ogni singolo candidato che andrà a riguardare, da vicino, la vita di tutti i sardi per i prossimi 5 anni.
1. La priorità assoluta, la cosa che ha più a cuore, che non è disposto a negoziare con nessuno, neppure con i suoi collaboratori e alleati più importanti.
L’obiettivo che non negozierei mai con nessuno e a nessuna condizione è quello di costruire un giorno una repubblica sarda dei lavoratori. Si può discutere di tutto e di più, ma il mio ultimo obiettivo resta sempre quello. Oggi la nazione sarda è ridotta a una nazione fatta di schiavi e di kapò, una nazione che è per la maggior parte dispersa per il mondo e per la minor parte residente nel suo proprio Paese. Siamo ridotti alla fame, all’umiliazione, alla povertà, all’emigrazione, e in alternativa alcuni si prestano a fare i collaborazionisti, i kapò, le guide indiane, quelli che lavorano per gli interessi italiani contro il loro popolo. Possiamo continuare a vivere in questo modo? Può una nazione vivere dignitosamente in uno stato di asservimento simile? Io credo che le nostre sorti potranno migliorare solo ponendoci l’obiettivo di costruire una libera repubblica di lavoratori, aperta al mondo, pacifica, solidale, con un’economia razionale ed equa, dove il rispetto per l’ambiente, la cultura, la scienza, la coscienza, la dignità siano valori fondamentali con cui allevare le nuove generazioni.
2. La Sardegna ha margini per aumentare il gettito fiscale? In quali settori economici indirizzerà le sue politiche di sviluppo? Quali settori meritano attenzione privilegiata e quali andrebbero invece abbandonati o non “coltivati”?
Il gettito fiscale aumenterà nel momento in cui imporremo a qualunque impresa voglia operare stabilmente in Sardigna di avere la residenza fiscale qui. Le imprese che vengono qui non fanno beneficenza, fanno affari. Dobbiamo metterle nelle condizioni di versare le tasse nelle nostre casse regionali se vogliono fare affari. Non abbiamo interesse a fare affari con chi non ci fa guadagnare niente, è una regola fondamentale dell’economia: chi non la segue fallisce. Le nostre politiche di sviluppo dovranno orientarsi in tutte le direzioni, ad esempio una di queste è nella difesa e nel potenziamento dei prodotti unci al mondo, nei prodotti genuini frutto della nostra terra, della nostra cultura e della sapienza di migliaia di anni di esperienza. Su questo dovrà nascere una potente industria della trasformazione e conservazione dei prodotti. Creeremo un indotto enorme, addirittura dirottando settori del turismo che sono interessati a conoscere di persona questi prodotti nei luoghi meravigliosi dove si generano. Abbiamo civiltà uniche al mondo, le civiltà nuragica e prenuragica, che sono in mano a enti che per usare un eufemismo definiamo completamente disinteressati, proveniamo da civiltà che sono sotto terra o in mano ai tombaroli. Da quei bronzi e da quelle pietre ci ricavi l’oro se sei capace di amare la tua terra… Cosa taglierei? Le gigantesche prese in giro della produzione energetica ad ogni costo, le fabbriche che per arricchire gli speculatori inquinano irrimediabilmente la terra che ci hanno lasciato i nostri padri. Noi non dobbiamo produrre bacinelle e tappi di plastica con le nostre fabbriche, perché il giorno che cambia il mondo legato al petrolio sei morto: dobbiamo produrre scatole per il latte, dobbiamo lavorare la lana sarda, inscatolare prodotti di eccellenza gastronomica e venderli a caro prezzo per il mondo… Quando crolla il mercato del genuino?
3. La disoccupazione giovanile è uno dei mali peggiori che affligge la nostra isola. E’ disposto a fare un patto con i giovani sardi senza lavoro e in cerca di speranza per il futuro? Ci dica un impegno inderogabile cui chiederle conto durante e alla fine del mandato.
Diciamo le cose nel modo giusto. E’ il governo parassitario dei servi dell’Italia che affligge la nostra isola, è questo modo di governare che crea la disoccupazione giovanile. La disoccupazione giovanile sa come si debella? Con la tassa di soggiorno turistica destinata esclusivamente a creare cooperative giovanili in settori legati al turismo stesso. Il turista paga il servizio senza batter ciglio, anzi paga volentieri se gli dai un servizio reale. Non paga quando pretendi soldi in cambio di niente. La disoccupazione si debella incentivando cooperative che tutelino il nostro immenso patrimonio archeologico, che tengano puliti, accoglienti e sorvegliati i luoghi di valore, che diano servizi con guide preparate e qualificate, con punti di accoglienza e ristoro… così riesci a unire la difesa della tua terra con la difesa della tua gente!
4. La Zona Franca è una vera opportunità per la Sardegna, soprattutto in termini di creazione di lavoro, oppure rischia di essere solo un’occasione per le istituzioni finanziarie?
La zona franca, come tutte le soluzioni da bacchetta magica, se fatta come la propongono gli attuali pifferai magici è una fregatura proprio per i più poveri. Mi pare parecchio pericoloso per noi e troppo allettante per gli speculatori e i malavitosi il progetto di spalancare le porte a chiunque, senza avere ancora la possibilità di sovranità totale (che ottieni solo con uno Stato che fa le leggi dello Stato, non con una regione sottomessa). Sessant’anni di malgoverno coloniale non li risolvi con una parolina magica: ci vogliono lavoro duro e progetti seri. Mi piacerebbe che i sostenitori della zona franca spiegassero da dove dovrebbero entrare i soldi per una sanità a totale carico nostro, per gli aiuti ai lavoratori e alle imprese ecc. senza dover mai pagare nessuna tassa… Non so, non mi pare un progetto risolutivo, tantomeno se si propone di ragionarlo senza essere uno Stato indipendente. Peggio ancora se cavalcato da uno come Cappellacci che pensa di campare eternamente di demagogia mezzosardista mentre i giovani sardi emigrano per colpa sua.
