Vive a mille, corre come un treno, ha sempre una parola di conforto o speranza per gli altri e il suo sorriso è contagioso: sto parlando della 39enne Maena Delrio. Oltre a seminare chilometri su chilometri di corsa –vanta tantissimi arrivi nel podio dei vincitori –, è anche un’autrice molto promettente.
Il suo “Oltre il confine. Istantanee dal centro del mondo”, scritto a quattro mani con la scrittrice Mara Sordini, è uscito nel 2018 e ancora fa parlare di sé. Diciotto racconti che narrano dell’odissea del mondo e dei popoli in movimento nel XXI secolo. Diciotto storie di bambini e donne che resistono, malgrado tutto – che poi è sempre il “malgrado tutto” a fare la differenza. Diciotto esempi di speranza.
Ma oggi siamo qui per raccontare di un altro traguardo raggiunto dalla runner/scrittrice ogliastrina.
“Inseguite i vostri sogni, sempre” ha scritto sui social, ieri, concludendo con:
“Perché può capitare che, ogni tanto, si avverino”.
Sì, perché la Delrio è stata proclamata vincitrice del concorso Misteri d’Italia promosso da Nati per scrivere: il suo testo, “Il promontorio del faro”, mistery ambientato in Sardegna, si è guadagnato il primo posto.
«Non me l’aspettavo» racconta, entusiasta.
Ma facciamo un passo indietro. L’ispirazione per questo testo parte da un’amica, la Sordini – co-autrice del suo libro d’esordio.
Scrivere un romanzo a quattro mani, giallo: questa l’idea. Ma la trentanovenne ha una scintilla. Chi scrive lo sa: quando arriva il fuoco dell’ispirazione non c’è modo di mettergli un freno, di stopparlo. Ecco, non si può dire alla voglia di mettere una storia nero su bianco di attendere un poco, di dare del tempo. L’ispirazione arriva e ti travolge e ti sprona e ti dà la forza di buttare tutto quello che si ha dentro la testa sui fogli bianchi.
Non ci vuole molto prima che la scrittrice/runner arrivi al The End.
Del resto, come racconta – rendendo partecipi della sua gioia altri scrittori emergenti – in un gruppo social, da giorni rimuginava su un articolo di giornale locale, che parlava della storia del Teatro San Francesco di Tortolì, paese dove abita.
“Storia particolarissima, questa, perché anticamente l'edificio aveva ospitato i monaci benedettini, cacciati in malo modo (così dice la leggenda tramandata oralmente) per aver rapito e ucciso delle ragazze, e averle sepolte tra le mura del monastero. L'edificio era poi caduto in rovina, finché solo recentemente, in seguito a un restauro, era stato riconvertito in teatro. Nonostante non sia stato rinvenuto alcuno scheletro, c'è chi giura ancora che i fantasmi delle donne ammazzate ne infestino le stanze. Potete immaginare come la mia fervida immaginazione si fosse messa già al lavoro, quando la mia amica mi ha fatto la proposta, mi è bastata giusto una scintilla per cominciare.”
«Nel giro di due settimane, avevo un libro completo» racconta, con sentimento. «Lo stimolo me l’ha dato Mara, ma questa era una storia che dovevo raccontare io, la sentivo fuoriuscire dal cuore.»
Poi, lo accantona per un po’: del resto, sempre in fermento, si sta buttando nella stesura di un nuovo testo. L’iscrizione al concorso un anno dopo, e l’annuncio della vittoria è freschissimo, di ieri.
E il messaggio che manda, attraverso l’annuncio di questo importante sogno che si avvera, è ancor più speciale: sperare, sperare sempre, sperare con ardore; e non chiudere mai i sogni nei cassetti, lì marciscono. Inseguitele, le cose che vi fanno stare bene. E se qualche volta cadrete e vi sbuccerete le ginocchia, sarà solo un insegnamento per il futuro, uno sprone. Volate, fate vostro il mondo.
Del resto, come sostiene la runner/scrittrice: “A volte i sogni si avverano”.
Federica Cabras