Poeta celeberrimo di Tonara morì dimenticato nel paese barbaricino, tra stenti e malattie e consumato dalla tisi, "coment una cannela 'e chera". Così disse, e scrisse di non volere una tomba sul quale piangerlo, perché odiava l'ipocrisia. I tonaresi e il suo amico fraterno Nanni Sulis lo seppellirono inumandolo come si faceva allora in battero taulas de linna de castagna. Fu' sepolto in su campusantu Etzu, quello che allora sorgeva a lato della parrocchiale di San Gabriele... Proprio dietro l'edificio... A sa manera antiga.
Nel 1925 il cimitero comincio' a dare segni di cedimento nel suo lato a valle. E i tonaresi costruirono un nuovo cimitero un po' più avanti, in su ponte Mannu. Alla fine della fiera il vecchio cimitero fu disfatto del tutto. Abbattuto. E le ossa "oloias e fuliadas tottu paris aintro de s'ossariu comunu". Anche quelle del poeta Peppinu Mereu: l' unica accortezza dicono i vecchi, e che furono avvolti in un panno di lino o di canapa. Non si ha certezza di ciò. E come volle lui nel suo celeberrimo testamentu non c'è oggi una tomba funebre per ricordarlo.
La sua presenza aleggia su Tonara anche se in maniera distratta, oggi e alquanto blanda. I tonaresi furono e sono bravissimi a distruggere le loro cose preziose: lo fecero con la parrocchiale di Santa Nosta, smontandone il retablo e la stele, poiché la mania di grandezza del popolo volle una chiesa più ampia. Distrussero l' unico nuraghe esistente per dare i suoi conci di calcare in pasto alle fornaci di qualche oriundo continentale illuminato per produrre tegole e laterizi. Non si curarono delle loro antiche vestigia. Né tanto meno delle case Porru, esempio notevole di casa barbaricina, al centro del paese, la quale tristemente cade a pezzi Insieme alle cummessias.
Se avessero sepolto le domus de janas e la tomba dei giganti per valorizzare il dio torrone avrebbero compiuto il giro e chiuso il cerchio. Qualcosa nel vivere di questa comunità forse e' rimasto. Non so cosa sia, visto che anche la sua lingua e' dimenticata dai più o strumentalizzata per farne soldi e cose effimere. Senza essere capita e parlata. Forse l'attaccamento a quelle montagne scoscese e ad quella valle, che non riconosce più l'autenticità del suo popolo. Nemmeno il suo prezioso vestiario e' conservato con dignità. Perché la superficiale modernità cancella anche il gusto per il portamento e per il rispetto di quelle splendide gonne d'orbace rosso porpora. Questi forse sono meccanismi di ogni posto del mondo che cambia. Noi conosciamo i nostri.
Massimiliano Rosa