Hampsicora è il personaggio chiave sardo della rivolta sardo-punica del 215 a.C. contro i Romani, incentrata sulla città di Cornus, all' indomani della vittoria cartaginese di Annibale nella battaglia di Canne del 2 agosto 216. Hampsicora, presumibilmernte di origine sarda forse di lontana discendenza numida, che per autorità e per ricchezza, era il maggiore dei principes sardo-punici, aveva ispirato l' invio a Cartagine di una ambasciatadi principes delle civitates sarde ribelli ai Romani per ottenere un aiuto militare e porre termine al dominio romano sulla Sardegna, inaugurato nel 238-37 a.C.
Le comunità in rivolta, concentrate soprattutto nell' ambito rurale della Sardegna centro occidentale, disponevano come propria roccaforte dell'urbs di Cornus, fondata dai Cartaginesi intorno all' ultimo venticinquennio del VI secolo a.C. ma sviluppatasi verso il IV- III sec. a.C., in rapporto alla diffusa integrazione tra elemento punico (e libico) e i popoli indigeni.
Per contrastare la rivolta Roma inviò in Sardegna nel 215 a.C. un esercito guidato da Tito Manlio Torquato. Questi si portò a Caralis (Cagliari), e da qui mosse alla volta del territorio dei nemico, mentre Hampsicora si portò all' interno per cercare alleati presso i Sardi Pelliti, localizzati nel Marghine, sede degli Ilienses, cui era legato per schiatta lo stesso Hampsicora, se dobbiamo dar credito a Silio Italico.
Lo scontro tra i Romani e i Sardi, guidati da Hostus, figlio di Hampsicora avvenne nel territorio di Cornus, a sud della città e si risolse in una vittoria romana.
Il conflitto fu riacceso dallo sbarco dell' esercito cartaginese, comandato da Asdrubale il Calvo, in un porto dell' Oristanese. Asdrubale si unì ad Hampsicora e Hostus, che disponevano degli effettivi sardi scampati alla prima battaglia e delle truppe degli indigeni raccolte da Hampsicora.
Avviatosi lungo la piana del Campidano l' esercito di Asdrubale e Ampsicora, una volta lasciato alle spalle il territorio dei rivoltosi si diede a devastare l' agro dei popoli alleati dei Romani, il Campidano centro-meridionale, con l'obbiettivo di raggiungere Caralis.
L'azione bellica sarebbe stata coronata da successo se Tito Manlio Torquato non si fosse mosso tempestivamente contro l'esercito nemico per porre termine alle devastazioni.
La nuova battaglia ebbe effetti disastrosi per i sardo-punici: si contarono sul campo di battaglia dodicimila morti tra Sardi e soldati dell'esercito cartaginese, fra cui il figlio di Ampsicora, Hostus che Silio Italico immagina ucciso nel duello col poerta Ennio; ben tremilasettecento furono i prigionieri.
Ampsicora, fuggito alla morte in battaglia con un modesto stuolo di cavalieri, si uccise nel cuore della notte dopo aver appreso che anche il figlio era tra i caduti.
Gli altri superstiti della grande battaglia guadagnarono la rocca di Cornus, inseguiti da Tito Manlio Torquato, che, dopo aver cinto d'assedio la città, l'espugnò.
A cura di Attilio Mastino
Bibl.: A. Mastino, Cornus nella storia degli Studi, Cagliari 1979; Aa.Vv., Ampsicora e il territorio di Cornus, Taranto 1988; R. Zucca, Contributo alla topografia di Cornus, Aa.Vv., Dal Mondo Antico all' età contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia, Roma 2001, pp. 53-72; A. Mastino, I Sardi Pelliti del Mointiferru o del Margine e le origini di Hampsicora, in Santu Lussurgiu. Dalle origini alla “Grande Guerra”, Amministrazione comunale di Santu Lussurgiu, a cura di G.P. Mele, I, Ambiente e storia, Grafiche editoriali Solinas, Nuoro 2005 , pp. 141-166.