Grande successo per l’inaugurazione della mostra “Ferro, Anima, Arte” di Roberto Ziranu che si è tenuta sabato 27 giugno presso la sede ACSIT (Associazione Culturale Sardi In Toscana) col Patrocinio del Comune di Firenze.
Ferro, come la materia prima usata. Anima, quella di quattro generazioni di maestri fabbri. Arte, che Roberto Ziranu, fabbro-scultore di Orani (NU), promuove in giro per il mondo.
Difficile pensare che dal ferro, materia antichissima, semplice, fredda, possano nascere opere di decorazione, manufatti che catturano gli sguardi con le loro forme e i loro colori. Qui risiede l’arte di Ziranu, che è riuscito a forgiare antiche tradizioni con nuove forme e ha saputo unire con intelligenza e passione nuove tecniche alla antica lavorazione del ferro.
È così che da vecchie zappe nascono figure femminili stilizzate, corpetti e il “cambale”, omaggio ai contadini, ai minatori e ai pastori sardi. E poi quei giochi di luce, colori e riflessi de “Le vele”, issate su legni di ginepro dei boschi della Barbagia, uno dei quali ancora presenta i segni del fuoco, triste testimonianza di una piaga che puntualmente affligge la nostra isola. Ma la vela, oltre a essere un omaggio al nostro splendido mare, è speranza, libertà, l’incontro dell’individuo con la propria anima. Ancora giochi di luce nei “Piatti d’arte”, fini elementi di design dalle suggestive tonalità dell’oro e del blu, e nei “Quadri”, esempi di “pittura senza pennello”, dove i colori sono unicamente frutto delle fiamme sul ferro. Ne sono alcuni esempi “La coppia”, una donna col corpetto e il fazzoletto sulla testa e l’uomo al suo fianco, rotondo e imponente, ei bellissimi paesaggi de “La cupola”, di “Doha”, dei “Grattacieli” illuminati da una forte luce dorata. Tra incudine e martello, gli antichi strumenti di bottega, Roberto Ziranu ha inserito il fuoco, un pennello speciale per toni e sfumature che si lasciano ricordare.
Lo abbiamo contattato per porgli alcune domande sul suo lavoro.
Da fabbro ad artista, il passo sembra breve. Qual è il concetto alla base delle sue opere? Il concetto base è la ricerca di nuove forme e colori del ferro, creare quindi qualcosa di nuovo che mi dia emozione, per un mio bisogno personale; scoprire diverse caratteristiche e sfaccettature di questa materia così povera e fredda.
Com'è nata l'idea di utilizzare vecchie zappe per la collezione "Origini"? Nasce dall’idea di reinterpretare queste forme arcaiche, che i miei avi costruivano per i contadini, e rielaborarle in chiave moderna, creando sculture che richiamino la nostra tradizione, cultura e il nostro folclore. Unire il passato al presente.
La collezione "Riflessi di luce" sembra dare vita a veri e propri esempi di design d'arredamento. Qual è la tecnica impiegata e a quali risultati porta? La collezione “Riflessi di luce”nasce attraverso l’utilizzo di una tecnica che ho chiamato “Fiamma su lastra”, è il risultato di una continua ricerca e sperimentazione che mi ha permesso di conoscere ancora più a fondo questa materia, creando una varietà di colori con il solo uso della fiamma,senza l’ausilio di nessun ossido.
C'è una creazione alla quale è più legato e perché? Penso proprio di no, perché ogni opera è frutto di un momento d’ispirazione diversa. Creare sculture è il mio modo di esprimere, comunicare la mia gioia e pensare di trasmetterla anche agli altri.
"Ferro, Anima, Arte" sta raccogliendo un grande successo in Italia e all'estero. Ci sono altri progetti in cantiere? Sono felice del successo ottenuto a Padova, dove la mostra è rimasta per trenta giorni; oggi vederla a Firenze, città d’arte per eccellenza, mi riempie di gioia. Tutto ciò mi motiva a lavorare per spostare la mostra a Roma e in altre città, e nella mia isola.
La sua è una tradizione lunga quattro generazioni. Come vede il futuro? Possiamo aspettarci un altro Ziranu che raccoglierà la sua eredità? Io porto avanti la tradizione della mia famiglia, creando formule nuove per affrontare il futuro, che vedo con ottimismo, perché c’è ancora tanto da fare…Non so se un altro Ziranu raccoglierà la mia eredità, mi rende felice pensare che comunque resteranno le mie opere nel tempo.
Monica Mattana