Il carnevale di Ovodda si distingue da tanti altri carnevali barbaricini perché si svolge in giorno proibito, il Mercoledì delle ceneri, in un clima di allegra sarabanda e follia intorno alla vittima Don Conte: il personaggio centrale del carnevale. Si tratta di un grande fantoccio, brutto e osceno, fatto con uno scheletro di ferro e imbottito di stracci. In genere ha sembianze maschili, con gli attributi sessuali piuttosto accentuati. Può anche caratteristiche ermafrodite, ma mai un aspetto solo femminile. Sos Intintos sono le persone che partecipano alla festa con il volto annerito dalla fuliggine, e accompagnano Don Conte.
La rappresentazione La festa, che si tiene su Me’uris de lessia (Mercoledì delle Ceneri), dura solo mezza giornata e non è organizzata: tutti sono attori e spettatori. Le vie del paese si animano con un festoso corteo; chi vuole prendervi parte deve imbrattarsi il viso con la fuliggine e diventare uno dei sos Intintos. Le maschere, in groppa ad asini o tenendo al guinzaglio animali di ogni specie, gironzolano creando confusione con urla, campanacci, strumenti musicali rudimentali. Ballano e cantano dileggiando Don Conte, accompagnandolo verso la sua tragica fine. Il fantoccio, su un carretto trainato da un asino, vaga per il paese senza un percorso prestabilito. La festa giunge al culmine quando, al calar del sole, Don Conte è bruciato. A volte subisce un processo, ma è inevitabilmente condannato come il capro espiatorio dei mali della comunità. Il fantoccio in fiamme è condotto al ponte più alto del paese e gettato giù, fra urla di disperazione e canti osceni.
Il significato È una festa di difficile lettura perché ha perso il senso del rito ancestrale; che forse aveva lo scopo di propiziare la fertilità della natura e prevedeva il sacrificio di una vittima. Fino agli anni ’70 del secolo scorso le donne erano escluse dai bagordi. E l’austera maschera tradizionale, con il viso nero dalla fuliggine del sughero, è oggi spesso sostituita da travestimenti stravaganti. Ma svolgendosi in giorno proibito dalla chiesa, è tuttora un carnevale dissacratorio nei confronti del potere politico e religioso. La fine di Don Conte, che rappresenta il potere costituito è, ancora oggi, un rito catartico che trasforma e rinnova la comunità locale.
Franco Stefano Ruiu - Maschere e Carnevale in Sardegna