Un'antica leggenda cinese parla del filo rosso del destino, dice che gli dei hanno attaccato un filo rosso alla caviglia di ciascuno di noi, collegando tutte le persone le cui vite sono destinate a toccarsi. Il filo può allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si rompe mai. È il caso di dire che il filo rosso ha unito le vite di Diagne e Tziu Antoni. Diagne l'afro-barbaricino - si definisce così - conosce bene il sardo, le poesie in limba e la storia della Sardegna. È doveroso, però, fare un passo indietro per capire meglio i tasselli di questa storia. Quando è arrivato dal Senegal a Nuoro, la prima persona che Diagne ha incontrato fuori dalla stazione è stata Antonio Cuccu. Da quel momento la sua vita prende una svolta totalmente inaspettata.
Tziu Antoni Cuccu era un editore indipendente che con la sua Bianchina girava per i paesi più sperduti dell’isola alla ricerca di gare poetiche sarde. Per poi trascrivere, tradurre e stampare i versi ascoltati. Grazie all'editore, Diagne in sei mesi ha imparato l'italiano e appena poteva andava da lui per immergersi nella cultura sarda. Nel 1996 l'afro-barbaricino realizza il suo sogno, e anche lui con la sua automobile inizia a vendere libri per i mercatini. E nel 2003, quando Tziu Antoni muore, sceglie di prendere in eredità tutti i volumi rimasti e continua nella raccolta di poesie locali.
Qualche mese fa, Diagne aveva bisogno di risorse economiche per la ristampa di due testi: “Sa canzone de Flora” di Bortolomeo Serra e “La tigre d’Ogliastra” di Antonio Cuccu. Il fato, ancora una volta, gli fa incontrare un gruppo di dirigenti del volontariato che hanno partecipato ad un progetto di formazione dei quadri del Terzo Settore. Dopo aver individuato Diagne come figura simbolica e aver girato su di lui un cortometraggio (dal titolo “Io sono un afro-barbaricino”) hanno pensato di sdebitarsi aiutandolo a recuperare le risorse per la stampa dei due libretti con una raccolta fondi per sostenere la cultura sarda.
Maria Giovanna Dessì – responsabile del laboratorio di comunicazione sociale – ci ha svelato alcuni dettagli di questa storia.
1. “L’afro – barbaricino”: sembra quasi una fiaba con due protagonisti. Iniziamo dal primo, un piccolo “imprenditore – editore” Tziu Antoni Cuccu. Chi era?
Poeta, editore, ambulante e tanto altro ancora. Strenuo sostenitore della lingua e della cultura sarda ha passato la sua esistenza a promuovere la sua terra come nessun altro ha mai fatto.
2. Il secondo protagonista è Diagne. Ci racconti la sua storia e come si è intrecciata con quella di Antonio Cuccu?
Diagne è un uomo di 50 anni, arrivato in Sardegna 20 anni fa. Sardo a tutti gli effetti è stato accolto, contro ogni pregiudizio, grazie proprio all'intermediazione di ziu Antoni che, come ama raccontare lui, l'ha letteralmente preso per mano e accolto nella sua città. Una laurea in economia e commercio alle spalle, tre lingue straniere e una grande padronanza della storia e letteratura della Sardegna, ha deciso dopo diversi incarichi come mediatore culturale, di ereditare il mestiere di ziu Antoni e girare la Sardegna in lungo e in largo per proporre al pubblico i libri di poesia sarda.
3. Come e quando nasce l’idea di sostenere Diagne all’interno del progetto FQTS?
L'idea di sostenere Diagne nasce all'interno del progetto fqts, laboratorio di comunicazione sociale che ho avuto il piacere di facilitare per tre annualità. Nell'edizione 2014 del progetto, otto dirigenti del terzo settore hanno partecipato a questo laboratorio e hanno scelto di raccontare la storia di Diagne perchè ben rappresentava e raccontava il concetto di "dignità" tema oggetto del percorso formativo.
4. Grazie al crowdfunding siete riusciti a raccogliere duemila euro per la ristampa di due testi di Antonio Cuccu. Mille copie di ciascuno. È stato un risultato al di sopra di ogni aspettativa? Quali sono stati i pro ed i contro di questa raccolta fondi?
L'obiettivo del laboratorio era realizzare un documentario sociale. Dopo aver conosciuto Diagne però abbiamo pensato che la sua storia meritava un riconoscimento pubblico. Abbiamo deciso dunque di organizzare una raccolta fondi on-line per aiutarlo concretamente nel lavoro di tutti i giorni. Per ora abbiamo raccolto circa 1500 euro con i quali Diagne ha già ristampato gran parte dei libri preventivati. Non tutti coloro che hanno prenotato le quote però hanno poi versato i soldi. Il risultato è comunque ottimo se consideriamo che anche in questi giorni continuano ad arrivare le donazioni.
5. La storia di Diagne è ora diventata anche un cortometraggio “Io sono un afro-barbaricino” (8min) realizzato dal Laboratorio di comunicazione sociale (lo stesso che ha promosso l’iniziativa di crowdfunding). Ci racconti il dietro le quinte?
Tanta emozione e incredulità. Quando abbiamo scelto di raccontare la storia di DIagne sapevamo che stavamo andando incontro ad una storia speciale, ma sentire direttamente da lui alcuni aneddoti del suo lavoro è stato veramente emozionante. Sentirlo commentare la Carta Delogu, la costituzione italiana e i problemi della Sardegna con tanto fervore, sentirlo parlare il dialetto barbaricino e lamentarsi per l'attitudine sbagliata dei nostri giovani di non parlare la lingua sarda è stato veramente forte.
6. Chiudiamo con la classica domanda. Progetti per il futuro?
La storia di Diagne non si ferma qui. Lui ora sa di avere tante altre famiglie in Sardegna, o meglio tanti nipoti come ci chiama lui. Ora si trova in Senegal dalla sua famiglia, ma da maggio sarà nuovamente in Sardegna e la storia rincomincerà.
Irene Bosu