5. Sviluppo economico e tutela dell’ambiente sono due percorsi alternativi? Ci dica se la Sardegna deve rinunciare alla politica industriale e se si a favore di che cosa?
Ne ho già accennato, noi non dobbiamo abbandonare la politica industriale, la dobbiamo adeguare alle nostre esigenze, dobbiamo slegarla dagli interessi dei potentati italiani e stranieri e adattarla al resto della nostra economia. Dobbiamo metterla in armonia con i territori, con la pastorizia, con l’agricoltura, con le opportunità del turismo… Un’economia si sviluppa a lungo termine solo quando è armonica, altrimenti dopo 20-30 anni crolla devastando territori e società. Come fai a ritenere armoniosa un’economia dove hai un’industria che arricchisce i colonialisti ma in cambio avvelena la tua terra, le tue bestie, la tua famiglia, con lugubri ciminiere che sbucano tra i pozzi sacri di 3000 anni fa? E’ una follia: il giorno che perdi quell’industria perdi tutto, ti rimane una famiglia ammalata, la terra inquinata, il bestiame avvelenato... Che società ti è rimasta? Una società di vecchi che attendono tristemente la morte e di giovani che vivono in una grigia metropoli lontana.
6. La Sardegna deve andare verso l’indipendenza o deve rafforzare (e magari attuare) i poteri speciali che gli derivano dall’ordinamento vigente?
I poteri che dovrebbe attuare dall’attuale ordinamento avrebbe potuto attuarli da decenni fa, se non fosse che la classe politica è sempre stata servilmente fedele agli interessi del padrone italiano. E’ un’arma che non si ritorce mai contro chi paga il mandato del servo, l’autonomia sarda in mano a una classe politica coloniale rappresenta per l’Italia ciò che rappresenta per te il tuo cane: può mordere, ma non morderà mai te! Noi abbiamo bisogno di una classe politica coraggiosa, indipendentista, veramente dalla parte del nostro popolo: supereremo questo lungo asservimento e andremo verso la nostra libertà.
7. La burocrazia regionale e statale: non pensa che bisogna cambiare qualcosa? Si ha l’idea di un plotone di persone, inamovibili, spesso slegate dalle ansie e dalla domanda di cambiamento che viene dal popolo sardo. Leva o freno allo sviluppo?
La domanda è retorica, ovviamente. Le dico solo una cosa: la classe politica attuale, quella PD/PDL che è poi la stessa che nel passato era la Democrazia Cristiana con vari amici e finti nemici, è la classe politica che non fa altro che sbraitare contro la burocrazia. Lei vede bene in che stato pietoso si trova la Sardigna. Chi ha sempre governato? Loro. Chi sbraita contro la burocrazia? Loro. Se non la abbattono evidentemente ci campano bene. Per capire che gente sono le basta andare a vedere tutte le trappole burocratiche che hanno messo in piedi nel vano tentativo di escluderci dalle elezioni. Altro che nemici della burocrazia: sono loro la burocrazia!
8. Università, formazione professionale e mercato del lavoro: cosa non funziona in questo rapporto se continua ad aumentare il divario tra specializzazioni e opportunità di lavoro?
Continuano a fare studiare i nostri figli, sacrificando famiglie e giovani in spese esorbitanti. E poi? Noi abbiamo un concreto programma, scaricabile dal sito www.fronteindipendentista.org su come si deve legare l’università al lavoro, nella certezza assoluta che una cosa non può assolutamente stare slegata dall’altra. Naturalmente l’amministrazione deve essere coordinatrice di questo rapporto, mentre oggi se ne lava beatamente le mani dando la colpa alla crisi e mai a se stessa. Questa classe politica sta ingannando milgiaia di giovani. Guardi glielo spiego con un immagine: costruiscono l’aereo e lo fanno partire, ma solo dopo che l’hanno fatto partire si rendono conto di non aver mai costruito l’aeroporto su cui farlo atterrare. Così si fanno schiantare al suolo i nostri giovani!
9. I sardi sono cittadini di serie B. Non possono spostarsi liberamente e con le stesse opportunità del resto degli italiani. Un suo impegno concreto, inderogabile per la continuità territoriale.
Aprire le tratte navali a tutto il Mediterraneo occidentale, pagare un biglietto fisso residenti che non sia mai inferiore alle tariffe promozionali fatte per gli altri e che sia calcolato come tratta ferroviaria su parametri di costo europei. Sia per le persone che per le merci. Un buon inizio no? Poi il resto del programma non posso spiegarlo in uno spazio così breve, ma vi assicuro che vale la pena leggerlo: lo stanno copiando anche gli avversari (a parole)!
10. Un suo sogno, come vede la nostra Isola fra 5 anni?
Con noi al governo: dignitosa, fiera, con lo sguardo rivolto al mondo; se malauguratamente dovessero governare gli altri: malata, moribonda, vecchia, con lo sguardo triste e rivolto solo e sempre a Roma. All’incirca come è adesso, insomma. Spero che i Sardi non perdano questa grande occasione, potrebbe essere l’ultima!
Simone Tatti
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